Nel momento in cui scriviamo, sono già passate tre ore da quando – su questa pagina – Cosmo ha iniziato a trasmettere in diffusioni d’ambiente plurime quello che è il suo nuovo disco. Abbiamo il titolo, “La terza estate dell’amore”, e la data d’uscita, il 21 maggio.
Ma stiamo già avendo molto altro. La musica, appunto; ed è subito da dire che questo è un disco a prima impressione senza compromessi, privo davvero di scelte compiacenti, astute, alla moda. E’ molto anni ’90, sì: ma lo è nell’accezione più “combat” e da rave del termine, quella più scomoda, più antipatica. Per certi versi è un disco molto underworldiano, coi testi che sono più frammenti e flussi di coscienza più che canzoni vere e proprie (…e picchiano, picchiano duro nei messaggi, spesso). Non si pone poi il problema di ritornelli. Al massimo, scandisce invettive velenose.
Insomma: fa come cazzo gli pare. E quello che pare a Cosmo, lo potete recuperare ben bene in questa intervista che ora, col senno di poi, non era solo il racconto della vita artistica di Cosmo-fuori-da-Cosmo (nei progetti speciali insomma assieme alla crew Ivreatronic) ma anticipava veramente le nuove direttrici su cui Marco Jacopo Bianchi vuole muoversi. Direttrici sotto davvero molti punti di vista fuori dal “sistema”. Quanti – al suo posto, al suo livello, col suo hype – possono dire altrettanto, fatti alla mano? Quanti?
Questo è solo il primo passo, va bene. Tra l’altro assolutamente a sorpresa, non annunciato, non promosso, non pianificato in lungo e in largo, molto low fi, dimesso quasi (ma dimesso con sfregio, dimesso con piglio). Vediamo ora come procederanno le cose: potrebbero pure essere un po’ più canoniche, per carità. Anche lo fossero, però, il messaggio lanciato ci pare importante già così: col tipo di musica (ed è il fulcro di tutto), col tipo di crudità nei testi, col tipo di presentazione, col coraggio di offrirsi in maniera molto nuda&cruda e ben poco patinata, senza piazzarsi lì con la faccia e i vestiti suggeriti da stylist. Col coraggio di mostrarsi per strada, nel mondo, solo col puro suono. Riassaporando i momenti in cui la musica era escapismo pericoloso verso il rischio, verso l’ignoto, e non un tool per macinare numeri e certezze inseguendo il suono “giusto”, il suono furbo, il suono che va e ti fa esser vincente.
Bene così, ecco. Ci torneremo sopra; ma intanto, bene così. Intanto, finché la diretta va avanti, la trovate qui sotto…
UPDATE: Come prevedibile, la diretta della presentazione è stata tolta, non è più recuperabile su YouTube. Togliamo quindi l’embed a fondo articolo. In cambio però sono arrivati nuovi elementi importanti: il disco esce ufficialmente il 21 maggio e potete già fare il pre-order qui.
E’ uscito anche un “manifesto programmatico” legato al disco: ve lo riportiamo qui sotto, ed è un po’ la riprova che la nostra chiave di lettura è quella giusta.
La terza estate dell’amore è un’invocazione, più che una realtà. È una possibilità, ma anche una necessità.
Un qualcosa che deve accadere e che prima o poi succederà.
La prima Summer of Love era legata al movimento hippy di fine anni Sessanta.
La seconda al nascente movimento rave di fine anni Ottanta.
Oggi la necessità di socialità e amore collettivo si fa sempre più forte.
La pandemia e i provvedimenti per contrastarla hanno fatto a pezzi quelli che erano gli ultimi rimasugli di vita sociale, riducendola ai suoi minimi storici.
Ormai è chiaro: stiamo camminando sulle rovine di un sistema di valori che ha fallito e che deve essere spazzato via: quello dell’individualismo, della competizione, della crescita illimitata e del conflitto.
Ingiustizie, disuguaglianze, repressione e disastro ecologico sono i frutti di quel sistema.
La terza estate dell’amore è il manifesto di qualcosa che ancora non ha un nome.
Un corpo pulsante e desiderante che spruzza il suo sudore sull’etica del lavoro.
Un corpo erotico sbattuto in faccia al gelo di morte del capitalismo e della burocrazia, un ballo sulla carcassa di una società incapace di godere e di organizzarsi per essere felice. Una società che preferisce riempirsi di regole, leggi e divieti con lo scopo di individuare sempre un responsabile penale e parallelamente “mettersi in sicurezza”. Una società che mette il profitto davanti al coraggio e alla libertà e che ci vuole sempre più inoffensivi.
Andrà tutto bene, purché non arrechi disturbo alcuno.
La nuova dittatura passa attraverso questa ragionevolezza, e sta erodendo ogni piccolo spazio di autonomia.
La terza estate dell’amore è una pernacchia in faccia a chi nega l’essenzialità della festa e dello spirito di comunità. Non ce ne facciamo niente delle città cadavere, luoghi di morte dell’anima e del corpo. Le vogliamo cambiare. Vada a farsi fottere il pil, si fotta la Borsa.
Questo messaggio è dedicato a chiunque si sia visto rubare tutto il tempo migliore della propria vita, a chi crede nell’aggregazione e nello spirito di comunità, a chiunque voglia prendere questa grande macchina e sedersi accanto al pilota per farla rallentare, sostare, ripartire quando è il momento. Verso destinazioni ed esperienze altre.
Verso il futuro.