Bisognerebbe prendere lezioni di contemporaneità dalla house music. Bisognerebbe farci insegnare come si gode del proprio tempo fino al midollo, senza crearsi problemi e senza cercare vie di fuga. Perché alla house non è mai importato un fico secco di fuggire nel futuro. Non è la techno. La house adora il presente, ci sguazza dentro come un bambino nella sua vasca, ne abbraccia con vigore ogni sua forma. Non ha questa esigenza compulsiva di evolversi. Al contrario, ritornare alle proprie forme passate le dà sempre un certo piacere intimo. E non se ne vergogna. È questo che la house sta facendo in tempi recenti, e son questi i dischi che in questo periodo ci stan dando particolari soddisfazioni. Se dovessimo darle una forma, la house la immaginiamo come una donna elegante, curata e sempre piacente, che si guarda allo specchio compiaciuta: bene, oggi #crumbs è il fotografo che la immortala.
[title subtitle=”Hercules And Love Affair: tenetevi le vostre gabbie”][/title]
Qualcuno (e non vi diremo chi) si è lamentato del nuovo album degli Hercules dicendo che “è troppo immerso nei fasti che la house ebbe tanto tempo fa“. Ma ovvio che lo sia. Ma guai se non lo fosse. Sono gli Hercules And Love Affair, mica la Visionquest. La loro mission estetica è sempre stata la ripresa della Chicago che fu, fin dal primo album, convogliando entusiasmi e punti di vista diversi ma sempre col polso fermo verso quelle forme storiche. Quella di dover per forza evolversi è una gabbia che non gli è mai appartenuta. E dopo un secondo album meno riuscito, il bello stavolta è stato osservare nella pratica le intenzioni annunciate da Andy Butler al momento dell’uscita: concentrarsi sulle forme più ruvide e cattive, riprendere l’energia più spinta delle produzioni old school. “Farla ignorante“, insomma, per quanto ignorante una produzione Hercules non lo sarà mai. Però l’idea è quella, “The Feast Of The Broken Heart” è un gran bel disco di house dal forte spirito dancefloor, con tanti bei vocal ma con la pista nel cuore e il sound storico in testa. Uno di quei dischi che ascolti e riascolti, perché la forza del classico non stanca mai. Altro che futuro. Sentite che energia.
[title subtitle=”Pets Recordings: quando gli amici hanno polso”][/title]
Ma quant’è bello il senso del tempo che hanno alla Pets Recordings. Una armonia, una flemma invidiabile che viene fuori in un modo di far musica carismatico, rilassato e rilassante. Si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per la costruzione delle proprie progressioni e riempe gli spazi in maniera completa. Qui parliamo di una compilation, precisamente del terzo volume di “Friends Will Carry You Home” a.k.a. diciotto bombe unreleased in due ore di mix, ma l’ascolto è sorprendentemente compatto e trasmette una ineguagliabile sensazione di padronanza: è tutto sotto controllo, misurato alla perfezione e liberato da ogni eccesso, focalizzato interamente su un effetto complessivo che ha qualcosa di ammaliante. Lo senti sia nelle evoluzioni leggere sia nei momenti più movimentati, lo senti quando si sperimentano certe dolci parentesi melodiche e quando si va giù di techy beats ballabili. Una compilation che ha tutto e può offrirvi di tutto. Il pezzo sotto lo abbiamo scelto noi, per voi, esplicitamente, ed è ancora una nostra esclusiva: diteci se quei groove non sono da amare.
[title subtitle=”Hold Youth: con la massima innocenza”][/title]
Energia e carattere. Hold Youth è il nuovo progetto di Seuil e Le Loup e si presenta come una notevole dimostrazione di forza da parte di due producers che han già il pubblico dalla loro parte. La forza in questo caso è essere in grado di offrire un range sonoro dannatamente vasto, che va dal jazzy mood lento alle geometrie microhouse, compresi una manciata di pezzi dal sapore classicissimo (leggi prima Chicago, con festosi vocals blues) e pizzichi di balearica sparsi qua e là. È quasi un’ora di ascolto ma, ancora una volta, passa velocissima e senza sforzo: la varietà fa sì che non ti annoi, la genuina semplicità delle forme evita di rendere l’ascolto stancante. È questo il vero pregio, l’unicità della house, riuscire a sentire nel sangue la propria forma migliore e seguirla con la massima innocenza. Non serve azzardare alcuna mossa stupefacente, just do what you are supposed to do. E tutto scorre una meraviglia.
[title subtitle=”Moda Black: ce ne ricorderemo”][/title]
Un applauso infine a Jaymo & Andy George e allo splendido lavoro che stan facendo con la loro Moda Black. Perché la house è un materiale lavorabile e il top è plasmarlo lungo le forme che meglio possano identificare i bisogni di questi giorni. Ancor più: fare in modo che questa musica diventi la carta d’identità dei nostri tempi. La compilation di casa arriva oggi al terzo installment ed è – nessuna sorpresa in questo – un mix perfetto di eleganza da aperitivo, fascino da warm up ed energia da estate ibizenca. C’è tutto quello che alla Moda Black sanno offrire, con la mano di chi sa di essere il migliore sulla piazza in termini di fashion house. Ce ne ricorderemo anche quando i tempi cambieranno. Ce ne ricorderemo con la stessa nostalgia di quando oggi ascoltiamo la International Deejay Gigolo.