In principio era Elita: il tentativo di dare a Milano un festival di musica “avanzata” degno di questo nome. Nella città che raggruppa il maggior numero di discografici, giornalisti, addetti al settore, esperti professionalmente retribuiti, gente fantasticamente sensibile all’ultima moda più sofisticata, era paradossale che non esistesse un festival musicale all’altezza (e vale anche per altri generi: per l’indie/pop ok il Mi Ami ma ha una storia molto particolare, mentre per il jazz è solo da pochi anni che c’è l’ottimo JazzMI). Certo: durante l’anno si scoppia di concerti, di showcase e di dj set. Anzi: ormai c’è un evidente problema di milanocentrismo, sotto questo punto di vista. Ma i festival sono, se fatti a modo, un’altra cosa. Un altro tipo di esperienza.
E a Milano per qualche motivo, tolta appunto l’esperienza di Elita, sembra impossibile averne. Anche appoggiandosi, come sempre aveva fatto Elita, sull’effetto-indotto della Design Week: quando su Milano sciamano centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo, tutte assetate di stile&cultura. Cosa che poi diventa quasi un problema (ma su questo ci torneremo in altri articoli, per approfondire la questione): i vari brand consapevoli di questo bacino d’utenza così appetitoso rovesciano addosso alla città ed agli avventori tonnellate di notevolissimi eventi assolutamente gratis (al massimo ad invito, e comunque quasi sempre con open bar). La gente in questo modo si vizia, e quando c’è da mettere mani al portafoglio per sentire della musica a modo senza essere amorevolmente sequestrati e coccolati da un marchio spendaccione in contesti un po’ troppo mondani e “distratti”, si tira indietro. Non c’è. O fa un po’ più di fatica ad esserci.
Bene: Polifonic, gioiello nato in Puglia e che in Puglia comunque mantiene la sua presenza anche quest’anno (a fine luglio), accetta la sfida. A partire da oggi, fino a domenica 12 giugno, prima nell’ex Scalo Farini e poi negli spazi della Fiera di Novegro (a un tiro di schioppo da Linate, quindi comodo da raggiungere) mette in campo le sue carte, facendolo per la prima volta a Milano. Come sempre, che carte: a Polifonic sono dei draghi nel creare delle line up che mettono insieme – in modo felicemente “orizzontale” – grandi nomi internazionali e talenti locali, riempipista consolidati e chicche da intenditori, o artisti che riescono a mettere insieme tutte queste qualità. Qui sotto potete scorrere il programma completo con tanto di timetable delle esibizioni. Piatto ricchissimo:
(Continua sotto)
Tanto per far capire la ricchezza del festival: sabato nell’ultimo slot della giornata potete decidere se ascoltare Francesco Del Garda, Palms Trax o Jeff MIlls (o rimbalzare da uno stage all’altro), domenica invece la sfida nello stesso slot è tra Seth Troxler, Surgeon e Dirty Channels. E non è certo finita qui: citando alla rinfusa alcuni dei nomi degli altri ospiti abbiamo Dj Tennis, Lakuti, Axel Boman, Dasha Rush, Adiel, Dengue Dengue Dengue, Rick Whilite, Pascal Moscheni, Hiver, Jolly Mare, Simone De Kunovich, Katatonic Silentio… e spizzatevi bene voi il resto dei nomi.
Insomma: un festival all’altezza di Milano. Delle sue conoscenze, del suo essere sofisticata, della sua centralità nel discorso contemporaneo su clubbing&affini. Un festival che però si porta dietro il suo DNA originario (parzialmente) pugliese, quindi anche festaiolo, alla mano, estivo, in qualche modo “masserizio”. Potrebbe venirne fuori una miscela davvero molto, molto, molto azzeccata. Per chi in questi giorni è a Milano, per i fatti suoi o perché paracadutato dalla Design Week o semplicemente perché vuole farci un giro, la prima edizione “milanese” di Polifonic è assolutamente da non perdere. Biglietti, qui.