Mi è capitato diverse volte di svuotare le tasche al ritorno da una serata e di ritrovare, magari in quella interna del cappotto, il “flyer”, quell’A5 su cui è stata rimpicciolita la locandina e sul quale trovo tutte le indicazioni per ricordare dove sono stato. Lo riprendo in mano, elimino le pieghe di circostanza e cerco di capire se vale la pena tenerlo. Allo stesso tempo però mi convinco del fatto che in tanti non facciano troppo caso a quello che c’è sopra; memori magari delle locandine strappate o dei tanti flyer osservati giacere per terra, viene più facile buttarli o lasciarli all’oblio della famosa tasca interna. Ma è tanto più facile cadere in errore.
La progettazione di un’intera stagione passa su diversi piani ma sicuramente non può prescindere dagli sforzi condotti per rendere iconico e riconoscibile il messaggio che un’organizzazione vuole inviare. Stampato su carta o su pixel, quell’insieme di immagini e font si definisce come primo contatto tra la crew e la nostra curiosità e per catturarla, è necessario che il lavoro sia ben pensato. Da alcuni anni nelle terre napoletane, il party Nice To Be ha intrapreso un forte percorso di personalizzazione grafica della propria identità anche grazie al rapporto con Vincenzo Paccone, costruendo anno per anno, fase dopo fase, un concept sempre diverso ed allineato con l’immaginario degli artisti ospitati. Partendo dalle laconiche fotografie che accompagnano i press kit degli artisti, il lavoro compiuto in questi anni ha visto dapprima una spinta sull’utilizzo dell’immagine dell’artista riproposta in chiave ironica come nel caso della campagna “Disco Sabotage”.
Poi, per la realizzazione della campagna “Acid Vision”, il focus si è spostato sui fondali, le font utilizzate e i giochi di texture.
In seguito con la campagna “Cosmo Saint”, come si può intuire, l’artista viene riproposto al centro della locandina in chiave quasi iconico-religiosa con un sole in semi trasparenza a rendere ancora più eterea l’immagine.
Nella fase “Futurism”, l’immagine dell’artista è sempre al centro ma funge da supporto ai contorni che sono rimando e omaggio a Depero e i suoi “Balli Plastici”.
Nella fase “Surrealism”, i fondali sono completamente oscurati e uniformi mentre le immagini degli artisti vengono modificate al fine di renderle intuibili in pochi tratti.
Ultima in ordine di tempo, la fase “Sketch” in cui c’è una fortissima personalizzazione dell’immagine degli artisti che vengono ridisegnate in chiave fumettistica rendendo il risultato finale godibile e divertente.
Un percorso di crescita assoluto in diverse direzioni: la qualità dell’impianto, la scelta mirata di artisti capaci di richiamare frontalieri sul confine techno-house e una personalizzazione decisa dell’identità grafica che da anni sostiene le bella gesta del Nice To Be. Non ci resta che aspettare la nuova fase.