Settimana prossima inizieremo un viaggio assieme a Molinari (…yes, quelli della sambuca!). Un viaggio lungo, che ci porterà durante l’anno in vari festival italiani arrivando a produrre un buon numero di contenuti speciali: di sicuro delle lecture, senz’altro dei focus su artisti vari e gente del settore in ruoli cruciali, il tutto con l’idea appunto di non limitarsi a piazzare lì un marchio più una notizia generica da far circolare sui web e “…speriamo che la gente faccia molti like”, ma di andare invece più in profondità. Come da nostra tradizione.
La prima tappa di questo viaggio per certi versi potrebbe sorprendere. Invece, è fortemente voluta. Al momento di disegnare il progetto di questa operazione speciale, fin da subito ci siamo detti “Vogliamo Nameless a bordo, vogliamo fare qualcosa con loro”. Senza nascondersi dietro a un dito: su questa pagine siamo sempre stati molto critici verso le derive EDM, lo sapete. Ma il punto è: quali sono queste derive che ci stanno francamente sulle scatole? Eccolo, l’elenco – ve lo diamo volentieri: la spettacolarizzazione che sostituisce i contenuti; il richiamo ad una fruizione poco approfondita, distratta, preoccupata più dei fuochi d’artificio e delle luci e dei drop a caso piuttosto che di sapere chi sta suonando e perché lo sta facendo in un certo modo. Ancora: abbiamo sempre guardato con sospetto – per non dire qualcosa di peggio – chi si è buttato sull’EDM perché improvvisamente è diventato un moltiplicatore di fama e di soldi; e abbiamo sempre considerato molto male chi ha giudicato (e giudica!) la musica solo guardando ai numeri. Cosa che in certi contesti legati all’EDM accade spesso: come nel peggior rap americano, il valore di un artista viene misurato in termini di biglietti venduti o di view su YouTube.
In Nameless cosa abbiamo trovato, invece? Per dire, in questa bellissima intervista fatta l’anno scorso da Jacopo Rossi a due terzi del “consiglio supremo” di Nameless Festival, capite benissimo che le cose stanno e sono sempre state in tutt’altro modo. Non è un caso, se abbiamo sempre guardato con grande simpatia al festival nato a Lecco e che da un paio di edizioni ha trovato una casa stabile a Barzio, poco più lontano. Nameless non è un’impresa nata per calcolo speculativo, “L’EDM ora funziona, facciamo EDM”; Nameless non è nato da mestieranti che usano la musica un tanto al chilo e sono vent’anni nel giro, tentando alzare qualche soldo inseguendo l’ultima moda qualunque essa sia; in Nameless, invece, abbiamo sempre trovato un team giovanissimo (quasi tutti fra i 25 e 30 anni) pieno di passione e, al tempo stesso, di grande correttezza professionale e rispetto a trecentosessanta gradi nei confronti di musica ed artisti. Abbiamo trovato nel “core” del festival un gruppo di persone senza il minimo snobismo, senza la minima altezzosità, senza la minima pretesa di essere più intelligenti, più bravi, più furbi, più belli degli altri.
Peccato che bravi lo sono veramente. Hanno tenuto botta dopo una prima edizione andata maluccio, hanno aggiustato il tiro su alcune cose e, questo è l’aspetto più importante che da subito ci ha affascinato, hanno lavorato tantissimo fin dall’inizio per creare una “esperienza Nameless” fatta di calore umano, rapporto diretto col pubblico, identità, sapore di fatto-in-casa (che non sfocia nel dilettantismo quanto invece nell’artigianato fatto a regola d’arte, senza fare mai il passo più lungo della gamba). Che poi, è riduttivo considerare Nameless “solo un festival EDM”. Non lo è. Basti vedere il palco drum’n’bass di qualche anno fa, o la fitta presenza hip hop / trap di quest’anno. Per noi è prima di tutto un festival che in tempi non sospetti ha provato a fare qualcosa che in Italia non faceva nessuno, o faceva creando dei buchi nell’acqua terrificanti ed imbarazzanti (perché, appunto, “annusava” l’aria sentendo che stava arrivando il momento di un certo tipo di elettronica e quindi voleva lucrarci in fretta sopra: è andata malissimo). Parlando con loro, abbiamo sempre incontrato vero amore per quello che stavano facendo e un modo di approcciarsi a nomi, musiche, generi che non era né troppo astratto ed idealistico (è una forma di presunzione e snobismo pure quella) né cinico e calcolatore.
Insomma, dovendo fare un “viaggio nei festival di elettronica in Italia” assieme a Molinari, siamo contentissimi di poter partire con Nameless. Cureremo le interviste per NMFTV, il “canale televisivo” in broadcast diretto su YouTube che accompagnerà tutto il festival. Osserveremo da vicino, anzi, dall’interno questa edizione 2017. Lo faremo con occhio attento, anche con occhio critico se necessario; ma siamo sicuri che tutto quello che finora ci è piaciuto come attitudine lo ritroveremo anche quest’anno. A partire dall’extra-data che il festival si è regalato come preview, l’1 giugno, ventiquattro ore prima rispetto all’inizio ufficiale: protagonisti i Chemical Brothers. Due che il grande pubblico l’hanno conquistato eccome, anche prima che lo facessero i vari Guetta, Hardwell, Garrix, eccetera; ma due che non hanno mai guardato alla musica come a un salvadanaio da cui attingere, ma hanno sempre voluto fare arte e regalare emozioni. Perché alla fine, questo è il punto. Arte ed emozioni. Dobbiamo ricordarcelo sempre.