Usare il bianco e nero oggi è una sfida contro i tempi. È un atto di coraggio, fascino e sensibilità, significa rimettere in discussione il naturale corso degli eventi, rifiutare l’uso comune come regola e mandare un segnale forte di rottura. Chi vi scrive non ha alcun problema a nascondere un amore particolare per questo tipo di immagini: ti riconnettono con i tempi in cui, cinematograficamente parlando, tutto nacque per mano di registi eccezionali, ti riportano ai Griffith, ai Murnau, ai Lang e ti riportano alla gloria che il periodo noir rappresentò nel cinema, mentre nel frattempo ti costringono a focalizzarti su aspetti più genuini dell’immagine, che non siano gli effetti visivi ma le virtù nascoste. La bella novità è che quest’anno sono usciti alcuni gran bei videoclip in bianconero e a noi fa piacere dedicargli uno spazio apposito dentro #crumbs. Anche per ricordarci quanto potenti possono essere le immagini senza colori.
[title subtitle=”Terranova: la luce è tutto”][/title]
La luce è tutto. Tutto è luce. E giocare con la luce significa dosare il buio, disegnare contorni e proiettare intuizioni sopra superfici diverse. L’ultimo video dei Terranova ci esalta perché sa essere sensuale e ingegnoso allo stesso tempo, i corpi femminili a pelle nuda danno la necessaria umanità ma le proiezioni di natura meccanica ti ricordano la nostra ragnatela di legami e necessità con gli strumenti. Qualsiasi essi siano. E in tutto questo il singolo è un pezzo di house atavica di quelli che alla Kompakt stanno benissimo. Diretto dai Kill The Tills.
[title subtitle=”Route 8: solo la fantasia”][/title]
Dai cazzo, i cartoni d’antan. Quando avevi poco da spremerti in ruffianerie basate sui colori e se volevi tenere i bambini (ma anche gli adulti) attaccati allo schermo dovevi lavorare di fantasia. Inventarti storie incredibili, lanciarti in cambi di ritmo, aprire nuovi mondi immaginari. La progressione cosmica di “I Can’t” fa da collante a una storia di fedeltà, amicizia, lotta, amore e cambiamento, mentre le immagini vanno scorrendo una dimensione dopo l’altra. E una preghiera va spesa per i bambini di oggi che si beccano Winx e troiette varie come modello educativo.
[title subtitle=”Jackson And His Computer Band: memorie labili”][/title]
Quella di Jackson And His Computerband invece è una storia d’amore. Convulsa, lunatica, incomprensibile come tutte le storie d’amore. Il bianco e nero serve a mitigarne gli eccessi, dipingerla per simboli e ricondurla a una trama appartenente a un tempo imprecisato. Dove la memoria si confonde con la realtà e i ricordi si intrecciano sfumandosi, generando nuovi punti di partenza a una storia che in fondo è solo una visione. O forse no. Di sicuro la risposta non la dà quello che si rivela uno dei loro pezzi più malinconici. Diretto da So Me.
[title subtitle=”DAMH: la storia conta”][/title]
E ancora Kompakt. Stavolta siamo nei dintorni della prima era del cinema, quando il sonoro non esisteva e l’ebbrezza stava nelle pellicole tremolanti e nella suspence che sapevano creare. Forse un tipo di piaceri non per tutti, almeno non più al giorno d’oggi, a meno che non siate tra quei feticisti che vantano in cineteca i vari Potemkin, City Lights o Nosferatu (presente!). Il pezzo però è di grande suggestione e le immagini appartengono a quel periodo in cui l’horror era la frontiera più all’avanguardia del cinema. Visioni necessarie per rinfrescare la coscienza storica. Diretto da Jake Fairley.
[title subtitle=”Hercules And Love Affair: l’uomo, l’amore, lo scontro”][/title]
Con gli Hercules invece si torna di colpo ai nostri tempi. Il bianconero è il velo gentile e raffinato alla danza innamorata di due ballerini tra le mura di casa. Fa tutto molto dandy ma anche molto simbolismo contemporaneo, il bello si può nascondere anche nella vita di tutti i giorni, anche in situazioni che molti considerano semplice quotidianità. Il pezzo è una bomba, come del resto tutto il nuovo album, John Grant si scopre vocalist di sensazione e si aggiunge all’ormai lunghissima lista di ospiti di Butler. Chicago rules. Diretto da David Wilson.