Il bello dell’epoca in cui viviamo è che i progressi tecnologici hanno un impatto diretto e visibile sulla produzione artistica, effetti ancora più marcati se restiamo in tema musica elettronica. Un esempio ben noto è quello della nascita dell’house music nei primi anni ‘80: la disco era ormai stata dichiarata morta e diventava sempre più complicato per i vari dj trovare tracce che potessero infiammare i dancefloor di Chicago. L’approdo sul mercato di drum machine economiche come le Roland 808 e 909 permise ai vari Frankie Knuckles, Mr. Fingers e soci di replicare i groove disco senza spendere un patrimonio tra strumentazione e sessioni in studio, finendo per dettare i canoni di un nuovo genere musicale.
In maniera molto simile, la diffusione di software per la produzione musicale e di sintetizzatori virtuali ha abbattuto ancor di più i costi legati alla creazione di musica elettronica. Questa rivoluzione ha permesso a chiunque di trasformarsi in un producer “da cameretta”, inondare e saturare il mercato di tracce dalla qualità semi professionale, generando un frattale immenso di nuovi generi e sottogeneri. Di pari passo, la nascita di nuovi canali su cui distribuire la musica (Youtube, Spotify, Bandcamp) e riunire gli adepti di una sottocultura (Reddit, gruppi Facebook) hanno accelerato questo processo di frammentazione della scena creando una moltitudine di singolarità ultra specializzate nate ed evolutesi quasi esclusivamente sul web, che alcuni hanno iniziato a denominare “microgeneri”. Abbiamo già analizzato come questa rapida successione di eventi abbia dato vita alla Vaporwave e alle sue distorsioni, oggi è il momento di parlare dello stile che forse più di tutti si trova ai suoi antipodi: il Dungeon Synth.
Il Dungeon Synth è in realtà un genere che probabilmente per alcuni sarà più familiare di quanto si possa pensare, specialmente tra i lettori con l’animo più nerd: chiunque abbia giocato ad un vecchio RPG fantasy si sarà imbattuto in una colonna sonora Dungeon Synth, o perlomeno una proto versione del genere. Nato come costola del black metal, principalmente dalla sua versione più ambient, ha rapidamente sviluppato un’identità propria applicando l’estetica dark ad ambientazioni sonore principalmente fantasy e medievali. Il genere non ha dettami stilistici ben definiti, è più la capacità evocativa delle tracce a definirlo, magica, dark, epica, ispirata a volte al folklore celtico, altre alla mitologia teutonica e nordica, il tutto corredato da grandi tappeti di sintetizzatori a fare da padroni.
Il nome è stato coniato solo da qualche anno, ma le prime tracce pionieristiche di Dungeon Synth si possono già trovare negli intermezzi di album black metal, nei side project di artisti come Burzum e Mortiis e nelle discografie di alcuni artisti indipendenti come Jim Kirkwood. Più o meno tutti i fan del genere concordano nel riconoscere in “Depressive Silence II” come l’album pietra miliare del genere, ascolto obbligatorio per chiunque voglia affacciarsi in questo mondo. Se questo disco già non vi convince, meglio lasciar stare. Di recente il Dungeon Synth sta vivend una seconda giovinezza, detta “Second Wave”, di cui Erang, conosciuto per aver creato un intero universo come ambientazione per le sue tracce, è uno dei capostipiti.
Menzionare ogni singolo album meritevole d’attenzione sarebbe difficile ma soprattutto ridondante: i fan più accaniti hanno già tentato di fare ordine creando una lista (più o meno) definitiva di ascolti raccomandati e guidando all’approccio al Dungeon Synth con un “diagramma per principianti” del genere.
Tra i nostri ascolti di artisti Dungeon Synth moderni ci sentiamo di consigliare TIL DET BERGENS SKYGGENE per la qualità dei suoi arrangiamenti, Lord Lovidicus per il suo gusto squisitamente retrò, SKELETON WAR per i fan dei suoni 8-bit e Fief per chi cerca suoni più allegri e meno spettrali, che qualche purista potrebbe definire Forest Synth. In Italia la scena non è particolarmente attiva, ma non mancano le eccezioni, come l’album “Ars Moriendi“ di Arcana Liturgia (Old School Dungeon Synth, datato 1998) e “Ticinum Insubria“ di Medhelan, capace di spolverare l’anima celtica della Valle del Ticino.
La distribuzione degli album avviene in forma digitale, principalmente su Bandcamp, ma soprattutto analogica: le musicassette sono un feticcio per i fan del genere, a volte anche più dei dischi in vinile. Non vi resta che spolverare il mangiacassette, accendere qualche candela e avventurarvi giù per scale che portano al Dungeon. Attenzione, potreste non farne più ritorno!
L’immagine di copertina è l’opera “Ghouls Grotto” dell’artista Erang.