Musicalmente parlando, questi mondiali stan prendendo una piega un po’ particolare e sarebbe meglio tenerli sotto osservazione. C’è tutta una serie di produttori occidentali che ha improvvisato il tuffo nella cultura carioca, giusto per cavalcare il momento, e se chiedeste un parere ai ragazzi del mondo tropical bass (che sono i veri professionisti del settore, ve ne parlammo poco tempo fa), in nove casi su dieci vi direbbero che è in atto un grosso fraintendimento degli stilemi latino-americani, uno stupro compiuto dall’occidente al proprio uso e consumo. Eppure qualcosa si può anche salvare. C’è del male ma ci sono anche alcune buone intenzioni. Oggi #crumbs vi mostra il meglio e il peggio della febbre brasiliana che ha contagiato i quartieri in cui viviamo. Non le Shakira e i Ricky Martin (che in fondo non ci riguardano, e che comunque giocano in casa) e nemmeno un Populous che sta abbracciando l’influenza esotica col piglio serio e robusto del produttore impegnato: scorreremo invece i pezzi fatti dai nomi che non ti aspetti, che fino a ieri poco o nulla avevano a che fare con questo suono. Prenderemo posizione. O forse lasceremo farlo a voi. Ma è il mondo in cui stiamo, in qualche modo tocca farci i conti. La partita è Brasile vs. resto del mondo e la stiamo guardando in tv.
[title subtitle=”Spavaldo ma onesto: l’all star team guidato da Diplo”][/title]
Sentite l’all star team che è stato messo in piedi per questo pezzo: c’è Diplo, che tra Major Lazer e attività solista può essere considerato tranquillamente uno dei maggiori esperti dell’interazione elettronica con l’esotico, Dimitri Vegas & Like Mike che ci mettono il loro carico abbondante di energia contemporanea, Bonde Do Role & Pin direttamente dalla scena locale che aggiungono del buon sangue brasileiro e Fatboy Slim che supervisiona dall’alto della sua esperienza nelle miscele coraggiose. Risultato? Un pezzo che può suonare eccessivo a primo orecchio ma che in fondo è onesto, stile fantasioso che sente bene il marchio di fabbrica di Diplo e segna un nuovo traguardo in quel mix di suoni funk tropicali e faccia tosta electro che senza di lui non riescono mai così bene. Diciamo che son questi i motivi per cui vogliam bene a Diplo, nonostante tutto. E diciamo che se tutti i tentativi recenti fossero stati come questi, questo Brasile poteva starci senza problemi. Giovane coi giovani, intrigante coi navigati, spavaldo coi tempi che corrono.
http://youtu.be/EW_Aag526t4
[title subtitle=”Avicii, Santana e Wyclef Jean: il carnevale di Rio”][/title]
Per l’inno ufficiale invece è stato messo in piedi un team leggermente diverso. Forse un po’ troppo assortito: Avicii + Santana + Wyclef Jean, con l’aggiunta del cantante brasiliano Alexandre Pires. Quindi nell’ordine c’è il cantato locale (che ci vuole, ovvio), la propensione al jingle mainstream servita da Avicii (quell'”ooh ooh ooh ooh ooh” lo sentiremo per un po’), Santana ci mette un po’ di chitarra (che in un pezzo così proprio mancava) e Wyclef che canta due strofe così, a favorire. Quindi di tutto il buono che si poteva prendere dal Brasile è stato scelto lo stile “carnevale di Rio”. Con buona pace dei brasiliani che di quest’immagine stereotipata saranno felicissimi. That’s the world cup, baby, non volevi mica risparmiarti la giusta dose di trash.
http://youtu.be/yRTOVBQEl28
[title subtitle=”Brasile per maschietti: il ritorno dei Vengaboys”][/title]
Ma si può sempre fare di peggio. Ci si può chiamare Vengaboys, decidere di resuscitare proprio adesso dai ’90 e giocarsi tutto provando a diventare virali cavalcando il mondiale. Si piglia un pezzo di storia musicale carioca come “Aquarela Do Brasil”, la si violenta trasformandola in un mostruoso ibrido di EDM e euforia eurodance e ci si fa un video ai limiti della censura. Il Brasile ha le belle donne e la visione occidentale si concentra sull’unica parte anatomica che può valere interesse mediatico. Altro che donna-oggetto, qui siamo all’oggetto-tette. Maschietti, siate razionali.
[title subtitle=”Pitbull e Jennifer Lopez: l’invasione dell’occidente”][/title]
Quel che più ha fatto incazzare i brasiliani, però, è stata la canzone ufficiale. Il pezzo che avrebbe dovuto far ricordare nel tempo il Brasile che oggi accoglie i mondiali lo fanno un rapper mainstream statunitense come Pitbull insieme a una popstar finto-latina come Jennifer Lopez. D’altronde i mondiali sono un prodotto 100% occidentale, il Brasile è solo la colonia temporanea per questo 2014 e nessuno ha richiesto che la tradizione locale venisse fuori. Un “olè olà” commercialissimo e col jingle siamo a posto alla maniera USA, poi a cercare di riconciliarlo col Brasile ci pensa il video coi calciatori e il cameo della cantante Claudia Leitte. Chissà perché nelle favelas ci si sente un tantino presi in giro…
[title subtitle=”La consulenza dei professionisti: Emis Killa per Sky”][/title]
Anche noi italiani ci siam fatti la hit su misura per il nostro immaginario. Commissionata direttamente da Sky e affidata a Emis Killa, un nome che mediaticamente è una certezza. Alla produzione la meglio selezione di casa Doner Music, Big Fish, Aquadrop e Alessandro Erba, quindi non esattamente gli ultimi arrivati. Il Maracanà, i bambini neri e il ritornello orecchiabile, pronto per essere tagliato su stacchetto di tre secondi: la musica è un prodotto, se si ha un’esigenza specifica ci si rivolge a dei professionisti, si paga il dovuto e si ritira l’articolo. Questo è l’articolo “colonna sonora calcistica ben spendibile e facile da canticchiare, con un paio di riferimenti al Brasile” e chi l’ha fatto ha soddisfatto i requisiti richiesti, senza offendere nessuno. Se avete reclami, presentateli sui social network.