Daniel Wang è uno di quelli che c’erano già quando la maggior parte di noi ancora giocava con le macchinine, eppure ha ancora un sacco da dire, non solo musicalmente. Ha girato mezzo mondo e attraversato un sacco di scene diverse, sempre con una curiosità, un estro e una cultura fuori dal comune: basta leggere, in questa intervista, come concluda una risposta in cui sfoggia una conoscenza invidiabile della scena italiana dicendo “Sorry, I wish I knew more” per capire come tra le cose che rendono un artista interessante sia imprescindibile un desiderio insaziabile di conoscenza. E il sapere di Daniel Wang non si limita alla musica: i suoi pensieri sono un piacere da leggere a tutto tondo, dall’arte alla moda alla società.
Possiamo dire che tu abbia fatto un gran bel viaggio finora, attraverso un sacco di paesi diversi, di decenni diversi e di stili musicali diversi. A che punto del viaggio ti senti in questo momento?
E’ vero, se guardo ora alla mia vita da fuori, sembra un viaggio piuttosto lungo, soprattutto dopo che mi sono trasferito a Berlino nel 2003 e ho iniziato a girare davvero tanto per il mondo. E’ un po’ uno shock per me, perché il djing mi sembra ancora un mestiere musicale solo per metà. La maggior parte dei dj non suonano nemmeno uno strumento ne cantano, ma portano ore e ore di musica a masse festanti di persone… Onestamente, sento di star entrando finalmente in una fase più matura. Fino al 2003 o al 2006 stavo semplicemente sperimentando un sacco con i suoni ma non pensavo in maniera profonda alla composizione. Il djing crea la cattiva abitudine a pensare troppo a loop+groove+textures sonore e non abbastanza agli aspetti realmente importanti della musica: le emozioni, gli accordi o i temi melodici o il contrappunto negli arrangiamenti. Ma vivere in Germania e sopravvivere a lunghi inverni tranquilli mi ha fatto pensare più profondamente alle strutture e ai contorni essenziali che definiscono la musica “indimenticabile”, per cui mi sento pronto a produrre più musica in questa direzione, negli anni a venire.
E più in generale, considerando tutte le evoluzioni che hai attraversato nella scena clubbing, cosa pensi della situazione attuale? Pensi che questo sia un momento positivo nella storia della musica dance, dal punto di vista della creatività?
E’ difficile dare un’opinione generalizzata, perché come l’universo dopo il “big bang” della Disco e del JazzFunk negli anni ’70, il mondo della dance music ora consiste di molti piccoli micromondi e dimensioni parallele, haha! Di sicuro credo che niente sia davvero paragonabile al periodo dal 1976 al 1983, e forse ancora a quello dal 1988 al 1993, per un momento. Ero più ottimista qualche anno fa quando la NuDisco è diventata un “movimento” semi-ufficiale e Todd Terje ha fatto “Inspector Norse”. Ma ogni settimana mi arrivano link di Soundcloud di tracce fatte sui laptop e suonano TUTTE simili. Quando milioni di giovani dj/produttori sembrano aspirare a così tanta conformità e mediocrità…come se si sforzassero tutti di suonare uguali, senza creatività, senza una personalità propria o delle motivazioni musicali. Mi sento come se la DanceMusic nella sua interezza fosse quasi a un punto morto. E trovo “Get Lucky” dei Daft Punk piuttosto brutta, per essere onesti. Certamente Nile Rodgers è grandioso alla chitarra, ma la produzione e la composizione sono piatte, senza tensioni o dinamiche, suona come un loop su un laptop, ma con un chitarrista famoso, tutto qui.
Hai vissuto in quasi ogni continente, ma ora vivi a Berlino da un po’ di tempo. Sei ancora soddisfatto della vita lì? L’hai vista cambiare in questi anni, e come pensi sarà nel giro di un paio d’anni? Pensi che le nuove regole della GEMA cambieranno la scena locale in qualche modo?
Le nuove regole della GEMA…beh, forse avrai sentito che abbiamo evitato la crisi peggiore, ma solo per un po’. Le nuove regole sono state “posposte” (spostate al 2014?). Io ho sempre usato vinili e i miei CD per cui non ho mai avuto problemi, ma alcuni dei miei amici sono andati a suonare a Berlino coi laptop e hanno ricevuto una multa di 100 o 200 Euro dalla GEMA! Scioccante. I club però ora stanno lavorando normalmente, per il momento. Penso che la qualità della vita a Berlino sia da giudicare relativamente ad altre grandi città. Gli affitti in alcune parti della città sono diventati cari, ma non dappertutto. Nei quartieri più cari – Mitte, Prenzlauerberg, Friedrichschain, Kreuzberg – gli affitti sono comunque molto più abbordabili che a Parigi, Londra o New York, ma non ci sono abbastanza appartamenti, perché tutti da ogni parte del mondo vogliono trasferirsi lì. Penso che Berlino stia ancora cambiando forma, ma sono ottimista al riguardo. E il ruolo del multiculturalismo a Berlino è enorme. Ci sono così tanti ottimi ristoranti, negozi, cibo eccellente ovunque, molto più facile da trovare che a Londra o a Parigi, forse perché c’è uno sforzo attivo volto all’integrazione degli immigranti non tedeschi. A me sembra che questo sia il grosso problema dell’Italia. Le dimostrazioni pubbliche di razzismo verso i neri e gli Arabi, e altre minoranze, sono semplicemente maleducate e provinciali. I calciatori e la gente che tira banane alle persone africane danno un’impressione DAVVERO cattiva dell’Italia. Vorrei dire questo ai lettori italiani, e immagino che i lettori di Soundwall probabilmente la penseranno come me su questo argomento. Ma tornando a Berlino – la cosa ironica è che visto che c’è gente che come me ne parla così bene, crea quest’aura di hype e una forte pressione per la città, che continua ad attrarre sempre più giovani che inseguono questo sogno berlinese…
La tua musica sembra essere focalizzata più sulle melodie e sulle strutture armoniche che sui beat e sul campionamento: come descriveresti una “buona” melodia, o, in generale, quello che consideri “buona” musica?
Wow. Questa è davvero una grande domanda ma credo in una risposta davvero universale. La “buona musica” ha complessità e sfumature ed espressività…una bella linea melodica è come una linea elegante su un quadro, è la schiena nuda di una bella donna o di un bell’uomo, come un uccello nel cielo, le onde nell’oceano. Una buona sezione ritmica e un buon accompagnamento sono i colori, le forme…può essere matematico e geometrico come le fughe di Bach, può essere espressivo e argento e blu come i pezzi brevi di Debussy, può essere gran quantità di fuoco rovente e venti tempestosi come “Getaway” della Salsoul Orchestra o “Magic Bird of Fire” di Stravinsky. La mia sensazione, onestamente, è: è difficile dire a molti dei grandi nomi del djing che la loro musica è davvero noiosa perché la maggior parte dei dj, che se ne rendano conto o no, sono presi dal proprio egoismo e non sentono la musica come un fatto di natura e cultura, ma piuttosto come strumenti per eccitare il pubblico in modo da nutrire il proprio ego, il che non è troppo diverso dai discorsi dei dittatori fascisti. Perciò hai questi “techno raves” con 2000 o 10000 persone, tutte sotto effetto di droghe che ascoltano rumore senza pensiero, e il dj diventa un eroe. Nonsense. Ma in musica, credo che l’incontro di Africa ed Europa crei magia. Mi riferisco ad artisti afro-latini come Celia Cruz, o molti artisti afroamericani come Chaka Khan o Kool & The Gang. Ma anche artisti europei che riescono ad accettare l’importanza delle percussioni e dell’improvvisazione: ci sono persino alcuni tedeschi, come Andreas Vollenweider e Manuel Gottsching. Forse suonerò accademico, ma “buona musica”, per me, significa tutto ciò che ti insegnano nelle scuole di musica: l’emozione, l’espressività, la sfumatura, l’articolazione. Nella cultura musicale dance, l’elemento ritmico la rende speciale però, e a volte anche il contrasto tra l’umano e il meccanico.
Cercando un po’ di info su di te non ho potuto fare a meno di notare il Theremin nella lunga lista di strumenti che usi nelle tue produzioni. E’ davvero *così* difficile da suonare? Lo usi ancora?
Certo, lo uso ancora, e lo userò molto di più nelle prossime produzioni. Non è COSI’ difficile! Voglio dire, non è come un piano, un piano può essere suonato in maniera puramente meccanica, anche da una persona quasi sorda (con un sacco di pratica). Un Theremin è come un violino o un trombone: dipende completamente dall’orecchio di chi lo suona. Dipende anche da quanto è complicato il pezzo da suonare. Alcune persone sanno suonare la chitarra per gli accordi semplici di una canzone rock, altre sanno suonarci melodie di Chopin. Ma entrambi sono corretti. Un Theremin può anche suonare melodie complesse o linee di basso jazz, per cui dipende dall’uso che se ne fa e dal contesto. Però è vero che può suonare una sola per volta, per cui credo che in qualche modo il piano o la chitarra siano più difficili.
Ho letto anche che eri in qualche modo coinvolto nella scena vogue negli anni ’90: come la descriveresti a qualcuno che non c’era all’epoca?
Non ero davvero coinvolto direttamente e profondamente nella scena Voguing a New York. Ma sono stato a qualche evento, ho conosciuto un po’ di amici afroamericani che mi hanno più o meno adottato e mi hanno insegnato molto delle loro vite e dei loro stili di ballo, e per me questo è stato un privilegio speciale, poterli osservare e a volte anche unirmi a loro, come un insider. Nei miei anni all’università ho imparato a rispettare e ammirare davvero molti aspetti della cultura afroamericana, il loro contributo è importante e incredibile, e ho anche avuto alcuni ragazzi neri bellissimi, ma il ballo e il voguing erano qualcosa di realmente spirituale, non sessuale o egoista in alcun modo. La scena vogue/ballroom non era affatto gentile, a volte era davvero vanitosa, o persino aggressiva, o semplicemente nichilista (nessun interesse nella vita reale al di fuori del dancefloor!). Ma era profondamente queer, e onesta. Per riassumere, direi: il voguing è un LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO, un codice che è condiviso dagli insider come un modo di comunicare. Madonna non è stata in grado di copiarlo, anche se balla davvero bene, credo. Il mio amico e istruttore Muhammad Omni – lui e io prendevamo la metropolitana di notte e ballavamo insieme sui treni vuoti. Quello era qualcosa di meraviglioso e magico.
Una scena ispirata da suoni disco è stata in qualche modo sempre viva. Penso non solo a te ma anche ad artisti come Todd Terje, Lindstrom e Prins Thomas, I-F e così via, ma ultimamente sembra che stia crescendo fino a essere la “big thing” di questo momento: perchè pensi che stia succedendo proprio ora?
Ha ha! Vecchia domanda! La scena “nu-disco”… penso di dover rispondere: DISCO NEVER DIED! Tutti quei norvegesi facevano queste cose già nel 1999, li ho conosciuti tutti nel 2001-2004, siamo ancora amici. Il pubblico nota la scena andare e tornare dalla popoarità di una o due tracce di Todd Terje o dei Daft Punk, ma la gente come me, e migliaia di altre persone queer, dj, ballerini, ci vive all’interno da forse venti o venticinque anni. Non è arrivata o se ne è andata, c’è semplicemente sempre stata. Mi spiace, è una risposta così clichè!
Tra quelle che possiamo considerare le tue ispirazioni, l’Italia e l’Italodisco sono sicuramente tra le più importanti: puoi suggerirci qualche gemma nascosta che potremmo esserci persi degli anni dell’Italodisco?
Oh, non conosco davvero alcuna perla nascosta speciale dell’Italo. A New York, posso dire che ero uno dei dj nel 1998-2000 che hanno iniziato a suonare Tantra “Tarot suite” o i Gaz Nevada, e che molti altri dj li hanno sentiti da me, conoscevo quelle cose già dal 1994, li avevo trovati nei negozi di dischi usati. Ma non ci sono maxi 12” di Celso Valli speciali, che pure ho. O tracce di Il Discotto. So che ci sono un sacco di dischi italo oscuri e sconosciuti, ma per me oscuro e sconosciuto non è sempre BUONO! ha ha. Solo BUON SOUND e una BUONA CANZONE sono buoni.
Segui ancora la scena italiana? C’è qualcuno che ti piace particolarmente?
Non seguo davvero la scena italiana…non ho nemmeno una connessione Internet a casa! So giusto quello che fanno i miei amici. Gli ovvi vecchi eroi: ho fatto una delle prime interviste in inglese (per una rivista in UK) con Daniele Baldelli attorno al 2005, Baldelli è davvero uno degli originatori, e credo che Beppe Loda sia un dj fantastico, ha suonato al mio parti al SojuBar a Berlino qualche anno fa. Conosco Marcello Giordani perché mi ha venduto un 12” raro, Barricentro, poi mi ha invitato a suonare a un party a Parma – ha una conoscenza incredibile. Anche Spiller, basato a Venezia, ha una conoscenza e una tecnica incredibile, produce gran tracce funky che suono ancora adesso. E il mio amico Dario Bedin (Dax DJ) organizza un bel festival a Vicenza, Jazz Not Dead. Ma non conosco davvero molto altro. Qualcuno mi ha detto che Celso Valli fa dell’orribile techno pop ora – segue ancora la moda del momento! Mi spiace, vorrei conoscere di più…
Il djing è spesso assimilato ad altri rami dell’arte e della creatività, come il fashion design, la cucina, le arti figurative, e così via. Pratichi qualche altra arte oltre al djing e alla produzione? E pensi ci sia qualche forma di performance creativa che sia particolarmente simile al djing?
Hmmm… Personalmente, sì, mi piacciono le piante e il giardinaggio, ho un bonsai di un Juniperus Chinesis sul balcone, e un sacco di piante tropicali a casa, ma non ho un vero giardino. Mi piace cucinare, ma non sono sicuro sia una forma d’arte pura. La mia cucina è un risultato accidentale di aver viaggiato un sacco e di voler ritrovare quei sapori a casa. Come un tipico uomo gay, apprezzo l’arredamento d’interni, ho un sacco di riviste di AD (Architectural Digest). Quando ero più giovane mi interessavo di più della moda ma è diventata meno importante per me. Non sono molto bravo a disegnare, ma mi piace impilare le pietre sulla spiaggia e creare forme interessanti. Sogno ancora di scrivere UN libro davvero buono, un romanzo gay che coinvolga la musica e il ballo. Non sono sicuro che il djing sia una forma d’arte puramente creativa. C’è una sfortunata confusione di questi tempi tra i dj (selezione musicale) e i veri musicisti e i produttori (creazione musicale). Dipende molto dall’acquisto / ottenimento, è anche una forma di consumismo, dipende dalla conoscenza, dall’intelligenza, dal gusto, ma anche dal POSSESSO di alcuni oggetti – vinili, cd, file audio. In questo senso, per me, è più come la decorazione di interni o il fashion styling. E’ usare oggetti che altri artisti hanno creato, combinandoli in un’esperienza estetica più grande. Il cinema (film) è un po’ così, per necessità, perché ci sono troppi aspetti tecnici e fisici al suo interno. Ma di nuovo, credo che tutte le forme d’arte stiano diventando multidisciplinari, cross-disciplinari. Il che non è male, in effetti.
Ultima, obbligatoria, domanda: cosa ci possiamo aspettare da te in futuro? Pensi di venire in Italia presto?
La mia unica data prossima in Italia è a novembre, un matrimonio privato a Milano! Per l’amico che mi ha insegnato a cucinare la pasta a dovere (con l’acqua di cottura, poi l’olio d’oliva e l’aglio). Ho avuto un’ottima serata al Sottomarino Giallo qualche anno fa, peccato abbia dovuto chiudere!!! Aveva un sound e un’atmosfera meravigliosi! Gli eventi davvero underground sembrano difficili in Italia…
English Version:
Daniel Wang is one of those artists that were already around when most of us were still playing with toy cars, but he still has a lot to say, not only about music. He has been almost everywhere around the world and went through a lot of different scenes, always with an uncommon curiosity, inspiration and culture: you just need to see, in this interview, how he shows a deep knowledge of the italian disco scene and then concludes saying “Sorry, I wish I knew more” to understand how one of the key factors in making an artist interesting is a relentless desire for knowledge. And Daniel Wang’s knowledge isn’t limited to music: his thoughts are a joy to read all around, ranging from art to music to society.
You seem to have had quite the journey so far, through a lot of different countries and spanning through many decades and musical styles. At what point do you feel you are right now?
It’s true, when i look now at my own life as an outsider, it seems like quite a journey, especially after i moved to Berlin in 2003 and started really traveling around the world so much. It’s a bit shocking because DJ’ing still seems to me like a half-musical profession. Most DJ’s dont even play an instrument or sing a song, but they bring hours and hours of music to cheering masses of people… Honestly i feel like i’m finally entering a more mature phase. Until 2003 or 2006, i was just experimenting a lot with sounds but not thinking deeply about composition. DJ’ing creates the bad habit of thinking too much about loops+ grooves+ sound textures and not much about the really important aspects of music: emotion, chords or melodic themes or counterpoint in arrangements. But living in Germany and survivng long quiet winters, it made me think more deeply about the essential structures and outlines which define “unforgettable” music, so i think i am ready to produce more music in that direction, in the coming years in my life.
And in general, considering the evolutions in the clubbing scene you went through, what do you think about its present situation? Do you consider this as a positive moment in dance music history, creativity-wise?
it’s hard to make a generalized statement because, like the universe after the “Big Bang” of Disco/ JazzFunk in the 1970s, the dance music world is now many tiny microworlds and parallel dimensions, haha! Of course i think that nothing really compares to 1976-1983, and again maybe 1988-1993, for a brief moment. I was more optimistic a few years ago when NuDisco became a semi-official “movement” and Todd Terje did “Inspector Norse”. But every week, people send me Soundcloud links of tracks made on laptops and they really ALL sound alike. When millions of young DJ’s+ producers seem to aspire toward such conformity and mediocrity… as if they are trying hard to sound the same, without creativity, or their own personality or musical motif – I feel like DanceMusic, on the whole, is almost at a dead end right now. And i find the Daft Punk “Get Lucky” song quite bad, to be honest. Of course Nile Rodgers is great on guitar, but the production and composition are flat, without tension or dynamic, it sounds like a loop on a laptop, but with a famous guitarist, that’s all.
You lived in almost every continent, but now you have been living in Berlin for some time. Are you still satisfied about living there? Did you see it change in these years, and how do you think it will be in the next couple of years? Do you feel like the new GEMA rules will somehow change the scene there?
The new GEMA rules… Well, maybe you heard that we avoided the worst crisis, but only for a while. The new rules were “postponed” (delayed until 2014?). I always used vinyl and my own CDs so i haven’t met problems, but some friends of mine went to gigs in Berlin with their laptops and received a bill for 100 or 200 EUR from Gema! What a shock. But all the clubs are still operating as normal… For the moment. I think quality of life in Berlin is to be judged relative to other big cities. The rents in some parts of the city have become expensive, but not in all parts. In the expensive parts – Mitte, Prenzlauerberg, Friedrichshain, Kreuzberg – the rents are still much cheaper than Paris London or New York, but there are not enough apartments, because everyone from all over the world was trying to move there. I think Berlin is still taking on new shapes, but i am optimistic about it. And the role of multiculturalism in Berlin is enormous. There are so many good restaurants + shops, amazing food everywhere, much easier to find than in London or Paris, maybe because there is some active effort toward the integration of non-German immigrants. To me, that is a big problem in Italy. The public Italian racism against Blacks and Arabs, and other minorities, is simply rude and provincial… The football players and the people who throw bananas at African people make Italy look VERY bad. I would like to say this to Italian readers, and i am guessing that people who read Soundwall probably feel the same way as i do on this topic. But back to Berlin – The irony is only that, because people like me talk about Berlin still so positively, it creates this hype and thus a huge pressure as the city tries to take in more young people chasing this Berlin dream…
Your music seems to be focused more on melodies and harmonic structures than beats and easy sampling: how would you describe a “good” melody or, in general, what you consider “good” music?
wow. That is such a big question but i really believe in a universal answer. “Good Music” has complexity and nuance and expression… A beautiful melodic line is like an elegant line on a painting, it is the naked back of a beautiful woman or man, like a bird in the sky, waves on the ocean. A good rhythm section and accompaniment are the colors, the shapes… it can be all mathematical and geometric like Bach’s Fugues, it can be expressive + silver + blue like the famous short pieces like Debussy, it can be lots of hot fire and stormy winds like Salsoul Orchestra “Getaway” or “Magic Bird of Fire” (orig. Stravinsky). My honest feeling is: It’s hard to tell most big-name DJs that their music is really boring because most DJs, whether they are aware or not, are caught up in their own egoism and do not hear music as facts of nature and culture, but rather only as tools to arouse an audience in order to feed their own ego, which is not very different from speeches by fascist dictators. Thus you get these “techno raves” with 2000 or 10000 people, everyone on drugs listening to mindless noise, and the DJ becomes a hero. What nonsense. But in music, i think the meeting of Africa and Europe make magic. I mean afro-latin artists like Celia Cruz, or so many african-american artists like Chaka Khan or Kool+The Gang. But also european artists who could accept the importance of percussion and improvisation: there are even a few germans, like Andreas Vollenweider or Manuel Goettsching. Maybe it sounds academic, but “good music”, to me, means all those things that they teach you in music school: emotion, expression, nuance, articulation… but in Dance Music culture, the element of Rhythm makes it special, and sometimes the contrast between the Human and the Mechanical.
Looking for some info about you I couldn’t help but notice the Theremin in the huge list of gear you use for producing: is it really *that* hard to play? Do you still use it?
Yes, i still use the theremin, and i will use it much more in the upcoming productions. It is not THAT difficult! i mean, it is not like a piano, a piano can be played purely mechanically, even by an almost deaf person (with a lot of practice). A theremin is like a violin or a trombone: it depends completely on the ears of the player. It also depends on how complicated the piece of music is. Some people can play the guitar for simple chords of a rock song, other people can play Chopin melodies on a guitar. But both are correct. A theremin can also play complex melodies or even jazz basslines, so it depends on the use and the context. But it can only play one note at a time, so i think guitar or piano are harder, in a way.
I also read you were somehow involved with the vogueing scene in the ’90s: how would you describe it to someone that wasn’t there back then?
I wasn’t really directly deeply involved in the Voguing scene in New York. But i went to a few events, met a few Afro-American friends who sort of adopted me and taught me a lot about their lives and their dancing styles, and for me that was a special privilege, to be able to observe and sometimes even join them, as an insider. From my years at university i learned to respect and really admire many aspects of Afro-American culture, their contribution is important and amazing, and i even had a few handsome black boyfriends, but the dancing and voguing were really a spiritual thing, not sexual or selfish in any way. The vogue/ ballroom scene was not all nice, sometimes it was very vain (vanitoso) or even aggressive, or simply nihilistic (not much interest in real life outside of the dancefloor!). But it was profoundly queer, and honest. To sum it up, i would say: voguing is a SECRET LANGUAGE of THE BODY, a code which is shared by insiders as a way to communicate. Madonna could not copy that, although she dances very well, i think. My friend and instructor Muhammad Omni – he and i would ride the subway at night and dance together in the empty trains. That was something wonderful & magical.
A scene inspired by disco sounds has somehow always been fervent, i’m thinking not only about you but also about artists like Todd Terje, Lindstrom & Prins Thomas, I-F and so on, but lately it seems like it’s rising to be the actual big thing: why do you think it’s happening right now and not in another moment?
ha ha! old question! the “nu-disco” scene… I think I have to reply: DISCO NEVER DIED! All these norwegians were into it in 1999 already, i met them all in 2001-2004, we are all friends still. The public world notices it coming and going from the popularity of one or two tracks by Todd Terje or Daft Punk, but people like me, and thousands of other queer people, DJs, dancers, we have been living inside it for maybe 20 or 25 years now. It didn’t come or go, it has always been there. Sorry, such a typical cliche answer!
Among what we can consider to be your main inspirations, Italy and Italo-disco are definitely one of the most important: can you suggest some hidden gems we may have missed from the Italo-disco years?
Oh, i truly dont know any special hidden gems of Italo. In New York, i can say that i was one of the DJs in 1998-2000 who started playing Tantra “Tarot Suite” or Gaz Nevada, and that many other DJs heard it from me, i knew those things from 1994 already, from finding them at used record shops. But there are no special Celso Valli 12″ maxis which i have. Or il Discotto tracks. I know there are lots of obscure/ unknown italo records, but to me, obscure/unknown is not always GOOD! ha ha. Only GOOD SOUND and a GOOD SONG are good.
Do you still follow the Italian scene? Is there someone you enjoy particularly?
i don’t really follow the scene in Italy, I don’t even have internet at home! I just know what my friends do. The obvious old heroes: I did one of the first interviews in English (for a UK magazine) with Daniele Baldelli around 2005, Baldelli is truly an original, and I think Beppe Loda is a fantastic DJ, he played for my party in SojuBar in Berlin a few years ago. I know Marcelo Giordani because he sold me a rare 12″, Barricentro, then he invited me to DJ a party in Parma – he has incredible knowledge. Spiller, based in Venice, also has incredible knowledge and technique, he makes great funky tracks which i actually still play. And my friend Dario Bedin (Dax DJ) does a nice festival in Vicenza, Jazz Not Dead. But i don’t really know much else. Someone told me that Celso Valli makes horrible techno pop now, he is still following the trend of the times! Sorry, i wish i knew more…
DJing is often likened to other branches of art and creativity, such as fashion design, cooking, drawing and so on. Do you practice any other art apart from DJing and producing? And do you feel like there is some form of creative performance that is particularly similar to DJing?
Hmmm. Personally, yes, i do like plants and gardening, i have a Juniperus Chinesis bonsai on my balcony, and a lot of tropical plants at home, but i dont have a real garden. I like cooking, but i am not sure it is a pure art form… My cooking is an accidental result of traveling a lot and wanting to find those flavours at home again. Typical gay man, i do enjoy Interior Decoration (arredementi d’interni), i have a lot of AD magazines (Archit. Digest). When i was much younger i cared more about fashion but it became less important to me. I am not very good at drawing pictures, i like to stack stones on beaches and make interesting shapes. I still dream of writing ONE really good book, a gay novel involving music and dance. I am not sure DJ’ing is a purely creative art form. There is a misfortunate confusion nowadays between DJs (music selection) and real musicians and producers (musical creation). It depends heavily on buying / acquiring, it is also a form of consumerism, it depends on knowledge, wit, taste, but also on OWNING certain objects – vinyl, CD, sound files. In this sense, to me, it is more like interior deco or fashion styling. It is using objects which other artists created, combining them into a larger aesthetic experience. Cinema (film) is a bit like this, by necessity, because there are too many technical and physical aspects in it. But then again, i think all art forms are becoming multi-disciplinary, cross-disciplinary. That is not bad, really.
Final, obligatory questions: what can we expect from you in the future? Any plans to come to Italy soon?
My only upcoming gig in italy is in november… a private wedding (nozze) in Milano! For the friend who taught me how to cook pasta properly (using the water from boiling the pasta, then olive oil & garlic). I had a great time at Sottomarino Giallo a few years ago, unfortunate that it had to close! It had wonderful sound and atmosphere! Really good underground events seem difficult in Italy…