Dancity è sempre stato una delle perle più belle nel panorama degli eventi “nostri”, in Italia: uno di quelli a fare lo scouting migliore e più coraggioso, uno di quelli capace di anticipare mode e trend (senza inseguirli semplicemente mai), uno di quelli fiero delle proprie scelte. Chiaro, fare così è il modo migliore per complicarsi la vita: offri cose bellissime quando ancora non sono monetizzabili abbastanza, o offri quelle che non lo saranno mai. Eppure, rimboccandosi le maniche, con una cocciutaggine meravigliosa, ormai è più di un decennio che il festival umbro porta avanti il suo discorso. E lo porta in un contesto perfetto: Foligno è accogliente, ma da quando è arrivato Dancity a portare un’attitudine nuova, fresca, di ricerca, di coraggio, di contemporaneità internazionale ad alti livelli, ha fatto davvero un salto di qualità – è l’effetto dell’indotto delle idee, dell’innovazione, delle energie creative. Un indotto che nelle più grandi capitali europee è oro, un indotto su cui Milano ha costruito il suo decennio magico, un indotto che però in molte, moltissime, anzi troppe parti d’Italia non è capito, non è sfruttato, è addirittura mal sopportato in qualche caso. Storia vecchia. Inutile tornarci sopra.
Quel che conta è darsi da fare. E a Dancity, stando sempre attenti a non fare il passo più lungo della gamba, lo fanno. Quando c’è stato da fermarsi, si sono fermati; quando c’è stato da aspettare, come quest’anno anche per la concomitanza con le elezioni per capire i nuovi assetti istituzionali, visto che un festival così intensamente “cittadino” devi farlo in armonia con tutte le componenti della città, l’hanno fatto. Risultato finale, per questo 2019, è una (semi) trasmutazione: Dancity è diventato Dancity Winter, ha cambiato periodo stagionale e ha deciso anche di concentrarsi esclusivamente, come spazi, proprio sul centro di Foligno. Una formula simile a quella di un’altra istituzione della regione, quel moloch che è Umbria Jazz, che ha avuto la felice intuizione di creare una propaggine invernale, Umbria Jazz Winter, che ha impreziosito i giorni di Capodanno in primis ad Orvieto e da esperimento azzardato è diventato appuntamento irrinunciabile.
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Siamo curiosi di sapere cosa ci sarà in line up il 26, 27, 28 dicembre, in questo neonato Dancity Winter. Oggi infatti c’è solo l’annuncio delle date, con questa scelta “natalizia” interessante, e del primo nome in cartellone – ne seguiranno molti altri. Il primo nome comunque è, ovviamente, di spessore, e rientra in quel filone che a Dancity c’è sempre stato di celebrazione degli eroi storici della musica più seminale. Stavolta tocca a Michael Rother: ex Kraftwerk, ma anche fondatore dei NEU! E di Harmonia, nonché collaboratore con artisti del calibro di John Frusciante, Steve Shelley Il batterista dei Sonic Youth), Paul Weller, Josh Klinghoffer e mille altri. Porterà a Foligno il suo universo sonoro che si estende dal krautrock al minimalismo fino a Brian Eno (con cui Rother, nota bene, ha pure collaborato negli anni ’70), con un piglio che negli anni ha influenzato una vastissima pletora di artisti di spessore (da David Bowie agli Autechre, per intenderci, passando per i Radiohead).
Foto di Luigi Pica