Electronic Labor Day: era nato tutto il primo maggio di quest’anno, quando la scena legata alla club culture in Libano aveva creato una gigantesca maratona di 72 ore per sensibilizzare sulla situazione difficilissima – causa CoVid – della scena locale. Ciò che era importante era che gli aiuti fossero indirizzati prima di tutto agli anelli più deboli della catena: non manager e promoter, non i dj, ma baristi, addetti alla sicurezza e alla pulizia, driver, personale tecnico. Una bellissima iniziativa.
Il problema è che sul Libano, e su Beirut in particolare, in questo pessimo 2020 è caduta un’altra disgrazia di dimensioni terribili. Ne avevamo già parlato qui, con la Morphine del libanese (ma anche un po’ italiano) Rabih Beaini subito ad attivarsi. La solidarietà però è stata globale, Beirut e il Libano ce l’hanno nel cuore veramente in tanti (…non chi li governa, purtroppo, e questo già da anni, decenni) e non può essere un caso.
L’Electronic Labor Day si è riattivato, ha trovato la collaborazione di Beatport col suo ReConnect, e stavolta ha coinvolto davvero artisti su scala globale. Una diretta di 12 ore non stop, 100 artisti, 8 sale virtuali. Si parte tra poche ore. Qui trovate lo schedule ufficiale, diviso per sale ed artisti (gli orari sono indicati secondo l’ora di Beirut: praticamente +1 rispetto all’Italia, si parte alle 13). Ci sono le mega-stelle (Carl Cox, Luciano, Amelie Lens, Derrick May, Luciano, Kölsch, David Morales, Roger Sanchez, Umek, Skream, Darius Syrossian…), c’è pure un solidissimo drappello di italiani (Stefano Noferini, Agents Of Time, Lollino, Francesca Lombardo, Lorenzo De Blanck, David Di Sabato, Skizzo), in generale c’è un mare di gente. Come giusto che sia. Come Beirut merita.
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