Stamattina mi sono svegliato davvero presto, così presto da potermi permettere una spulciatina approfondita ai nuovi promo. Spacchetto il file, mando in play le tracce e la noia, mista a frustrazione, per quelle poche ore di sonno che non ho sfruttato, si trasforma in piacere. Stavolta il mio impianto suona le note di un ragazzo torinese classe ’79, Davide Meucci aka Davem.
Per qualche motivo di natura numerologica mi passano per la testa alcune parole del testo di una canzone molto orecchiabile: “I nati nel ’79 suonano in almeno 2-3 gruppi e fanno musica datata”. Evidentemente, penso tra me e me, non funziona così per tutti, e Davide col suo nuovo EP, “True Love”, su Exprezoo, ne è la prova. Ciò che mi colpisce subito di questo ragazzo è la passione per la pittura, basti pensare che gli art-work delle sue release sono auto-prodotti, questo compreso. L’altra grande passione, nell’ambito musicale, coinvolge il jazz e tutte le sue sfumature assolutamente implacabili in questo EP: parlando appunto di “True Love”, è innegabile come sonorità interessanti e relativamente poco battute, come queste, nel mondo della musica elettronica suscitino un certo fascino sull’ascoltatore. A meno che New Orleans, Manhattan e Chicago non siano interpretati come tre nomi di città buttati a caso in questo discorso.
La prima traccia, “Saxofonia”, presenta massicci arrangiamenti di sassofono, che si dilatano, come gas, in mezzo alle atmosfere soffuse composte dal binomio pad/lead a cui fà seguito la controparte melodica dai toni alti che impatta in modo più incisivo sulla percezione uditiva. E’ il momento del piano elettrico e della sua breve, e intensa, comparsa sulla scena così da completare il quadro di questo”esperimento jazzistico” più che ben riuscito. “Jazz me”, altra traccia di questo EP, dal groove più contorto e complesso convince un po’ meno; l’onnipresente sassofono domina, per tutta la durata della traccia, la scena, accostato in alcune parti ad una voce e al pianoforte di sottofondo. L’EP include il remix di Decoside della stessa “Jazz Me”, remix che a mio parere è interpretato in modo superlativo e con grande personalità dall’artista: la ritmica viene considerevolmente ridimensionata e la parte strumentale, nell’insieme, prevale piacevolmente sul resto, dando l’impressione di avvicinarsi maggiormente a quel genere che è la fusion.
Preso nell’insieme, l’EP, è molto interessante e consente a chiunque di potersi rilassare per un po’ ascoltando, allo stesso tempo, musica di qualità. Un altro mattoncino per l’etichetta milanese che sta davvero facendo un ottimo lavoro, reso possibile anche dalla scelta di perseguire un percorso musicale mai troppo scontato e, nella maggior parte dei casi di alto profilo.