Il primo esempio che ci viene in mente è Dancity, o anche Jazz:Re:Found (se leggete questa intervista capirete bene perché): un manipolo di persone con la mentalità aperta, gusti affilati e voglia di fare può fare delle piccole rivoluzioni, e può ottenere l’inimmaginabile. A dimostrazione di come la cultura possa essere un motore sociale (e, diciamolo, anche un volano economico, una creatrice di posti di lavoro e competenze) assolutamente di prim’ordine. Cosa che troppo spesso si dimentica in una nazione che ancora foraggia a piene mani contesti culturali già “establishment” di loro, ignorando troppo spesso senza vergogna tutto ciò che è contemporaneità ed innovazione “dal basso”.
Perché la via da seguire è questa. Difficilmente gareggeremo con l’Olanda o l’Inghilterra nell’organizzare mega-festival (già è un miracolo ed un anomalia che ci siano un Kappa FuturFestival o un Nameless, che speriamo di rivedere al più presto quando le condizioni pandemica permetteranno il riprendere in Italia di eventi da decine di migliaia di persone), quello che l’Italia può fare – e può fare benissimo, da DNA nazionale – è arrangiarsi, creare l’inaspettato, mescolare tradizione ed innovazione, dare un respiro “umano” e fatto-in-casa alla modernità. E farlo in posti pazzeschi. Posti che solo noi abbiamo nel mondo, spesso e volentieri.
Perché sì, in Olanda o altrove in Europa possono darsi da fare, ma difficilmente gli riesce di organizzare un festival in un Parco Archelogico (sulle spoglie della antica Paestum), o dalle parti di un monastero. Che invece è esattamente quello che riesce a fare Bloc Fest il prossimo weekend, il 27, 28 e 29 agosto. E in location di questo tipo non porta la “solita” musica che piace agli assessori alla cultura più agé, ma chiama a sé Tommaso Cappellato alla guida del Collettivo Immaginario, Joan Thiele, l’ottima Grand River (che si porta con sé Marco Ciceri, l'”italiano” del collettivo Pfadfinderei); e nella giornata finale, crea una sessione “a tema” – su suoni italiani vintage interfacciati con dancefloor e sfide della modernità digitale – che è un’altra bellissima idea (…ed è tra l’altro quello che stanno facendo spesso e volentieri Nu Genea nei loro set live+keys che tanto stanno entusiasmando chi li vede: il concept è similissimo). Qui il programma completo (…ah, e non tracurate i talk: affrontano argomenti importanti e non banali).
Contenuti belli, insomma, ma noi più di tutto vogliamo porre l’attenzione sul Manifesto costitutivo del festival: è davvero quello che ci piace, quello che vogliamo, quello che auspichiamo. L’Italia forse più di ogni altra nazione europea è quel posto dove, grazie a scintille creative e a persone che vogliono lavorare non solo per sé ma anche per la collettività, può nascere l’inaspettato, regalando vibrazioni e bellezze inedite. Mettere il Cilento sulla mappa dei festival dalla visione musicale felicemente contemporanea (e non solo di quella…) è una gran bella impresa. Complimenti a Bloc per provarci – a maggior ragione in un periodo non semplice come questo. Esattamente come dicevamo per Sparks Festival, anche questo evento ha bisogno di voi, se siete in zona: adottatelo, supportatelo, vogliategli bene, fatelo crescere.