Alcune label hanno dalla loro una potenza di fuoco impressionante. Per la storia che hanno alle spalle, per la qualità degli artisti, per la visione applicata alla loro immagine. Gestire una label nel modo giusto non è facile, serve equilibrio e senso del mercato, devi sempre combattere tra la voglia di rilasciare nuovo materiale e l’importanza di preservare il livello delle uscite e saper talvolta dire ‘no’. Gestirla alla grande, come nei casi che vedremo qui sotto, significa essere di un’altra dimensione. E i risultati si vedono non solo nelle singole uscite, ma anche – soprattutto – quando ti capita di sentire le loro compilation ufficiali e ti perdi in una varietà, un’originalità, un coraggio che ti lascia a bocca aperta nonostante quelle label le conosci bene. E nonostante se ne sia parlato in giro, senti che non è stata resa ancora abbastanza giustizia. Qui abbiamo ancora gli occhi sgranati per quello che abbiamo sentito. Un #crumbs era il minimo.
[title subtitle=”10 anni di Hyperdub. E detti legge.”][/title]
10 anni di Hyperdub. Quando furono cinque, la label di Kode9 era ancora prevalentemente un riferimento dubstep, capace sì di mischiare istinto classico a nuovi argomenti ma comunque con un’identità ben precisa. Dopo altri cinque anni è cambiato praticamente tutto. Il primo colpo che ti dà “Hyperdub 10.1” è proprio qui, nel prendere consapevolezza di quanto nuovo materiale è arrivato nel frattempo: footwork in primis, ma in generale tutto il ventaglio di modern beats astratti, acid , nuovi profili techno/house ed esotismi vari, tutto sempre a un livello di qualità e con una capacità di sorprendere che non ha molti rivali. Poi però arriva un altro colpo, anche più grosso. È quando ti accorgi che la Hyperdub ha nei fatti diffuso di nascosto un approccio che prima non esisteva. Le 33 tracce della compilation solo a prima vista sono una collezione di pezzi modern bass di matrice prevalentemente dubstep e footwork, ma fai presto a identificarci per esempio lo spirito trap cerebrale di oggi, l’approccio col plasma dub, la filosofia degli spazi dei molti ricercatori sonori contemporanei. Era tutto già nei loro primi cinque anni, ma ce ne son voluti altri cinque per l’evoluzione verso una forma che oggi ritrovi spendibile e attualmente riutilizzata in mille altri angoli dell’elettronica moderna. Non ci si inventa niente. Si diventa punti di riferimento semplicemente continuando per la propria strada e avendo fiducia nel messaggio che stai diffondendo. Anche se verrà capito con qualche semestre di ritardo. Quel che conta, alla fine, è che hai stravinto.
[title subtitle=”Se alla Monkeytown arrivano pure i The Fall”][/title]
Per la Monkeytown invece è stata più un’operazione esplicita di allargamento d’offerta. Sono andati ormai i tempi in cui si andava a pescare nella label dei Modeselektor per andare sul sicuro nella techno di fantasia, oggi quasi ascolti senza sapere cosa aspettarti. Le Modeselektion ve le suggeriamo fortemente per spirito e occhio sul presente, ma per questo terzo volume il nostro consiglio è lasciarsi scorrere addosso il flusso, osservando quanto enormemente si sia diversificato l’ascolto. Passerete a stretto giro da Fennesz a Nosaj Thing, da L-Vis1990 a Schlachthofbronx feat. Buraka Som Sistema, da Alex Banks a Onra, ci troverete dubstep, house e IDM, Akkord, Henrik Schwarz e Omar Souleyman. E quando meno te l’aspetti arrivano i The Fall. Alla Monkeytown. L’imprevedibilità adesso è completa, l’autorità di tirare in barca qualsiasi fissa personale c’è, ora non resta che stare a guardare. Completamente ignari di quanto accadrà.
[title subtitle=”Cosmic Bridge. Ora provate a imitarli.”][/title]
Storia piuttosto diversa è quella della Cosmic Bridge. Per portata storica, per impatto, per proporzioni. Ma non per autorevolezza. Perché anche qui il boss è uno che in quanto a imprevedibilità, eclettismo e consapevolezza del presente non è secondo a nessuno, ossia Om Unit. Uno che se le è passate tutte, dal dubstep old school alle evoluzioni successive, dal beat vaporoso alle scorribande footwork jungle. E se sentite Cosmology, la compilation di casa in uscita a fine luglio, la mano del padrone la sentite tutta: ci son tutte le sfumature che ti aspetti, prodotte da nomi come Boxcutter, Danny Scrilla, Kromestar, Moresound, lo stesso Om Unit. Un riepilogo inafferrabile delle produzioni degli ultimi anni, mentre l’ascolti hai la sensazione di ascoltare qualcosa che solo in quello specifico ambiente, con quella combinazione di menti e passioni, può venir fuori. Questa è unicità. Assoluta. Irresistibile.