Il fascino ineguagliabile del videoclip musicale, ovvero l’arte di combinare insieme gli stimoli sensoriali più importanti di cui siamo dotati, vista e udito. Un prodotto completo, diventato nell’era moderna il mezzo principale per colpire, far discutere, scandalizzare, in ogni caso per essere ricordati. Se ne parlava giusto la settimana scorsa, mentre NME pubblicava la classifica dei 30 video più votati dai lettori (uno di quei titoli che non si può non cliccare, eccovi il link). E la domanda che saltava in mente era: cosa deve avere un video per essere degno di nota, per restare nel tempo? Abbiamo provato a dare alcune risposte parziali prendendo spunto da alcuni video recenti di cui si è parlato un bel po’. Beh, in una lista teorica dei “video di qualità” qui a dir la verità c’è un vistoso intruso, ma può servire lo stesso come spunto per capire cosa sta dietro a un grande video. Seguiteci…
[title subtitle=”Una storia che ti attragga fino alla fine: Hypnolove”][/title]
Se avete cliccato il link alla classifica NME, avrete notato tra le prime posizioni “Coffee & Tv” dei Blur: è il classico esempio di gran video che dietro ha un’idea valida, sviluppata lungo i tipici 3-4 minuti in modo da tenere alta la curiosità fino all’ultimo fotogramma. La classica voglia di sapere come andrà a finire. Come un film in miniatura, solo con tempi e tecniche più incisive e scattanti. Un po’ quel che han voluto fare anche gli Hypnolove nella recente “Winter In The Sun”. Una storia civettuola, a tratti provocante, circa le strane conseguenze che possono avere un gruppo di ragazze apparentemente innocenti che distribuiscono preservativi per strada. Con tanto di sapiente momento di suspence e una buona dose di sarcasmo. D’altronde, come diceva Ugo Tognazzi ne “Il Magnifico Cornuto”, “io su mia moglie ci metto la mano sul fuoco. Senza dubbio. Anche se, certo, la certezza ASSOLUTA, al 100%, beh quella…”
[title subtitle=”Una provocazione che centra il bersaglio. Oppure Lily Allen”][/title]
A volte, perché un video rimbalzi da un lato all’altro della blogosfera, basta mettere in scena con intelligenza una provocazione su temi o pensieri correnti. Come “Windowlicker” di Aphex Twin, per citare un altro gran video presenta in quella top-30, con la sua geniale presa per il culo allo stereotipo classico della cultura hip-hop onnipresente nei video di quel tempo (e non solo). O come l’ultima uscita pubblica di Lily Allen, esempio molto meno edificante ma che segue gli stessi principi: obiettivo della popstar è stato stigmatizzare l’uso poco dignitoso della figura femminile nell’era del twerking. Appellando le colleghe che si prestano a tale usanza con un simpatico “puttane” ripetuto nel ritornello. A Miley Cyrus ovviamente son subito fischiate le orecchie, tant’è che è corsa a chiedere spiegazioni alla Allen appena arrivata in città. Ma l’incontro è stato amore a prima vista e il tutto si è chiuso con un selfie. I teenager ora pretendono di più, muoviamoci perché serve sostituire il famoso fotogramma firmato Madonna/Spears/Aguilera che ormai è troppo oldie…
[title subtitle=”Un’immagine che ti si stampi in testa: Discodeine”][/title]
Altre volte un video è figo semplicemente per le immagini che contiene. Bizzarre, fantasiose, piene di effetti, fascinose, scioccanti, spettacolari, son tanti i modi in cui un’immagine può conquistarti. E qui di esempi possiamo farne quanti ne vogliamo: Gorillaz, White Stripes, Chemical Brothers, Queens Of The Stone Age, Fatboy Slim, son tanti gli artisti che in passato han voluto lasciare una traccia visiva non banale. Ci aggiungiamo anche il pirotecnico video di Jackson And His Computer Band che vi abbiam segnalato l’altra volta, più questo recentissimo dei Discodeine: una colata di rosa psichedelico che manco Dumbo, con tante dinamiche a contorno danzereccio e quei corpi distesi tra i petali che fan tanto American Beauty. Se anche la musica poi spacca, è il massimo.
[title subtitle=”Valanghe di pacchiano, ovvero Kanye West”][/title]
E poi ci son quei video che non hanno niente di tutto ciò, ma fan parlare lo stesso più di tutti gli altri messi insieme. Perché dentro ci sono Gesù e Maria Maddalena. O meglio, quel West lì insieme a una Kim Kardashian completamente nuda. E tanto basta. Poco importa a quel punto se il clip sembra girato da un 15enne che sta facendo pratica di photoshopping, se dentro c’è la collezione completa degli sfondi desktop più pacchiani di sempre e se rischi di passare alla storia come quello che fa il pezzo di legno sulla moto mentre la tua ragazza fa un’ottima rappresentazione pubblica del più gettonato e spicciolo degli stereotipi porno, “donna vogliosa su cruiser”. Tanto ormai stai nel cuore del business dell’immagine, quindi sei tu a decidere cosa è buono e cosa è cattivo gusto. Almeno finché i tuoi manager non decidano di farti diventare lo zimbello del 2013.