Ho sempre avuto un’attrazione particolare per i volantini degli eventi, quelli che oggi tutti chiamiamo flyer. Succede da quando sono piccolo, prima ancora di sapere che la comunicazione in qualche modo avrebbe fatto parte della mia quotidianità.
Probabilmente in tutto questo ha contribuito mia madre: credo di essere stato uno dei pochi bambini che invece di firmare i bigliettini d’auguri lasciava nei regali dei compagni di classe un bigliettino da visita (come quello degli adulti ma più colorato e cazzone), roba talmente assurda che potrebbe rientrare nel dialogo della famosa scena di American Psycho di Mary Harron.
Sarà per questo che negli anni dell’adolescenza non si è mai lamentata se le pareti della mia stanza sembravano le pareti di un vicolo di Londra, piuttosto che dai cassetti uscisse fuori ogni tipo di volantino di qualche festival/discoteca. Quella carta promozionale che ancora oggi resiste all’era digitale e che per me era quasi una questione da collezionisti.
Con gli anni ho imparato a mettere da parte l’attenzione per l’aspetto puramente estetico: non esisteva solo la fustella, il materiale, i colori. Iniziavo a cercare il legame, mettevo in fila i tasselli, ricostruivo il pensiero che c’era all’origine di quegli oggetti. Cercavo chi fossero gli illustratori, lo studio che li realizzava, davo un senso più profondo al lavoro di quelle persone, smettevo di guardare quei pezzi di carta in modo superficiale.
E quindi scusate per questa lunga premessa ma vogliamo farvi entrare con lo spirito giusto negli “archivi” della comunicazione di quello che ad oggi è probabilmente il festival italiano più maturo. Lo si capisce dai consensi che piovono da tutte le parti (dentro e fuori i confini), dall’esperienza che ha raccolto in tutti questi anni, ma soprattutto lo si intuisce scorrendo le sue 15 “istantanee”. Quei pezzi di carta per cui impazzivo e di cui oggi sono ancora curioso. Ripercorriamo la storia di Club To Club attraverso la comunicazione che negli anni ha proposto insieme a Bellissimo.
Si parte dalle basi, introdurre l’evento: 2001, un vinile, la musica nella sua forma più simbolica per quella che è l’identità del festival. Ok, un festival musicale, poi? 2002, esplodere il legame con la città, Torino, che da sempre è il valore aggiunto del festival. Non semplice territorio, ma legame profondo che integra il pubblico nelle sue dinamiche e gli permette di assimilare meglio determinati mood, permettendo ad ogni suono di avere la sua giusta cassa di risonanza.
2001
2002
2003
Il 2004 è l’anno di un altro simbolo, non più di cemento e acciaio, ma di carne. L’uomo è l’altra grande icona che infatti viene introdotta e che sarà protagonista per i successivi cinque anni. Prima una donna, a cavallo tra un video dei Subsonica e i personaggi dei film di Marco Ponti. Quasi ad interpretare quello spirito che dovrebbe rappresentare i fan del festival. Poi l’immaginario, sotto forma di parole e poi ancora qualche ricordo sbiadito delle Olimpiadi con l’eleganza di una donna che indossa il casco da scherma.
2004
2005
2006
2007
2008
Il 2009 è l’anno dell’indipendenza: banconote e francobolli diventano simbolo di una nazione votata alla club culture e ovviamente i volti di rappresentanza sono quelli degli artisti che regnano sovrani sul dancefloor. Il 2010 segna il traguardo dei primi dieci anni: la scaramanzia e il buon augurio non sono solo un ideale ma diventano vere e proprie icone. 2011, l’imposizione e la conferma passano attraverso le proprie radici, che per un festival in crescita non significano più solo il contatto con la propria città ma anche il passaggio di testimone con Dissonanze e quindi un nuovo orgoglio per la propria nazione: una new wave italiana.
2009
2010
2011
Gli ultimi anni sono quelli del cambiamento più significativo, alla ricerca di un immaginario più astratto, che segue l’identità di un festival che si è legato a doppio filo all’arte della musica e a tutte le sue sfumature. Meno gimmick e più filosofia: forme geometriche come sintesi di significati più profondi. I gemelli, il cavallo bianco dell’ultima edizione fino ad arrivare al 2015. Un saluto speciale per questi 15 anni, un messaggio che ci riporta a quelli che erano tempi lontani di un’Italia diversa, solare e forse ingenua. Un ricordo bello, da mettere ancora una volta in un cassetto.
2012
2013
2014
ps. non stavo scherzando.