Poco meno di un anno fa, ci capitava una delle cose più interessanti dell’anno passato: no, non era così emozionante come l’ascolto di un disco di Kanye in un palasport sborsando 150 euri, non era nemmeno la irresistibile possibilità di vedere il Codacons azzuffarsi con Fedez e la Rai sanremese col buonsenso e con Ghali e infine no, non era nemmeno l’ennesimo post su Instagram di qualche dj dal social media cazzutissimi che ci annunciava quanto una figata fosse la sua vita da vip della console. Quello che abbiamo visto poco meno di un anno fa, parliamo di Europavox, genera ancora poca attenzione e pochi numeri, perché per qualche motivo l’orgoglio di essere Europa – un’area geografica aperta, libera, con sempre meno confini, con una attenzione ai diritti civili più consapevole e meno manichea di quella americana: tanto di cui andare orgogliosi – è qualcosa che non riusciamo a metterci in testa. Sarebbe da capire perché.
Sia chiaro: sappiamo che il 90% delle musiche che ascoltiamo (e stiamo bassi…) e che colonizzano i nostri amori è stato concepito e sviluppato nei paesi anglofoni, soprattutto lì dove è la matrice afroamericana è riuscita ad esprimersi al suo meglio. Chi lo nega. Ma appendersi mani e piedi all’aura di fascino e di efficacia dell’industria musicale più established, quella insomma angloamericana, e considerare invece tutto ciò che è Europa come qualcosa o irrilevante, o da campagnoli sfigati oppure, una volta all’anno, un divertente trionfo del kitsch un po’ da perculare un po’ da ballare (…sì Eurovision, ci rivolgiamo a te), è un grandissimo errore che continuiamo a fare. È un tirarci la zappa sui piedi, e un rinchiuderci nell’orticello del provincialismo. E non lo facciamo solo noi in Italia, sia chiaro.
Sfruttando anche il sostegno delle istituzioni europee, in primis grazie ai fondi di Creative Europe (ed è bello sapere che parte delle nostre tasse vadano in progetti culturali in qualche modo “vicini” a noi: una sensazione in Italia rarissima, no?), Europavox vuole creare un’alternativa, e coltivare l’orgoglio di fare parte di un circuito e soprattutto di una visione di ampio respiro. Di respiro continentale. Uscendo dagli orticelli locali, o dai pranzi pre-confezionati della musica a matrice angoamericana. Ne abbiamo parlato molto diffusamente qui. Forse un giorno davvero ci renderemo conto di quanto potrebbe essere interessante capire chi sono i musicisti che hanno cose da dire in nazioni di solito fuori dalla mappa dei nostri consumi, tipo Danimarca, Portogallo, Grecia; E anche nel caso di nazioni più “privilegiate” (Germania, con la sua Berlino che fa da moltiplicatore di coolness ma spesso mette in ombra il resto, o Inghilterra, o Francia), c’è tutto un “piacere della scoperta” che andrebbe valorizzato.
Ad ogni modo: Europavox, che durante l’anno oltre all’evento principale in Francia – vedi foto a fondo articolo – conquista varie città europee per un weekend (noi appunto meno di un anno fa andammo nel fine settimana a Bucarest, scoprendo una città molto interessante), l’8 e 9 marzo sbarca in Italia, precisamente a Bologna, all’Estragon, luogo che per molti motivi fin dall’inizio ha creduto molto nel progetto. Cosa vedrete? Beh, facciamo prima a riportare cosa c’è scritto nel comunicato stampa:
A salire sul palco l’8 marzo ci sarà POMME (FR), talentuosa cantautrice, compositrice e produttrice francese, che nel 2021 è stata premiata come Female Artist of the Year ai French Music Awards (Victoires de la Musique) e nel 2023 si è esibita per la prima volta in Italia, a Milano, in una data sold out. Ha già pubblicato tre album, acclamati dalla critica, “A peu près” (2017), “Les Failles” (2019) e “Consolation” (2022) e il più recente EP “Saisons” (dicembre 2023). Quest’ultimo è nato durante la preparazione di una serie inedita di concerti orchestrali durante il suo “Consolation tour”; ADA ODA (BE), con il loro rock up-tempo che evoca sia l’aplomb post-punk che i voli melodici di cui il varietà italiano è il segreto. Progetto nato nel 2020 da César Laloux (The Tellers, BRNS, Italian Boyfriend) e Victoria Barracato alla voce. César descrive la sua visione dell’amore e delle persone che lo circondano. I suoi testi sono stati prima tradotti in italiano e poi adattati da Victoria, figlia di un immigrato siciliano; CRISTINA DONÀ (IT), prima punto di riferimento, poi figura ispiratrice della scena musicale italiana, che ha aiutato a definire una nuova stagione del rock di matrice mediterranea reinventato il modello di interprete e autrice di questo genere; infine il folk seducente di AOIFE NESSA FRANCES (IE), fatto di melodie lussuose ingannevolmente serene e un approccio al lirismo sorprendente, messo in mostra fin dall’esordio e nel suo ultimo album “Protector” (2022).
Il 9 marzo invece si esibiranno LA PEGATINA (ES), dopo dieci anni di assenza di nuovo a Bologna una delle band musicali più internazionali della Spagna. Per l’occasione presenteranno il loro ultimo album “Hacia otra parte” e l’ultimo EP in catalano “La meva gent”. Dal 2008 i RUMBA DE BODAS (IT) fanno ballare il mondo. Il gruppo che ha fuso ska, funk, ritmi latini e afro in un sound in grado di far vibrare ogni palco; e ancora VENGA VENGA (PT), il progetto multidisciplinare degli artisti portoghesi Ricardo Don e Denny Azevedo, per la prima volta in Italia. Entrambi producer, cantanti, DJ e visual artists, hanno partecipato ai più importanti festival brasiliani e tour europei, passando per Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Svezia, Finlandia, Belgio, Croazia e Turchia. Una fusione di suoni tropicali, musica elettronica e arte queer si uniscono alla ricerca e al progetto musicale autoriale. A chiudere Europavox ALO WALA (DK), che con il suo inconfondibile ibrido di influenze provenienti da rap, elettronica e world music incarna perfettamente lo spirito del festival, proporrà un concerto ricco di sonorità del nuovo mondo e di un nuovo modo di pensare all’appartenenza reciproca in una società globale interconnessa.
Gli early bird a 10 euro sono già andati sold out, restano in vendita i biglietti da 15 euro a sera o l’abbonamento per le due giornate a 20 euro (prevendite su Mailticket). Se volete evitare di sentire solo le cose che conoscete già e se avete voglia di esplorare scene e territori musicali così vicini ma così lontani (…ciao, Wim!), sapete dove andare. Noi ve lo consigliamo assai. E poi, c’è sempre l’evento principale, in Francia, dove come potete vedere dalla foto l’interesse non manca…