…e questo non lo diciamo noi, ma lo dice lui. Secondo il suo gioioso tweet del 7 ottobre, citiamo testualmente levando i fastidiosi hashtag, “Cinema, teatri e concerti al chiuso ed all’aperto tornano al 100% della capienza“. Ecco qui il tweet originario, se non vi fidate:
Finalmente tutta la #cultura ricomincia a vivere. Dall’11 ottobre #cinema #teatri e #concerti al chiuso e all’aperto tornano al 100% della capienza, ovviamente con mascherina e green pass. Negli stadi e nei palasport per la musica stesse regole dello sport. pic.twitter.com/IhkiyAJuij
— Dario Franceschini (@dariofrance) October 7, 2021
Ora, visto che l’italiano non è – o non dovrebbe essere un’opinione – un sacco di addetti al settore della musica live hanno esultato: “I concerti al chiuso ed all’aperto tornano al 100% della capienza“, più chiaro di così non si potrebbe. No?
No.
Ecco infatti la nota del Ministero della Cultura, arrivata 48 ore dopo:
Onestamente: ce l’aspettavamo, ed agli amici e colleghi del settore l’abbiamo detto fin dall’inizio, commentando la cosa. Improbabile che il mondo dei live venisse scorporato dalle discoteche (per cui la capienza è invece al 50% indoor ed al 75% outdoor). E infatti, questa nota del Ministero lo conferma. Se qualcuno pensava si fosse davvero tornati al 100% per i concerti, tanti saluti e baci: non è così. A meno che non si sia seduti, diamine. Composti. Magari pure ben vestiti, ecco.
Ora, lo sappiamo che in un tweet la sintesi è un obbligo; ma sappiamo anche che essere Ministri significa anche saper usare e dosare bene le parole, visto il ruolo apicale di responsabilità e di visibilità che si occupa. Franceschini per l’ennesima volta dimostra di considerare “cultura” solo le cose che conosce, o peggio ancora solo quelle che gli piacciono: tutto ciò è abbastanza sconfortante. Emerge di nuovo una visione per cui la cultura sia solo quella cosa “da seduti”, un po’ impostata. Una visione del mondo ben precisa. Si può essere d’accordo o meno, l’opinione è libera, ok, ma oggettivamente se si butta il proprio naso al di là dei confini patri e se si considerano un po’ di elementi anche molto prosaici è sempre più evidente come nel ventunesimo secolo (…e in realtà già nel ventesimo, ma non sottilizziamo) la cultura sia un elemento sfaccettato, e lo si trova tantissimo anche in eventi che non implichino una fruizione da sessantaduenne compassato ma siano invece, come dire?, un po’ più dinamici. Un po’ più contemporanei.
Intanto, per gli operatori della musica live – che sono probabilmente quelli che più hanno fatto sforzi per stare sempre nell’alveo della legalità in questi venti mesi, al contrario invece della congrega del ballo e del clubbing – viene servita un’ennesima beffa. Lo stesso vale per chi questa musica live la segue, magari con passione e competenza, e sono tanti: il pubblico, che è pure decisamente numeroso. Non si vive di soli teatri, di soli cinema e di soli jazz club, nella vita e nella cultura, pur con tutto l’amore per teatri, cinema e jazz club (e chi vi scrive ce l’ha davvero, e tanto).
Ci si poteva stare un po’ più attenti.
…ma chissà se a Dario Franceschini, e a chi lo consiglia, questa premura interessa davvero.
ps. Comunque almeno delle scuse per quella monnezza e quello sperpero di soldi pubblici di It’s Art potrebbero arrivare signor Ministro, che ne dice?