I nostri son tempi strani. Tempi in cui succedono cose a cui non vogliamo interessarci, ma che invece dobbiamo sapere osservare. Perché è il mondo in cui viviamo, e anche mentre continuiamo a coltivare il bel giardinetto dei nostri interessi, è opportuno ogni tanto gettare lo sguardo al di là dello steccato e sapere quel che accade lì fuori. Accade, ad esempio, che David Guetta raggiunge in questi giorni 50 milioni di fan su Facebook, li festeggi pubblicando un miniclip sul suo ultimo show in Israele (i free download al suo livello non sono appropriati) e noi veniamo subito avvisati. Non è di sicuro quel genere di notizie che ci andiamo cercando e non ci sentiamo tenuti a divulgare la news. Però una riflessione sui tempi d’oggi ce la strappano.
Cinquanta milioni sono una cifra ragguardevole. Per farci un’idea, nel momento in cui scriviamo i Beatles ne hanno 39 milioni. Miley Cyrus 43. Barack Obama 39 pure lui, The Big Bang Theory meno di 30. I Daft Punk fan 12 milioni, Madonna 15 e Al Pacino non arriva neanche a 5. Cinquanta milioni significa che David Guetta è amato più o meno quanto Leo Messi (54 milioni) e Bob Marley (56). Significa stare due ordini di grandezza più su dei “nostri” Richie Hawtin, Four Tet o Aphex Twin. Sono cifre che non lasciano spazio a fraintendimenti: Guetta è uno dei personaggi pubblici in assoluto più seguiti dei nostri tempi, sia in area musicale che non. Quando tra vent’anni si ripenserà ai miti di questi tempi, molti avranno subito lui in mente. E son tutte considerazioni per cui è lecito chiedersi: “ma com’è possibile?”
Il perché, se ci pensate, è anche semplice. La dance commerciale (quella che noi chiamiamo EDM) è tornata ad essere un fenomeno di massa capace di convogliare gli entusiasmi dei teenager. Lo era stata a metà anni ’90 e per un po’ anche ad inizi 2000, lo è di nuovo oggi. Lo è di nuovo in una misura tale da rappresentare il primo approccio con la musica per i ventenni di domani, più dell’hip hop o dell’indie rock. E Guetta ne sarà sempre il leader più riconoscibile. Tra quei cinquanta milioni ci sono moltissimi di quelli che tra 10-15 anni faranno quello che oggi facciamo noi, cercandosi la propria musica nel web e condividendola come un patrimonio culturale da diffondere. Moltissimi di essi oggi sono sicuramente degli ascoltatori “inconsapevoli” che devono ancora iniziare un percorso di crescita musicale maturo, molti altri probabilmente non faranno altro che sostituire Guetta con la prossima star mainstream. Ma la vera domanda è: quei cinquanta milioni di fan vanno considerati sul serio una piaga, un male contro cui combattere, una anomalia da cui prendere le distanze? Beh, forse non del tutto.
Badate bene, chi vi scrive è uno di quelli che ha sempre avuto un giudizio estremamente severo su ciò che ha fatto “il Guetta commerciale”. Lo considera la più plateale mortificazione di ciò che in musica è indice di qualità e il suo sacrificio in onore dei più spiccioli trucchi di pancia a fini di mercato. Ma ahimé, cose come queste son sempre accadute e son parte integrante della musica da sempre. Ci dà solo più fastidio perché sta accadendo alla musica che amiamo, ma non è più questo il punto. Il vero punto forse lo ha colto proprio in questi giorni Mr. C, in un post su facebook riportato tra le pagine di Pulse Radio: non dovremmo vedere questo successo dell’EDM (solo) come una degenerazione della nostra musica, vediamoci anche una passione positiva che il mondo ha oggi verso l’elettronica, e che non può far altro che tornarci comodo. Dentro ai milioni di EDM-followers di oggi ci saranno quelli che si faranno conquistare dalla nostra stessa passione e diventeranno i dj, i promoter, i giornalisti di domani, invece che rappers, calciatori o soubrette. In altre parole, sarà tutto “grasso che cola”, a nostro favore.
Certo, prima che ciò accada quei ragazzi cresceranno. Si faranno il loro lento percorso di maturazione, che li porterà ad ampliare i loro ascolti e a scoprire dov’è e dove è stata la vera qualità nella musica elettronica. Magari guidati dai loro fratelli maggiori o dai magazine che troveranno in questo cammino. E ok, magari anche loro daranno vita a quelle gaffe imbarazzanti che vediamo di tanto in tanto, come quello che è rimasto sotto choc nello scoprire che “cazzo, veramente la house non l’hanno inventata i Disclosure?”. Ma alla fine arriveranno anche loro, e in un modo o nell’altro il merito sarà anche di Guetta, che quel pomeriggio di vent’anni prima li ha colpiti in tv col suo ultimo singolo. Quindi, magari, la prossima volta che un parente o un collega di lavoro ci chiederà “ma la musica elettronica che ascoltate voi è tipo ‘Play Hard’?”, non reagiamo come se ci avessero offeso i genitori. Facciamo un bel respiro, sfoderiamo il migliore dei sorrisi e rispondiamo pure: “Ehm, magari non proprio quella. Ma in un certo senso, vista proprio da molto lontano, sì. Quella è la nostra musica. Quella è la musica dei nostri tempi”. Per spiegare le cose in dettaglio c’è sempre tempo.