Nel momento in cui scriviamo queste righe, ancora non è chiarissimo come si riapra, per quanto riguarda le discoteche e il ballo: accade veramente da domani 11 febbraio? Al 50% di capienza? 75% se outdoor (ma che outdoor vuoi fare a febbraio)? Con le mascherine in pista, o senza?
Boh.
Il fatto che queste domande siano ancora sospese in aria, senza risposta, a meno di 48, anzi, ormai 24 ore dalla riapertura effettiva dopo la serrata per legge, racconta un po’ di cose: da un lato la solita sciatteria ed irritante noncuranza nei confronti del ballo, dall’altro la consapevolezza – molto realistica – da parte del Governo che le limitazioni saranno comunque rispettate alla cazzo di cane. Come del resto già successo, in vari momenti degli stop o delle limitazioni pandemiche dal 2020 ad oggi.
Già: senza nascondersi dietro un dito, da un lato chi ci governa si è comportato in modo pessimo verso un intero settore, anzi, verso un intero modo e mondo di vivere il tempo libero; dall’altro il settore stesso appena ha potuto ha infranto le regole, le ha interpretate in maniera astutamente (canagliescamente?) estensiva, e comunque in generale ha dimostrato di non essere unito, di non sapersi organizzare, di non volersi organizzare, di non riuscire a fare fronte comune nemmeno in un momento di necessità – in una parola, di non essere serio, di non sapere fare i conti con se stesso, con i propri difetti, con le proprie mancanze. Alla politica, tutto questo è stato chiaro dal giorno uno. C’è chi ha agito con più coscienza (per scelta, o per necessità); c’è chi se n’è sbattuto, e ha fatto un po’ tutto quello che si poteva fare, così come c’è anche chi ha attraversato entrambe le fasi, alternandole a seconda dell’umore, a seconda delle circostanze, a seconda anche dell’irrazionalità. Ma vabbé: ne abbiamo parlato mille volte. Anche pochi giorni fa – ed è un articolo quello linkato che è stato letto tantissimo, ma non commentato (fosse anche solo per smentirlo, per contestarlo, per stroncarlo) proprio dalle persone a cui era rivolto.
In un mondo ideale, sarebbero temi su cui riflettere per costruirci sopra un futuro migliore. In un mondo reale, ora la priorità è un’altra. E tocca tutti: promoter onesti e promoter furbi, dj bravi e dj fuffa, clubber appassionati e semplici occasionali, underground e commerciali. Tutti. Tocca veramente tutti.
Sissignori. Perché la priorità a partire da venerdì 11 febbraio 2022, a partire comunque da quando verrà a cadere il divieto di ballare e si potranno tornare ad aprire i dancefloor, sarà: non avere paura.
Non. Avere. Paura.
Non.
Avere.
Paura.
Partiamo dal basso – che poi è quel “basso” che rende possibile la magia del clubbing, più di qualsiasi altra cosa, quindi in realtà è un “altissimo”, è il vertice e l’architrave di tutto: il pubblico.
Amiche, amici: non abbiate paura di uscire di casa. Partiamo da questo.
Non abbiate paura di abbandonare il divano, e Netflix.
Non abbiate paura di trovare a farvi un po’ di coda per entrare.
Non abbiate paura di pagare il biglietto d’ingresso, non ne va del vostro onore non essere (più) in lista.
Non abbiate paura di non divertirvi se i free drink in linea di massima non ci saranno come prima.
Non abbiate paura se il dj che sta suonando non è uno che “fa figo”.
Non abbiate paura se il dj che sta suonando è il resident, che finalmente torna “a casa” (e quindi sarà motivatissimo).
Non abbiate paura di scegliere chi fa un prezzo d’ingresso onesto – non gratuito, di quello invece dovete avere paura, ma onesto.
Non abbiate paura di non scegliere chi secondo voi ci sta facendo la cresta sopra, chiedendo invece un obolo eccessivo per non esserci. La spirale inflattiva dei costi attorno al clubbing nasce non solo per l’avidità dei dj, delle agenze, dei mangament, dei promoter, di chi volete voi, ma nasce anche e soprattutto perché noi abbiamo iniziato a pagare troppo e considerare sempre e solo i soliti nomi.
Non abbiate paura di andare verso il dancefloor per conoscere persone, e cercare il partner di una vita o anche solo di una sera. E’ più divertente – e più affidabile – che farlo su Tinder o Grindr, fidatevi. E di solito hai pure in sottofondo una musica non male.
Non abbiate paura di essere gentili verso chi per due anni non ha quasi potuto lavorare.
Non abbiate paura di perdonare chi in questi due anni ha fatto il furbo, bisogna avere comprensione; ma non abbiate nemmeno paura di favorire e preferire chi invece sapete che non l’ha fatto per nulla, ed ha cercato di giocare onesto.
Non abbiate paura di scegliere.
Non abbiate pura di decidere.
Non abbiate paura di andare contro le mode, se vi fa stare bene, o di tuffarvi completamente in esse, sempre se questo vi fa stare bene. In una parola: non abbiate paura dei vostri gusti, siatene orgogliosi, consapevoli ed orgogliosi. Sì.
E se per caso non siete solo clubber, ma siete anche dj o promoter o…
…ecco, anche per voi ci sono molte cose di cui non dovreste avere paura, e di cui invece avete maledettamente avuto paura già quando ancora la pandemia non c’era, oh sì che ne avete avuta, non fate finta di no.
Non abbiate paura di non perderci dei soldi, se siete promoter, soprattutto promoter di un certo livello.
Lo ripetiamo, perché forse non avete capito e vi è sfuggito un “non“: non abbiate paura di non perdere dei soldi, di stare attenti agli equilibri economici. Fatevela tornare, quella cazzo di paura di andare sotto di svariate migliaia di euro. Fatevela tornare sì.
Arriviamo da un decennio in cui un sacco di promoter pur di avere “quel” nome, “quel” dj, “quella” serata si sono fatti semplicemente prendere per il collo, accumulando debiti su debiti, con la mentalità del giocatore d’azzardo terminale che continua a puntare sul banco pensando che prima o poi arriverà la giocata che lo fa svoltare. Vi sveliamo un segreto: non accade quasi mai. E comunque, il banco vince sempre, nel momento in cui tutte le tue speranze dipendono da lui.
Non abbiate però paura di guadagnare poco, di guadagnare il giusto.
Perché ad un certo punto a molti questa paura è venuta, diciamolo, a certi livelli: se guadagno 500/1000/2000 euro in serata sono ormai un fallito? Non vale più la pena sbattersi? Sto sbagliando tutto? Non abbiate cioè paura di non guadagnare, in una sera, quello che un operaio guadagna in un mese o, in qualche caso, in sei mesi o un anno. Quando questo accade, quando guadagnate secondo gli attuali, drogatissimi standard di mercato, è una anormalità e un po’ una ingiustizia, e non una cosa che “vi spetta”: ehi, col cazzo che vi spetta. Perché se guadagnate suonando musica o organizzando serate fate un lavoro bellissimo, che dà una soddisfazione infinita, e sarebbe in realtà giusto guadagnaste economicamente abbastanza poco rispetto alla media, non il contrario: perché la soddisfazione non vi arriva dai soldi, ma dalla libertà e dalla fortuna di poter lavorare e guadagnarsi da vivere con le emozioni più belle, vostre e delle persone che vengono lì per voi.
Non abbiate paura, se siete dj, dj di un certo livello, di ammettere che da troppo tempo lo facevate solo per i soldi, e per l’ego, e non per la musica. Sempre se così stavate facendo (nel vostro intimo, sapete voi come stanno le cose).
Non abbiate paura poi, se siete dj, di ammettere che se veramente lo faceste sempre e solo per la musica allora, beh, allora non avreste alcune invidia troppo bruciante verso colleghi più fortunati o più paraculati di voi. Zero proprio. Un po’ di senso di fastidio, quello sì; ma poi suoni di fronte anche solo a trenta persone un brano bellissimo, e ti passa tutto, non ci pensi più.
Non abbiate paura, se siete dj, di chiedere però il giusto: il promoter o il proprietario del club guadagna grazie a voi, la gente viene sul dancefloor per quello che fate voi. Per la vostra stessa presenza. Per le ore che avete speso ad ascoltare dischi, e ad imparare come metterli. Potesse, il promoter o proprietario, starebbe lui al posto vostro. Ma non può. O non vuole. Per mille motivi.
Ma ancora, proseguiamo. Non abbiate paura, se siete dj e ormai siete un nome forte che fa guadagnare migliaia di euro se non decine di migliaia al promoter con la sola vostra presenza in una singola sera, di usare questo vostro cazzo di potere contrattuale per imporre al promoter di pensare prima di tutto alla musica, alla cultura ed allo stare bene collettivo, e non al conto in banca (suo o vostro), alla bamba, alla figa, al cazzo, allo spennare i propri clienti. Siate noiosi, cari dj ricchi, famosi e potenti, sì, siatelo: iniziate a pretendere dai promoter che vi cercano di fare le cose per bene, di rispettare il suono, di rispettare la ricerca e il contenuto culturale di quella faccenda chiamata club culture (…glielo dovete, alla club culture: se siete diventati ricchi, famosi e potenti è grazie a lei, non solo e non tanto per la vostra bravura. Sbattetevi un po’ per lei). Non abbiate paura, se siete dj di successo, di mandare affanculo agenti o management che invece di rendervi più felici vi rendono solo più nervosi e stanchi, anche se più ricchi ed idolatrati.
…ma ne abbiamo da dire ancora. Non è finita, sono ancora tante le paura da non avere più, nel mondo “nostro”.
Non abbiate paura, se siete promoter, di prendervi dei rischi nell’innovare, nel proporre contenuti inediti, di rottura. Il ballo è diventato un fenomeno enorme (e remunerativo) soprattutto nel momento in cui si poneva come qualcosa di diverso e di rottura rispetto alla “normalità”, è così che è entrato nel cuore delle persone (ed è così che potete vincere la nuova concorrenza del divano-con-Netflix).
Non abbiate paura, se siete promoter, di non riuscire mai ad arrivare a quella Champions League in cui potete chiamare i “soliti noti”: si gioca del calcio bellissimo e c’è del tifo appassionato anche nelle leghe minori. E se per stare in Champions League dovete dissanguarvi, ne vale veramente la pena? Solo per il sogno di poter un giorni guadagnare come dei pazzi e cambiare SUV ogni sei mesi, addirittura senza prenderlo in leasing?
Non abbiate paura, se siete promoter, di essere prima di tutto fieri di quello che fate. Non abbiate paura, se siete promoter, di essere prima di tutto felici di quello che fate, perché non avete nulla da nascondere – nemmeno alla Guardia di Finanza – e il vostro ruolo è rendere felici le persone.
Non abbiate paura, se siete promoter, di fare serate di reggaeton, se questo rende felice il “vostro” pubblico in pista e pure voi stessi.
Non abbiate paura, se siete promoter, di fare serate di trap, se questo rende felice il “vostro” pubblico in pista e pure voi stessi.
Non abbiate paura, se siete promoter, di fare serate di commerciale, se questo rende felice il “vostro” pubblico in pista e pure voi stessi.
Non abbiate paura, se siete promoter, di fare serate in cui non c’è né il reggaeton, né la trap né la commerciale, se sono generi che vi fanno schifo al cazzo.
Non abbiate paura, se siete i baristi, di sorridere alle persone. Hanno bisogno del vostro sorriso.
Non abbiate paura, se siete i baristi, di mandare affanculo capi che vi sfruttano e trattano male, perché in questo momento hanno maledettamente bisogno di voi, gente come voi ce n’è poca, quindi hanno l’obbligo di trattarvi bene (…e se trattano male voi, vuol dire che trattano male chiunque: e questa vibrazione nell’aria terrà lontano il pubblico ben presto, da quel determinato posto, e vi ritroverete a breve senza lavoro).
Non abbiate paura, se siete ragazze immagine, di non farvi trattare più come pacchi postali, come pezzi di carne: il vento è cambiato, finalmente la rappresentazione della donna come oggetto da dare in pasto agli allupati inizia ad essere percepita per quello che è – una tristezza mai vista, una tristezza subumana.
Non abbiate paura, se siete ragazze immagine o PR, di essere eleganti e di classe, estrosi e pieni di personalità.
Non abbiate paura di essere fieri della serata per cui lavorate (e così viene più naturale tirare fuori la propria personalità).
Non abbiate paura di scegliere voi per chi lavorare: chi lavora un tanto al chilo e per chiunque, si tratti di ballare su un cubo o di smazzare prevendite, ha fatto il suo tempo ed è solo una rifrazione di un periodo di vacche grasse imprenditoriali che non tornerà più.
Non abbiate paura di capire se tanto alcool vi fa stare meglio o peggio, se pensate a voi stessi non solo nel weekend ma in tutta la settimana.
Non abbiate paura di capire se le droghe vi fanno stare meglio o peggio, se pensate a voi stessi non solo nel weekend ma in tutta la settimana.
Non abbiate paura di vivere.
Non abbiate paura delle emozioni sane e sincere.
Non abbiate paura di esplorare.
Perché stiamo ripartendo.
Stiamo ripartendo quasi da zero, pensa un po’, chi l’avrebbe mai detto.
Per due anni il ballare non è stata una routine. Per due anni il ballo è stato vietato, è stato nemico, è stato bandito.
Il ballo è libertà.
E’ uno sfogo col sorriso e con la gioia.
E’ l’emozione di uno sguardo o di un contatto di pelle.
E’ rapporto stretto con la musica, con le sue declinazioni, con l’arte.
Sì, il ballo è prima di tutto libertà. E’ felicità.
…perché averne paura?
Perché?
Buona ripartenza a tutti. Tutti, davvero. Nessuno escluso. Perché è di tutti che abbiamo bisogno.
Ci si vede sul dancefloor.
..se non ne avrete paura.
PS.
E se per caso siete giornalisti e volete raccontare il clubbing, non abbiate paura di essere critici ed analitici in profondità: se le cose sono andate un po’ a schifìo è anche perché lo si è stati troppo poco, dal 2000 ad oggi. Ma al tempo stesso, per favore, non abbiate paura di essere presi bene, inclusivi, tolleranti, positivi. Le due cose possono e devono coesistere con un equilibrio nuovo, maturo, più maturo. Di quelli che “la sanno lunga” e sanno solo criticare, beh, è pieno il mondo; ma quelli che “la sanno lunga” e sanno solo criticare di solito non vanno (più) a ballare, sono nei club più per lamentarsi che sorridere, e la musica la usano più come scusa per nascondere le proprie frustrazioni e le proprie insicurezze invece che come elisir per stare bene, per vivere bene, per sognare più forte. Peggio per loro, no?