Ogni tanto accadono dei giri strani. E quello che riguarda Vincenzo Ramaglia è, apparentemente, strano forte: come possa un diplomato in Composizione nella prestigiosa Accademia di Santa Cecilia finire fra le fauci artistiche del (in apparenza) truce Venetian Snares è una domanda notevole. Ma è una domanda che nasce dal pregiudizio che il mondo della musica classica sia fatto di persone completamente impermeabili a tutto ciò che classico non è. “E’ ancora così sotto molti aspetti”, ci racconta Vincenzo, “soprattutto tra chi viene fuori dagli studi secondo il vecchio ordinamento, quello lungo dieci anni”. Ma più volte abbiamo sottolineato come nelle sfere della classica contemporanea in realtà si muovano stimoli molto interessanti, che in modo consapevole o ancora più spesso inconsapevole hanno un cammino comune con la migliore elettronica “intelligente” (…sì, anche quella da dancefloor).
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La strada di Vincenzo Ramaglia è però consapevolissima. Prima di tutto certe cose sono sempre state nei suoi ascolti: a partire, ci racconta, da m-Ziq alias Mike Paradinas, il vate della Planet Mu, ovvero il primo a rimettere mani sul materiale dell’album di Vincenzo “La Parole” uscito un paio d’anni fa, o anche Venetian Snares (“Ho sempre ammirato tantissimo il suo modo di lavorare sulle ritmiche, senza contare di quando ha trattato anche la musica classica frammentandola a modo suo”). Un disco, “La Parole”, che grazie anche alla scelta di affidarsi ad un ufficio stampa inglese non del giro della classica ma del giro “nostro” ha iniziato a guadagnarsi dei fan insospettabili. Tipo, appunto, Paradinas. E’ così che è partita una serie di remix davvero di livello altissimo: Shigeto, Emika, il già citato Venetian Snares, sua santità Alva Noto. Hai detto nulla. Tutta gente che a Ramaglia non doveva dei favori e che né Ramaglia conosceva prima di persona: tutti semplicemente conquistati dall’intensità e dalla particolarità di “La Parole”, notevole album di decostruzioni/ricostruzioni sonore creato assieme alla versatilissima ed affilatissima voce di Laure Le Prunenec (ex voce anche dentro IGORRR, un progetto meravigliosamente metal-apocalittico-sperimentale).
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Bene: la serie di remixer di assoluto prestigio continua. Noi siamo onorati di presentare in anteprima il prossimo, visto che vede protagonisti uno dei progetti che amiamo ed ammiriamo più in assoluto – i Plaid. La loro reinterpretazione di “La Parole 3” è tanto rispettosa verso la versione originale quanto profondamente “plaidiana”, segno di quanto non sia stato un remixino fatto per onor di firma (e di firma sull’assegno) ma una scelta convinta. Continua insomma questa storia bizzarra di un musicista di estrazione 100% classica che, ad un certo punto, fa strada nell’elettronica come pochissimi altri artisti di casa nostra. Una bella anomalia. Ma siamo convinti che altre teste ed alti talenti del genere si annidino fra gli interstizi della classica stessa, o della scena jazz.