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[tab title=”Italiano”]La musica di Culoe De Song è un’house quadrata graziata dal beat africano più commerciale, comune denominatore d’una lista infinita di produzioni europee tra le più incongrue che a fatica distinguono strumenti e culture di un continente immerso nella musica. Pedali infiniti, missaggio curatissimo tipico di chi fa gavetta tra i vinili in ogni club che ti permette di salire sul palco. Gran gusto dosato per i synth orchestrali e un uso delle parti vocali che meriterebbe un’esegesi tutta sua. Dal vivo poi è ancora più semplice innamorarsene. Due ore cariche che ti scaldano le gambe. Volumi stratosferici e ritmiche da centometrista. Diventa quindi un’esperienza unica, ascoltare questa house così ragionata, quasi scolastica, ma allo stesso tempo libera di utilizzare cambi di velocità impossibili da seguire e beat pesanti, irregolari e originali. Questo è Culoe oggi, a ventiquattro anni e tre album alle spalle.
Hai esordito giovanissimo, grazie alla scena dei club sudafricana. Dal tuo punto di vista, come è cambiata l’industria discografica di genere da quando hai iniziato le tue produzioni?
È cambiata molto. Oggi tantissimi produttori indipendenti hanno un ruolo attivo nell’industria discografica. Possono usufruire di occasioni di guadagno concrete, promosse dai discografici stessi e, in un senso più ampio, dall’industria dell’intrattenimento in sé.
L’etichetta di casa per cui lavori è la Soulistic Music. Praticamente l’hai vista nascere. Puoi raccontarci qualcosa del rapporto che ti lega ad essa?
È iniziato tutto grazie al rapporto che mi lega a Black Coffee, il fondatore della Soulistic Music. Già verso la fine del 2007 ero riuscito a fargli avere alcune demo e molta della mia musica gli era piaciuta. L’ha quindi proposta nei club in cui suonava e l’ha fatta ascoltare ad altri dj famosi e che all’epoca suonavano molto in Sudafrica. Fu poi solo alla fine di questo percorso che decise che mi avrebbe fatto firmare per la sua etichetta.
Quando poi hai portato la tua musica in Europa, è stato subito un successo di critica e pubblico. Grazie alla Innervisions di Âme e Dixon hai potuto pubblicare The Bright Forest. Cosa ha significato per te quel momento? Ti aspettavi che il singolo potesse avere un tale impatto?
La pubblicazione a livello globale di “The Bright Forest” fu per me qualcosa di magnifico. Mi ha aiutato a diventare conosciuto presso la scena elettronica mondiale e da quel momento il mio nome ha avuto una risonanza sempre maggiore. Con la Innervisions ho avuto anche altre due uscite che ne hanno fatto seguito: “Webaba” e “Stig Boardersman”. Questi dischi, così come altri usciti per altre etichette house, mi hanno permesso di suonare in giro per l’Europa e il resto del mondo. Fu una vera benedizione e a questo punto della mia carriera cresco come artista ogni volta che riesco a fare ciò che mi prefiggo.
Quando penso al tuo modo di costruire musica, non posso fare a meno di riportare i tuoi dischi all’immaginario di ensemble quali i Soul II Soul. La loro collaborazione con Caron Wheeler, i loro mix radio e dub, l’influenza della disco anni ‘70 più diluita. Ti ritrovi in questo accostamento?
Credo di avere ricevuto un’influenza universale che ha però radici africane. Ho preso ispirazione da ogni tipo di musica. Naturalmente adoro il suono della musica soul, grazie al mio background e alla mia educazione. È il motivo per cui così spesso la mia produzione si esprime attraverso matrici soul. La musica del Sudafrica ha da sempre tracce soul, downtempo e disco e io sono cresciuto circondato da ognuna di esse.
Le parti vocali nei tuoi dischi hanno sempre più spazio. Hai mai prodotto delle canzoni vere e proprie? Ti piacerebbe produrre qualche traccia seguendo la forma canzone?
Non mi piace seguire le cosiddette tipiche regole musicali. Sono convinto di poter produrre nient’altro che la musica che preferisco, che è la dance music. Mi piace considerarla come un arte che si trova al limite. In quanto produttore manipolo i suoni per dare concretezza a ciò che provo in quel preciso momento. Utilizzando suoni differenti si può fare molto di più rispetto a quello che ti concede il metodo della musica. La nostra immaginazione è immensamente più potente di tutte queste regole.
Credo che con brani quali “Journey of Love” e “My Sunshine” ti stia avvicinando sempre di più a questo cambiamento. Come scegli le tue collaborazioni vocali, che sono molte e immagino nascondano delle necessità artistiche ben precise? Cosa chiedi a un cantante quando inizi a lavorarci assieme?
Se riesco a sentire una certa energia provenire dal cantante, con ogni probabilità quello che andremo a fare in studio mi piacerà. Allo stesso tempo però, anche se non sembra che una collaborazione possa funzionare, mi piace ciò che significano le sfide. Lotto pur di farla girare nel modo giusto. Non chiedo niente di particolare comunque. Di solito lascio una base della musica, giusto per dare un esempio. Un beat e una melodia. Può quindi lavorarci sopra e quasi sicuramente sarà lui o lei a darmi la spinta giusta per trasportare la musica lì dove sento che possa essere suonata e ascoltata.
Il tuo secondo album, “Elevation”, sta davvero a metà. Tra le liriche di “Exodus” e la house più classica di “A Giant Step”. Contiene, a mio parere, alcune delle tue tracce migliori. È impossibile non lasciarsi prendere dalle ritmiche di “Make Your Move” e “Harmony”. Puoi raccontaci come è nato il disco?
“Elevation” sono io che prendo tutto ciò che mi ha influenzato mentre lo combino con quello che ho fatto negli anni per creare suoni ed emozioni nuove. Mi piace l’idea di dare vita a nuove trame ogni volta che pubblico un album. Deve essere differente da quello che l’ha preceduto proprio perché così si possa avere ogni volta una opinione diversa delle mie produzioni.
Ho avuto l’immenso piacere di assistere a una tua esibizione, all’epoca senza sapere a cosa stavo andando incontro. Ancora oggi credo sia stata una delle mie esperienze dal vivo più potenti e coinvolgenti, un vero terremoto sonoro. In che modo ti avvicini ai tuoi live? Ti imponi un certo tipo di preparazione o preferisci lasciarti andare all’improvvisazione?
In quanto dj, sono un intrattenitore, un artista e un narratore. Mi cibo del momento, dell’energia che mi trasmette la città in cui mi trovo e, chiaramente, quella del pubblico. È importante che riesca a coinvolgere le persone in ciò che voglio raccontare, perché credo sia il motivo per cui hanno pagato il biglietto, soprattutto quando suono come headliner. Ho bisogno di mostrare a loro l’esperienza di Culoe De Song dal vivo e spesso si tratta di qualcosa a cui anche io non sono affatto preparato.
Tra i tuoi dischi, quali sono quelli che preferisci? Quali ti hanno formato maggiormente, quelli che più spesso metti sul piatto?
Amo tutti i miei dischi, soprattutto quelli usciti in vinile, come “Webaba”. Un singolo che è stato molto importante nel mio paese e nel mondo intero.
Non posso fare a meno di chiedertelo, a costo di metter alla berlina la mia ignoranza. Da dove arriva il nome “Culoe De Song”?
Proviene dal mio nome vero, Culolethu, che significa “la nostra canzone”. Ho pasticciato un po’ con le lettere dell’alfabeto e quello che ne è venuto fuori è “Culoe De Song”.
Quali sono i tuoi progetti per l’estate? Dove potremmo ascoltare dal vivo le tue ultime produzioni?
Suonerò molto quest’estate. Mi troverete in giro per il mondo in molti festival, per esempio al Suncebeat Fest in Croazia e al Mysteryland Festival negli Stati Uniti.
Stai già lavorando a qualche inedito o a qualche nuova collaborazione?
Assolutamente sì. Ho molta nuova musica in dirittura d’arrivo. Vi terrò aggiornati.[/tab]
[tab title=”English”]The music of Culoe De Song is a square house blessed by the most popular African beat, common denominator of a endless list of contradictory European productions that barely recognize instruments and cultures of a continent plunged in music. Infinite pedals and the smart mixing typical of those djs that paid their dues playing vinyl in almost every club that allow them to be on stage. Dosed taste in using orchestral synthesizers and a vocal selection that should deserve its own exegesis. Love him it’s even easier if you can listen to one of his live set. Two solid legs-shaking hours of music. High volumes and sprinter’s rhythmic patterns. It becomes a unique experience listening to this conceived house music, almost pedantic, but at the same time free to use gears impossible to follow and heavy and irregular beats. This is Culoe today, a twenty-four years old producer with already three albums released.
You made your debut when you were very young, thanks to the South African club scene. From your point of view, how the genre record industry is changed since you started with your work?
The industry has changed quite a lot ever since. A lot of young bedroom producers are now able to be active in the industry and are exposed to economic opportunities from the music industry and showbiz at large.
The label for which you work is Soulistic Music. You almost attended its birth. Could you tell us something about this bond?
It all started with the relation I had with Black Coffee, the founder of Soulistic Music. Since late 2007 I was giving him demos and he really liked some of my music. He exposed it to the club scene and gave it to other active well-known national DJs and then later decided he would like to sign me into his label.
When you later brought your music in Europe, it’s been right away a critical and public acclaim. Thanks to the Innversion label of Âme and Dixon you released The Bright Forest. What did it mean to you? Did you imagine that the track could have such impression?
The global release of The Bright Forest was amazing for me. It got me exposed to global electronic scene and my name has grown ever since. I’ve also had a follow up of two more releases with Innervisions, “Webaba” and “Stig Boardersman”. All these releases and from other labels in the house scene have helped me tour more of Europe and the world. This is a great blessing for me and I am growing everytime I do what I do at this stage.
When I think about your way to produce music, I can’t deny to drive your albums to the work of Soul II Soul. Their collaboration with Caron Wheeler, their radio and dub mixes, the influece of the tempered ’70 disco music. Do you agree with this juxtaposition?
I think I have a universal influence rooted in Africa. I get inspiration from all kinds of music and naturally I love the soul sound because of my background and upbringing, so my sound usually exposes that soulful element. South Africa always had that soulful, downtempo and disco element, so I grew up around this kind of thing.
In your records the vocal section is on the rise. Have you ever produced real songs? Would you produce tracks that follow the typical verse-refrain structure?
I don’t like following the so-called “typical rules of music”. I believe I can produce anything either than my favorite genre which is dance music. I love to look at music in a broader perspective of art. As a producer I manipulate sounds to create what I’m feeling at that moment in time. There’s so much you can with sounds for you to follow rules. Our imagination is so much bigger than rules.
I think that with tracks like Journey of Love and My Sunshine you’re on the verge to reach this change in the direction of a downright song. How do you choose your vocal collaborations? They are many and I guess that behind them there is a definite artistic need. What do you ask to a singer when you start to work with her or him?
If I feel the energy from the vocalist, I will probably like what we are going to do in the studio. But, I also love challenges meaning even if doesn’t seem like it’s going to work; I will strive to make it work. I don’t ask for much. I usually give the vocalist a foundation of the music, for instance; a beat and some melody. He/She can then build from that and most probably they’ll inspire me more to get the music into a level where I feel it can be performed and consumed.
Your second album, “Elevation”, is the middle. Between the lyrics of Exodus and the traditional house music of “A Giant Step”. In my opinion it has some of your best tracks. You just can’t escape the rhythm of “Make Your Move” or “Harmony”. Would you tell us how the album is born?
“Elevation” was I taking my world influences and combining them with what I’ve been doing to create a new sound & feeling. I love the idea of creating a new texture everytime I release an album. It has to be a different product so people such as you can have a different opinion on a different product by Culoe De Song.
I had the enormous pleasure to be at one of yours live set. At the time without any kind of expectation. Even now I believe that it was one of my more powerful and riveting live experience I ever had in my life. A true resounding earthquake. How you approach your performance? Do you follow some preparation or do you just let the improvisation go?
As a dj, I’m an entertainer, an artist & a storyteller. I feed from the situation; the energy of the town I’m in & of course the crowd. I usually grab energy from the people but just to be ridiculous, I don’t follow them. It is important that I make them follow my story because I believe that’s what they paid for, especially at gigs where I’m headlining. I need to give them a Culoe De Song experience, usually the one I didn’t prepare for.
Among your releases, what are the ones that you love the most? Those that influenced you more. Those that you play most often.
I love all my records, especially the ones that landed on vinyl, like Webaba. That is one record that proved to be a crossover record in my country and the world combined.
I have to do this question, even if it means showing my ignorance. Where did you get the name “Culoe De Song” from?
It comes from my real name, “Culolethu” which means “Our Song”. So I went to the lab & played around with some alphabets and came up with Culoe De Song.
What are your projects for the summer? Where we could listen to your live sets?
I’m looking to quite a lot of shows this summer. If you’re moving around the world you can catch me at festivals such as The Suncebeat Fest in Croatia and the US version of the Mysteryland Festival.
Are you already working to some new stuff or collaboration?
Yes! I have some new music on the pipeline! I will keep you posted![/tab]
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