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[tab title=”Italiano”]10 anni sono tanti, forse troppi: è un periodo di tempo così lungo da non poter dire con certezza nulla di quello che può accadere alla fine, ne di come si può svolgere il tutto. 10 anni sono tanti se dedicati per un unico lavoro, una singola opera, un’unica maestranze. 10 anni sono pochi se il lavoro in questione è legata all’arte. 10 anni sono pochi se l’arte di cui si sta parlando è un’album musicale fatto da un pianista che si rivolge all’elettronica. In generale, in 10 anni le persone crescono, maturano e si perfezionano quasi maniacalmente a ciò che amano fare. In occasione dell’uscita dell’opera prima di David K “Out of Range” in uscita su Souvenir Music prevista per fine Aprile, abbiamo incontrato l’autore e ci siamo fatti raccontare un po’ di lui, della sua storia e di questo album che lui stesso definisce il suo “manifesto musicale”. Quanti anni pensate ci abbia messo per ultimarlo?
Ti sei trasferito a Berlino 3 anni fa per dedicarti interamente al tuo progetto musicale. Cosa ritieni abbia di più da offrire questa città rispetto alle altre per quanto riguarda il panorama artistico?
Dopo tre anni a Berlino vi posso dire che semplicemente la città ideale per vivere la tua arte, ogni fine settimana si riesce a vedere tutta la scena elettronica di oggi. E questo non vale solo per i produttori di musica, qui ci sono tutti i miei amici che sono artisti o designer, architetti, si occupano di moda, cineasti ed è proprio questo grande melting pot creativo che stavo cercando per anni.
Hai lasciato Parigi quindi, città in cui sei cresciuto. Cosa ti manca di questa città? Cosa vorresti portarti a Berlino e cosa invece vorresti portare da Berlino a Parigi?
L’unica cosa che mi manca è prima di tutto la mia famiglia ed i miei amici… e anche la mia “baguette francese”. Adoro Berlino, non è una città museo come può esserlo Parigi: ad esempio, a Parigi si ha solo il permesso di vedere il verde di un giardino, a Berlino è possibile rilassarsi sul prato e, talvolta, fare un buon barbecue. E’ solo un esempio, ma la libertà significa molto per tutti. Se dovessi portare qualcosa a Parigi da Berlino sarebbe questo modo di vivere, la capacità di essere più liberi nella tua città.
La tua formazione musicale è di tipo classico e di alto livello: hai suonato i piano per 8 anni circa. Quanto importante è stato questo studio prima di arrivare al synth? Cosa ne pensi di quelli che invece, neofiti in tutto si buttano comunque nella musica?
Prima di tutto, quando ho iniziato a far musica ho sempre pensato che volevo di più. Il piano è bello, ma volevo di più… La tecnologia elettronica dei synth mi ha dato l’opportunità di provare qualcosa d’altro, è bello lavorare su un solo strumento, ci si può spingere attraverso il linguaggio musicale, quindi per cominciare con la musica, è sempre meglio imparare l’arte a partire da un solo strumento, sebbene poi si abbia il desiderio di provare alcune percussioni o qualche organo o strani suoni in un sintetizzatore. Quindi prima il rigore, e poi la creatività.
La musica è musica alla fine. Come si passa dalla musica classica all’elettronica? E’ stato difficile per te iniziare a comporre musica elettronica?
Questo è appena successo, naturalmente: quando ho iniziato la musica nei primi anni ’80, la mia unica scelta era quella di suonare la chitarra o il pianoforte, e per entrambe queste scelte, c’era un solo modo per imparare, ovvero quello di passare per la musica classica. Come da bambino sono a questo momento, i miei artisti preferiti sono Michael Jackson, Prince, Otis Redding, James Brown, David Bowie, Bob Marley, Depeche Mode, TalkTalk e come un bambino normale, sono cresciuto con questo rock pop funk reggae, una fusione di diversi generi musicali. Ho suonato in diverse feste negli anni della mia adolescenza, con un sacco di dischi che non sincronizzavo da vinile! Non è stato altro che nei primi anni ’90, al mio primo Rave Party a Parigi, che ho capito che una canzone potesse essere sincronizzata con un’altra su vinile con alcuni Technics 1200. Wow, tutto un mondo mi si era aperto. Per me la musica elettronica è una grande fusione di tutto, ogni artista è differente a causa delle sue radici musicali e non a causa di qualche strumento o sintetizzatore . Spero che ho una sorta di firma nella musica che ho fatto per la mia prima composizione per pianoforte di quello che faccio nel mio studio di oggi.
Possiamo dire che in realtà l’elettronica (nel tuo caso) sia un naturale proseguimento dei tuoi studi giovanili?
Credo che la risposta precedente valga anche per questa domanda.
Uno dei tuoi primi lavori portano la firma di U&i. Le tracce le hai scritte con Dan Ghenacia, tuo amico e siete usciti su etichette importanti come Crosstown. Come era nata quella collaborazione?
La prima cosa è l’amicizia. L’unico modo per me di lavorare con qualcuno nella musica è con qualcuno che conosco da lungo tempo attraverso la musica ed il djing, e con il quale abbia condiviso un sacco di pensieri sulla musica. E’ stato naturale e facile per me lavorare insieme a Dan.
“Boogabaloo” è stato uno dei tuoi primissimi successi. Come ti sei sentito quando hai visto che il tuo duro lavoro si era trasformato in successo?
In realtà era la mia prima uscita su un’etichetta, quindi per me è stato un buon segno per andare avanti.
La musica quindi la possiamo intendere anche come un viaggio e una crescita. Nel tuo “Out of Range”, lavoro cui hai dedicato 10 anni (davvero tanti) c’è un po’ tutto di te e soprattutto di questa tua crescita. Come hai concepito questo lavoro e perché lo possiamo definire come un tuo “manifesto musicale”?
Non ho mai pensato all’inizio di dedicare così tanto tempo su questo disco. Sentivo molto la pressione di questo lavoro, rivedendo tutto traccia dopo traccia. Per selezionare 12 brani dopo 10 anni di lavoro, è necessario comporre almeno 35 brani, forse più per essere sicuri, il tutto passando attraverso tutti questi anni, anno dopo anno, uscita dopo uscita… forse sono troppo di un perfezionista, forse è questo… non lo so, il processo richiede tempo… Poiché si tratta di una retrospettiva di 10 anni della mia carriera, potrebbe facilmente essere chiamato il mio manifesto musicale.[/tab]
[tab title=”English”]10 years are many, perhaps too many: it is a time so long that you are not able to say anything about what may happen in the end of it nor what may happen during it. 10 years are many to a single work. 10 years are few if the work in question is linked to art. 10 years are few if you are talking to is an album of music made by a pianist with the desire to do electronic music. In general, in 10 years people grow up, mature and perfected almost maniacally in what they love to do. On the occasion of the release of “Out of Range” by David K on Souvenir Music scheduled for the end of April, we have met with the author and we have chatted a little of him, of his story and about this album that he defines his “musical manifesto”. How many years do you think it has taken to complete it?
You moved to Berlin three years ago to dedicate yourself entirely to your musical project. What do you think it has to offer as a city in comparison to others with regard to the art scene?
After three years in Berlin I can tell you it’s just the perfect city to live your art, every weekend you can see the whole electronic scene gigging there. And it’s not just for the music makers, all my friend are artists or designers, architects, fashion, film makers, it’s this big creative melting pot that I had been looking for, for years.
You left Paris, the city where you grew up. What do you miss about this city? What would you bring to Berlin and what we would like to bring from Berlin to Paris?
The only thing i really miss is firstly my family and my friends and also my “french baguette”. I really love Berlin, it’s not a museum city as much as Paris, for example in Paris you’re just about allowed to see the green area in a garden, in berlin you can chill on the grass and sometimes make a good BBQ. it’s just an example, but freedom means a lot to everybody. if I had to bring something to Paris from Berlin it would be this way of living, the ability to be more free in your city.
Your musical training is classic and high level: you’ve played the piano for 8 years or so. How important was this study before arriving to use the Synth? What do you think of those that decide to do electronic music despite not having any kind of music knowledge?
First of all, when I started the music I always thought that I wanted more. Piano is nice but i wanted more…
the electronic technology with the synths gave me the opportunity to play something else, it’s nice to work only on one instrument, it pushes you through the musical language, so to start in music it’s better to learn the art with one instrument, but after you might want to try some percussions or some organ or strange sounds in a synthesizer. So first the rigour, and after some creativity…
Music is music in the end. How do you go from classical music to electronics? Was it difficult for you to get into composing electronic music?
It just happened naturally, when i started music in the early 80s, my only choice was to play guitar or piano, and for both of these choices, there was only one way to learn, through classical music. As a child in this time, my favourite artists were Michael Jackson, Prince, Otis Redding, james Brown, David Bowie, Bob Marley, Depeche Mode, TalkTalk and as a normal child i grew up with this rock pop funk reggae fusion of music. After playing some parties in my teenage years, with a lot of records that do not sync so easily on vinyl! It wasn’t until the early 90s and my first Rave Party in Paris that I realized there was music that could be synced with another on vinyl, with some technics 1200s. Wow, a whole world opens up to you. For me the electronic music is a big fusion of everything, each artist is different because of his musical roots and not because of some instrument or synthesizer. I hope that I have some kind of signature in the music I made for my first composition on piano to what I make in my studio today.
Can we say that in fact the electronic music (in your case) is a natural continuation of your studies youth?
I think the previous answer work for this question.
One of your early works has the signature by U & i. The tracks you wrote with Dan Ghenacia, your friend, and have been published on major labels such as Crosstown. How was the collaboration born?
First thing is friendship. The only way for me to work with somebody in music is if we’ve known each other for a longtime through music and DJing, and that we share a lot of thoughts on music. it was natural and easy to work together with Dan.
“Boogabaloo” was one of your early successes. How did you feel when you saw that your hard work had turned into success?
Actually it was my first release on a label, so was a good sign to keep going.
We can also present music as a journey. In your “Out of Range”, your album in which you have dedicated 10 years (so long time) there is a bit ‘all about you and, above all, your musical growth. How did you conceive this work and in which way can we define it as your “musical manifesto”?
I never meant to take so much time over it. I put a lot of pressure on it, going through tracks after tracks. To select 12 tracks after 10 years of work, you have to make at least 35 tracks maybe more to be sure, to go through all those years after years, release after release… maybe i’m too much of a perfectionist, the thing is… i don’t know, the process takes time… Since it is a retrospective of 10 years in my career, it could easily be called my musical manifesto.[/tab]
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