Per gli appassionati del genere è indubbio che Nick van der Wall, meglio conosciuto come Afrojack, sia uno di quelli che ha fatto grande la storia della musica EDM, fatta di festival e grandi hit da classifica. Eppure, da sua ammissione, l’artista sembra essersi aperto recentemente a una nuova vita, senza per questo dimenticare il progetto che l’ha reso famoso. Tramite il nuovo – ma vecchio – alias Kapuchon, per il quale si ripromette di non considerare più le dinamiche dell’industria, l’olandese vuole raccontare se stesso, instaurando una connessione personale coi fan, troppo trascurata dal mondo dei “Superstar Dj”.
Allora, come va?
Tutto bene! Al momento sono a Dubai, mi sto godendo la vita normale. È una bella giornata e c’è pure un bel tempo.
La giornata ideale per un’intervista! So che “kapuchon” in olandese significa “felpa con cappuccio”…ho ragione? Perché hai scelto questo nome così inusuale?
Sì, esatto. Ho pensato a questo nome anni, fa perché indosso sempre una felpa con cappuccio. Sempre, davvero, adoro le felpe super comode. Comunque guarda, non credo che sia così importante il nome… un nome è solo un nome, in fondo.
Quindi ti piace lo streetwear. Sarebbe fantastica una tua collaborazione con Adidas o Nike, che ne pensi?
Sarebbe fighissimo! Forse un giorno… ci penserò!
Al di là di vestiti, perché sei tornato a produrre come Kapuchon? Va bene che un nome è solo un nome, però…
Ho iniziato a produrre con l’alias Kapuchon circa nel 2007, quando ho intrapreso anche il progetto di Afrojack. Ho sempre prodotto house per divertimento, e poi un paio di anni fa ho iniziato a fare nuovamente questo genere per i miei set, per renderli un po’ più interessanti. Poi, circa un anno fa, mi sono detto: “OK, lanciamolo e regaliamolo alla gente“. Molti fan stavano chiedendo informazioni su queste tracce che avevano sentito nei miei set, ma non sono mai riuscito a pubblicarle come Afrojack, anche perché forse sarebbe state fuorvianti per un certo tipo di pubblico, il problema me l’ero posto. Così col mio team abbiamo pensato: “OK, diamo vita ad una nuova etichetta e concentriamoci completamente sulla musica“. Quindi si tratta solo di musica. Non c’è budget per il marketing, non ci sono investimenti. L’unica cosa che c’è sono le canzoni per le persone.
Sai, pensavo che la pandemia avesse avuto un effetto su questa scelta, ma mi stai dicendo che la scelta è stata presa un anno fa…
La pandemia in realtà ci ha dato il tempo di trasformarci di nuovo, trasformare Kapuchon in qualcosa di ben definito, preparare tutto e plasmarlo. Abbiamo deciso circa un anno fa, ma non abbiamo mai avuto il tempo di pensarci concretamente, di pianificarlo, di fare l’artwork, di registrare i set e di fare tutto ciò che è necessario per una cosa del genere. La pandemia ci ha davvero dato tempo e spazio: ma non solo tempo e spazio per farlo, ma anche tempo e spazio per pensare.
Ti facevo la domanda perché credo che la pandemia abbia avuto anche un effetto sui generi, perché sembra quasi che ora sia “inutile” produrre musica EDM, in favore di musica più “da ascolto”…
Naturalmente, la musica che ha una grande energia è usata per diffonderne altrettanta. Semplicemente, non ho fatto EDM negli ultimi sei mesi perché non riesco a immaginare dove la suonerò. Mi piace il modo in cui tutto si sta aprendo di nuovo, e mi piace pensare che creerò della musica anche per questi nuovi scenari. In questo momento mi piace molto anche il fatto di avere il tempo di esplorare in modo creativo tutte queste altre prospettive diverse. Sono sempre io, ma non ho mai avuto davvero il tempo di uscire allo scoperto. Quindi ora, è quello che faccio, ora è quello che finalmente posso fare.
Credo che ci sia stato negli ultimi tempi un po’ di sofferenza nel mondo della musica EDM, forse una perdita di energia, dovuta sicuramente anche al fatto di una certa saturazione dell’ambiente. A mio parere hai trovato il momento giusto per dare nuova vita al progetto Kapuchon.
Beh, penso che tu abbia proprio ragione su questo argomento. Penso che nell’EDM la musica fosse un po’ persa: sempre alla ricerca di un nuovo suono, alla ricerca di una nuova ondata e di una nuova campagna pubblicitaria. Ciò ha effettivamente intaccato il nostro settore: non è un caso se noi deejay, come il nostro settore, ci siamo ridotti del 90% circa. Ovviamente credo che una delle cause sia stata la pandemia stessa e anche l’impossibilità di poter partecipare a un qualsiasi evento, come ci dicevamo prima. E questo è qualcosa che, credo, ringiovanirà l’industria; e quando torneremo a fare musica nei grandi spazi e grandi pubblici, torneremo più forti che mai. Penso che tutti, in fondo, sappiamo davvero quanto amiamo questo mondo e quanto ci manca. Quindi, spero, gli daremo ancora più consapevolezza una volta che riusciremo a tornarci, dopo aver sentito cosa si prova a doverci rinunciare.
Penso che oltretutto dedicarsi a questo nuovo progetto sia un ottimo modo per dimostrare che hai molto da dare oltre l’EDM. Devo dire che mi pare anche che ti riesca bene, mi piace molto il tuo ultimo singolo. Sono davvero curiosa di sapere com’è nato.
Ho composto il pezzo penso circa due anni fa, al massimo un anno e mezzo fa, non di più, ma non ero mai soddisfatto del mix. L’ho usato per i miei set durante l’inverno, soprattutto a Val Thorens: mi sono basato più sulla musica house che sull’EDM in quelle situazioni perché lì il pubblico è più “adulto”. Poi sai, è stato facile risultare convincente: sei in montagna, hai freddo, quindi balleresti qualsiasi cosa… (ride, Ndl). Situazioni di questo tipo mi hanno davvero sempre dato modo per sperimentare come deejay. Inizialmente, ho prodotto questa traccia per suonarla lì; avrei potuto anche chiamare il brano “Val Thorens”, ma è stato scelto di chiamarlo “10 Years Later” perché sono dieci anni dall’ultima volta che ho rilasciato un brano con l’alias Kapuchon. E penso che questa produzione incarni davvero la musica dance, dal mio punto di vista: è solo musica, niente marketing, niente vocals, niente “la la la la la“. Ciò che voglio è vedere il pubblico fare la faccia sorpresa. Sai, quell’effetto “wow” è ciò che davvero fa la differenza, bisogna tornare a recuperarlo più spesso.
Ma quindi, quando hai presentato il disco eri in qualche modo preoccupato della reazione del pubblico?
No, la traccia ha funzionato immediatamente. E sono sorpreso della quantità di supporto che abbiamo ottenuto dal momento della release. È molto bello vedere che le persone ne sono entusiaste e ne sono felici, ma credo che la cosa più importante sia che sia stato tutto molto naturale e che soprattutto non abbiamo usato le solite dinamiche commerciali del settore. Mi piacciono molto tutti i legami che quest’operazione sta creando, un esempio è proprio la chiacchierata che stiamo avendo ora io e te. Solitamente un’intervista del genere sarebbe passata attraverso un pubblicista, un’etichetta, ci sarebbe stato un tempo prestabilito, un elenco di domande sterili, …lo capisco, lo rende facile dal punto di vista di gestione “industriale”, ma cambia i nostri rapporti. Cambia la mia visione di te come intervistatore e cambia la tua visione di me come artista, perché non siamo più solo numeri su uno schermo. Ed è per questo che sono molto coinvolto dal punto di vista dell’etichetta, ma anche da quello delle relazioni… Ovviamente usiamo ancora le promo mail, ma vogliamo avere un rapporto diretto con tutti coloro che ci supportano. Noi vogliamo sapere concretamente cosa la gente pensa delle nostre produzioni. Vogliamo sapere cosa pensi effettivamente del disco, vogliamo ricevere i feedback. Amiamo tutti la stessa cosa: perché allora non dovremmo avere questa piccola conversazione? Perché non dovremmo fare questa intervista faccia a faccia? Perché non dovremmo fare una telefonata? È così che voglio costruire Kapuchon, ed è esattamente così che voglio costruire anche i nuovi artisti. Perché quando ho un nuovo artista che ha un nuovo pezzo e penso che potrebbe piacerti, preferisco inviarti un messaggio WhatsApp piuttosto che un’e- mail promozionale, perché onestamente, tu ti sentirai apprezzata se riceverai un messaggio, giusto? Penso che invece il sistema sbagliato sia stato uno dei motivi per cui la nostra industria è esplosa e su molte cose è andata in calo, in crisi: abbiamo perso tutti la nostra “connessione”, il rapporto umano. Ed è per questo che sono felice che stiamo avendo questa chiacchierata, io e te. Possiamo davvero valutare la situazione, e stabilire un legame personale.
Penso che quindi ti sia proprio mancato suonare di fronte alla folla…
Naturalmente, mi manca suonare. A dir la verità è anzi proprio per questo che in questo momento non sto nemmeno producendo: perché non ho ispirazione, e questo deriva dal fatto che non riesco ovviamente ad avere un contatto diretto con la gente. Ho bisogno di suonare in un club e vedere in faccia le persone. Quando non sei con le persone, è molto difficile essere ispirati. Quindi, sto lavorando su un po’ di musica – ma più musica d’ascolto. Mi sto davvero prendendo questo tempo per rivalutare la nostra industria e ristabilire dove stiamo andando e in quale direzione ci stiamo muovendo.
Infatti ho visto che ti diverti molto quando suoni. Ho partecipato anche al live streaming che hai organizzato per presentare “10 Years Later”. Hai scelto Rotterdam, è una città importante per te?
Sì. Sono cresciuto in un sobborgo di Rotterdam, ma ho scoperto la musica dance proprio nel centro di Rotterdam ed è in questo contesto che ho anche scoperto la nightlife in generale. I primi club house e dance in cui sono andato sono stati lì, tutti a Rotterdam. È lì che è iniziato tutto. Quindi, per me, tornare alle mie radici significa tornare a Rotterdam.
Oltretutto la location era molto underground, visto che era una zona industriale…
In realtà ho scelto quest’area perché nella maggior parte dei sobborghi tutte le persone che ci vivono sono lavoratori portuali. Abbiamo un porto molto grande a Rotterdam, è un punto di importazione ed esportazione ingente per tutta l’Europa. Ci sono decine di migliaia di persone che lavorano lì, come fosse una gigantesca famiglia. Per me è un luogo speciale: quando guido per andare a Rotterdam, cerco sempre di passare vicino al porto. Voglio sempre vedere il porto, davvero. Per alcune persone, sembra molto underground o strano; ma per me è semplicemente il posto in cui sono cresciuto. Guardavo dalla finestra di casa mia e vedevo questo panorama, caratterizzato dai magazzini portuali. Qui è da dove vengo. È davvero speciale per me.
Mi piace molto il tuo approccio alla tua infanzia. Penso sia bello per un artista mettere se stesso nella musica, e non è così facile da trovare questa caratteristica in un grande produttore oggi come oggi. Mi piacerebbe che tu facessi un confronto tra il nuovo Kapuchon e quello di dieci anni fa. Quali sono state le influenze in entrambi?
In questo lasso di dieci anni non è cambiato nulla, credo. Ci sono oggi esattamente le stesse ispirazioni che avevo allora. Le playlist che sto suonando sono praticamente le stesse che usavo nel 2007/2008 e alcuni dei dischi che sto suonando nei dj set risalgono a dieci o quindici anni fa. La cosa essenziale penso che sia non cambiare mai come persona; ma ciò che fai professionalmente, spesso invece ti porta a farlo. È significativo che nel 2009/2010 stessi facendo esattamente la stessa cosa che sto facendo ora, no? L’unica cosa che è cambiata è che come Afrojack ho fatto successo e ho iniziato ad andare a Las Vegas, negli strip club, feste in America e in tutto il mondo, jet privati… Ok: è stato tutto molto divertente, se ci ripenso è davvero incredibile. Mi piace ancora molto, non fraintendermi, non rinnego nulla, ma Kapuchon non è cambiato. Oltretutto, negli ultimi due anni, sono diventato molto calmo come persona e molto più consapevole di ciò che mi circonda. Per esempio, non bevo quasi più. Anche questo mi ha dato l’intuizione di riprendere l’attività di Kapuchon. Quindi, anche se sono passati dieci anni, non è un nuovo Kapuchon: è semplicemente la continuazione esatta di ciò che stavo facendo quando l’ho “lasciato”; diciamo che l’ho iniziato, ma non l’ho mai portato a termine. Ma ora eccoci: continuiamo da dove abbiamo iniziato.
Come combini l’anima di Afrojack con quella di Kapuchon?
È venuto tutto in modo molto naturale, semplicemente è dentro di me. È come se il mio cervello lo facesse per me. Non ci penso mai davvero troppo.
Immagino che quasi subliminalmente ti sia mancato Kapuchon in questi dieci anni…
Penso che sia un progetto molto bello, ma non bello solamente per me. Penso che sia stimolante anche per il mio team lavorare finalmente con l’ambiente underground. È incoraggiante.
So che dal “vecchio Kapuchon” ci sono molti inediti: pensi che ne pubblicherai alcuni?
Faremo uscire tutto.
Veramente?
Sì. Anche le cose meno commerciali. Il motivo per cui ho chiamato l’etichetta Kapuchon Records e abbiamo creato i social media per l’etichetta e non per l’artista in sé, è proprio perché voglio concentrare tutta la mia attenzione con Kapuchon proprio sull’idea-Kapuchon, sul concetto, che è tutto basato sulla musica e sulle relazioni umane. Niente di più. Niente marketing, niente industria, solo musica e persone in gamba. Non voglio preoccuparmi per le classifiche. Non mi preoccuperò mai delle classifiche per Kapuchon, perché qui non si tratta delle classifiche: riguarda le persone a cui piacciono davvero le cose che proponiamo, poche o tante che siano.
Sono d’accordo con te, perché a volte alcuni artisti si concentrano solo sulle classifiche e penso che il pubblico, passata la fascinazione iniziale, in fondo lo capisca e alla lunga non lo apprezzi. Quindi, se fai così, in pochi anni puoi distruggerti.
Ho un ottimo team che mantiene l’equilibrio tra le classifiche e le passioni personali, ma quando lavori con partner esterni, beh… Sai, lavoriamo con distributori, lavoriamo con etichette, e loro possono pagare il loro personale solo se fanno soldi con la tua musica: quindi non pensano a te come artista o come persona, ma stanno pensando a una canzone che fa un sacco di soldi o a una canzone che li fa posizionare ai primi posti delle classifiche. Ma io credo che non sia la mossa giusta sul lungo periodo produrre una canzone che non rispecchia al cento per cento il mio stile, anche se questo stile sul momento va forte nelle classifiche: forse funzionerà per quanto riguarda i numeri, ma non mi farà apprezzare maggiormente dai miei fan come artista. Quindi negli ultimi due anni ho imparato una cosa molto importante: per avere davvero successo, un successo “sano” e duraturo, devi cercare di concentrarti più su te stesso che sul successo in classifica. È interessante che ci siano alcuni deejay che hanno un successo folle in classifica, ma che non hanno date: l’hai notato? Questo succede perché le persone vogliono le persone, le persone non vogliono il “successo”. La gente non compra i biglietti per il “successo”, anche se magari superficialmente ne restano intrigate. Comprano un biglietto – fanno cioè quello sforzo in più – per fare un’esperienza, e per essere parte di un’idea. Quindi Kapuchon nel suo piccolo dovrebbe essere un monito costante su tutto questo, non solo per me, ma anche per il mio team, per i miei fan e per tutti coloro con cui lavoro, pure quando si tratta di tornare a lavorare come Afrojack.
Possiamo aspettarci qualche collaborazione in futuro, che sia Kapuchon o Afrojack?
Ci saranno molte collaborazioni… da varie prospettive.
Forse con Nicky (Romero, Ndl)? So che ti piace lavorare con lui…
Può essere (ride, Ndl)! Penso che la cosa più importante sia che vedo che anche Nicky quest’anno ha cambiato le cose rispetto agli anni passati, quando faceva molto ciò che l’industria richiedeva. L’anno scorso ha fatto davvero lavorato molto bene con Protocol Radio. Ha davvero portato tutto su un piano più personale, ha dedicato molto del suo tempo personale alla creazione di una comunità, alla cura delle relazioni con i fan, alla comunicazione, a tutte queste cose. Nicky, in realtà, è una grande ispirazione per me. Penso che i DJ e i produttori più grandi dovrebbero gestire le loro relazioni, non solo con gli altri produttori, ma anche coi promotor, con gli organizzatori di eventi, con i proprietari di locali, perché è questo che unisce davvero le persone, che rende più forte una scena. E quando una scena è forte davvero, allora può fare cose folli, bellissime.
E cosa possiamo aspettarci dai prossimi mesi?
In questo mese non ci saranno nuove canzoni, ma da gennaio abbiamo in programma di pubblicarne ogni cinque settimane.
Wow! Ambizioso.
Sì, davvero. Ma ancora una volta, è bello perché non siamo ossessionati ma stiamo solo cercando di creare musica fantastica e di creare lentamente, passo dopo passo, una comunità di persone a cui piace la stessa musica. Questo è il grande cambiamento. Prima si trattava di entrare a razzo nella top ten di Beatport, mentre ora si tratta di ottenere una connessione diretta con gli ascoltatori. Ascoltatori che forse saranno tre invece che un migliaio, ma a me non interessa: voglio avere una connessione con quelle tre persone. Io piuttosto preferisco avere un rapporto con queste tre persone che avere un migliaio di ascoltatori disinteressati.
Grazie mille per questa intervista, non vedo l’ora di ascoltare la tua musica il prima possibile.
(English version below)
For the genre’s fan, there is no doubt that Nick van der Wall, better known as Afrojack, is one of those who made the history of EDM music great, made up of festivals and big chart hits. Yet, according to his admission, the artist seems to have recently opened up to a new life, without forgetting the project that made him famous. Through the new – but old – alias Kapuchon, for whom he promises to no longer consider the dynamics of the industry, the Dutchman wants to tell about himself, establishing a personal connection with the fans, too neglected by the world of “Superstar Djs”.
So, how it’s going?
It’s Good! I’m in Dubai, enjoying normal life. It’s a good day and there’s a nice weather.
So, let’s start: I know that kapuchon means “hoodie”…I’m right? Why did you choose this unusual name?
Yes, It’s right. This is because I used to always wear a hoodie.. Always, like a sweater with a super comfortable hoodie. I don’t believe that it’s important the name…a name is just a name, so I got it.
So you like the streetwear…it might be good a collaboration with Adidas or Nike.
It will be great! Maybe one day…I’ll think about that!
Beyond clothes…why did you come back to producing as Kapuchon?
I started producing under Kapuchon about in 2007, when I started as Afrojack. I always had produced house music for fun, and then a few years ago I started producing it again for my sets, to make a little bit interesting. And then about a year ago, we said: “OK, so let’s actually launch and let’s actually give it to the people”. A lot of a lot of fans were asking about the records, but I couldn’t release it as Afrojack because it would be maybe confusing to some people. So we thought: “OK, let’s start a new label and completely focus on pure music”. So it’s just music and people. There’s no marketing budgets, there’s no investments. It’s just songs for people.
You know, I thought that the pandemic had an effect on this choice, but you just said to me that it was a year ago when you start thinking to come back…
The pandemic actually gave us the time to turn again, turn it into something and get everything ready and create it, because we decided about a year ago, but we never had the time to actually figure it out properly and plan it and do the artwork and to record the set and all this other stuff. The pandemic really gave us time and space, but not just time and space to do it, but also time and space to think.
Yeah, and I think that the pandemic also had an affection on genres, because it feels like it was “useless” to produce EDM music instead of more listenable music…
Of course, like the high energy music is used for a high energy offense. So I didn’t make any EDM for the last six months because I can’t envision where I’m going to play it. So the way that everything opens again, I will definitely be making that music too. But right now, I also really like that I have the time to creatively explore all these other areas. It’s me, but it just never really had the time to come out. So now, is that what I do.
I think that was, generally speaking, a little bit of suffering in the EDM world, maybe a loss of energy, a lot of new songs. And I think that is a great choice to remake the project Kapuchon.
I honestly think that you’re right about that. I think that in EDM music was a little bit lost, looking for a new sound, looking for a new wave and new hype. And even though it definitely broke our industry because we, like our industry, shrank by like 90 percent or something, I honestly still feel it’s like, of course, that the pandemic itself, but the result of the pandemic and not being able to have any event. Yeah, it’s something that will, I say, rejuvenate the industry. When we come back, we’re going to come back harder than ever before. I think we really know how much we love it and how much we miss it. So, we’re going to pay more respect to it.
I think that is a great way to show that you have also to give beyond EDM and I think you are great in it. And I really like your last single as Kapuchon…I’m really curious to know how it was born.
I made the song I think about two years ago already, or a year and a half ago. But I was never happy with the mix and I used it to play it in a lot of shows through the winter, expecially in Val Thorens. They’re a lot more house music based than EDM based because it’s a more adult crowd and you’re on the mountain, so you’ll dance whatever. It’s cold, you just want to dance. So that really always gave me the space to experiment as a deejay. I made the track to play it there, initially. I could have also called the track “Val Thorens”, but we call it “10 years later” because it’s ten years after the last time I release a song as Kapuchon. And I think it really embodies just dance music, from my perspective. It’s like it’s just music, you know, no marketing, no crazy vocals, no “la la la la la”. No, I just want to see you make the dirty face. Yeah. That “oooh”, that’s the only thing.
Yeah, I really agree with you. And it was you nervous when you played for the first time the new record? Were you worried about public reaction?
No, it worked. The record worked. And I’m surprised about the amount of support we’ve gotten from the release. So, it’s very nice to see that people are excited about it and they’re happy about it. But I think the most important thing is that we did it naturally and we didn’t use the industry thing, so it shows that you can still get great results even without doing the whole industry “mumbo jumbo”. It also is bringing me closer to people like you and me are talking, now. This used to go through a publicist, through a label, and there would be a set time and there would be a set question list about,….I understand it, makes it easy for the companies, but it changes our relationships. It changes my vision of you as an interviewer and it changes your vision of me as an artist because we’re just numbers on a screen. And that’s why I’m very involved from the label side, but also from the relationship side…we still do our promo mailouts, but everyone that supports us, we want to have direct relationship. We appreciate it if you support us from the problem mailout, but we ready to talk about it. We want to know what you actually think of the record, like getting the positive feedback on an email from twenty seven different people. It’s like, that’s nice, but you don’t know the people. We all love the same thing. So why would we have this little conversation? Why wouldn’t we have this interview face to face? Why wouldn’t we have a phone call? And that’s how I feel about my career started back in the day when I was 17. And that’s how I want to build Kapuchon. And that’s exactly how I want to build new artists. Because when I have a new artist that has a new song and I think you might like it, I rather send you a WhatsApp message than a promo mail, because honestly, are you going to feel appreciated if you get some mailouts? “I like the song”, “click yes”, “thumb up”, “bye”…and that’s I think that’s how our industry blew up, but at the same time diluded. We all lost our connection. And that’s why I’m happy that we’re having this break. We can really reassess the situation and re-establish a personal connection.
So, I think the important thing is to have fun and I notice that you have a lot of fun when you’re playing. I saw that you made a live streaming to present the single and you choose Rotterdam, is it an important city for you?
Yes. I grew up in a suburb of Rotterdam, but I discovered dance music in Rotterdam, and I discovered nightlife in Rotterdam. The first night clubs I went to where there, the first house music night clubs, the house music parties, all in Rotterdam. That’s where it all started. So, for me, going back to my roots it’s in Rotterdam.
I noticed that you choose an industrial area. Why did you choose it?
Because most suburbs, all the people that live in the spike in this are basically descended from harbor workers. So we have a very big harbor in Rotterdam, the port of Rotterdam, which is a very big import and export point for all of Europe. So, there’s tens of thousands, hundreds of thousands of people, gigantic families that all dissent from working there. So for me, when I was driving out to go to Rotterdam, I would always drive by the harbor. You would always see the harbor. For some people, it looks very underground or weird. For me, it’s like that’s how I grew up. Like from my window, from the house I grew up in. From the window, you could see the containers of stuff.
I think it’s a really cute.
Yeah. It’s fun for me. That’s where I’m from. That’s really important.
I really like your approach to your childhood. And so I think it’s good for an artist to put himself in the music and it’s not so easy to find it in a big producer. I want you to make a comparison between new Kapuchon and ten years old Kapuchon. What were the influences in both?
It’s exactly the same. Back when all this happened. That’s also what happened in the 10 year gap. There was it’s exactly the same inspirations. The record books playlists are the same records I played back in 2007/2008. And some of the records that I’m playing in the set are like 10 years old or 15 years old. And I think the main thing is that you as a person never change, but what you’re doing could change. So, we kept show in 2009/2010: I was doing exactly the same thing as I’m doing now. The only thing that happens, Afrojack blew up and I started going to Las Vegas and strip clubs and parties in America all over the world, private jets,…It was all fun. It’s amazing. I still enjoy it very much, don’t get me wrong, but Kapuchon didn’t change. And now, in the last two years, I became very calm as a person and a lot more, I say, conscious of what some of my surroundings. I almost never drink anymore. And that really gave me the insight to have that opportunity to continue as Kapuchon. So even though it’s 10 years later, it’s not a Kapuchon, it’s a continuation of exactly the same thing we’re picking up where we left off. I started it, but I never pushed it through. So now we just continue where we started.
How do you combine your tech-house soul and the EDM one?
It came organically, It’s inside me. My brain does it for me. I don’t really think about it.
I think you miss to play in front of the crowd…
Of course I missed to play, but I’m not really using this time to produce because there’s not so much inspiration, because there’s no direct trade with the people, like when you’re playing in a club and the people are in your face so you can see each other’s facial expression. When you’re not with people, it’s very difficult to get inspired. So, I’m working on some music, but more listening music. But I’m really taking this time to reassess our company and reestablish where we are going and what direction we’re moving in.
And you missed Kapuchon too, I think.
I think it’s very nice, but not just nice for me. I also think it’s nice for my team to finally working on the underground level. It’s refreshing.
I know also that from the “old Kapuchon” there are a lot of unreleased…you think that you will publish some of them?
We’re going to release everything.
Really?
Yes. Even the less commercial things, even the ideas. The reason I called the label Kapuchon Records and we’ve made social media for the label, but not for the artist, is because I want to focus all my attention with Kapuchon on the idea of Kapuchon, which is human human relationships and music. Nothing more. No marketing, no industry, just fun music and people. I don’t want to have to be worried about the charts. I’m never going to be worried about the charts of Kapuchon because it’s not about the charts. It’s about the few people that do like the one thing that we put out.
I agree with you, because sometimes some artists focus only on the charts and I think that public understand it and don’t like it. So in a few years you can destroy yourself.
I have a very great team that keeps the balance between charts and personal hobby, but when you work with external partners…you know, we work with distributors, we work with labels, and they can only pay their staff if they make money from the music. So they’re not thinking about you as artists or you as a person, they’re thinking about a song that makes lots of money or a song that makes it big in the charts. But me producing a song that’s not my style but it’s big in the charts, is going to maybe work in the charts, but it’s not going to make my fans appreciate me more as an artist. So I really learned that over the last two years also to really be you as an artist, that you’re going to get more successful as an artist versus trying to focus on chart success. It’s interesting because there are some deejays that have insane chart success, but they’re not getting booked. And that’s because people want people, people don’t want success. People don’t buy tickets for success. They buy a ticket to have an experience and to be part of an idea. That’s what Kapuchon should be a constant reminder of it, not just to me, but to my team, to my fans and to everyone I work with.
Can we expect some collaboration in the future?
There will be lots of collaborations…from some different perspective.
Maybe with Nicky? I know that you like to work together…
Maybe! I think the most important thing I see about Nicky this year compared to the last few years is that this year he also turned it around. He was also like in the industry doing the industry thing. And last year, he really made a big deal with Protocol Radio. He really took everything personal. He put lots of his personal time into creating the gaming thing, into creating relationships with the fans, communication, all this stuff. Nicky, actually is an inspiration for me to see. I think bigger DJs and producers should be handling their relationships, not just teachers and producers, but promoters, event organizers, venue owners, because it really brings the people together. And when see how close the people are together, we can do insane things.
And what can we expect from next months?
Next month there’s no release, which from January we’re planning to release a song every five weeks.
Wow! A lot of songs.
Yeah, a lot of songs. But again, it’s nice because we’re not focused, so we’re just trying to create cool music and to slowly create a community of people that like the same music. That’s the big change. It used to be about getting in the top ten Beatport chart and now it’s about getting a direct connection with maybe it’s not going to be a thousand people. Maybe it’s going to be three people. I want to have a connection with those three people. I rather have three people with a connection than ten thousand people. And I have no clue what the fuck’s going on.
Thank you so much for this interview, can’t wait to listen to your music as soon as possible.