Dopo aver provato il mixer e i lettori top di gamma, la linea di macchine per la produzione e la performance live e il nuovo sampler “a forma di CDJ”, potevamo farci sfuggire l’occasione di provare il nuovo controller all-in-one di Pioneer DJ?
Ovviamente no, e siamo lieti di poter dire non solo di essere stati tra i primi in Italia a mettere le mani su un DDJ-1000, ma di esserne anche ampiamente soddisfatti.
Cominciamo subito dalle definizioni: cos’è il DDJ-1000, a cosa serve? Come vi dicevamo, si tratta di un controller tutto-in-uno, e infatti si presta a un numero di utilizzi davvero vasto, come si può intuire dalla pletora di ingressi e uscite che trovano spazio sul lato posteriore.
È possibile usare il DDJ-1000 come un “semplice” mixer, collegando piatti e/o CDJ ai quattro ingressi, certo, e di fatto ci si troverebbe in mano un pur ottimo DJM in miniatura, ma non è certo questo l’utilizzo principale per cui è stato pensato: l’ingresso principale, per così dire, sono le due porte USB – dettaglio non banale, tra l’altro, avere due porte USB permette di gestire con facilità anche situazioni di solito spinose come back-to-back e cambi console.
È proprio collegando uno o due computer alle porte USB che il DDJ-1000 risplende in tutta la sua potenza: non a caso, infatti, la stessa Pioneer DJ intitola la pagina di presentazione del prodotto “la nuova esperienza Rekordbox DJ”, dato che l’utilizzo principale per cui è pensato questo controller è quello in tandem con la nuova versione del software di digital djing della casa giapponese.
Se si parla di digital djing, però, è inevitabile fare paragoni con i prodotti dell’attuale leader di mercato, Native Instruments, e dobbiamo dire che il confronto è davvero interessante: quello che ci sembra evidente, confrontando i due approcci al tema, è che mentre NI è il produttore di un ottimo software che vende anche controller, Pioneer DJ prende decisamente la strada opposta.
Forte dell’esperienza più che ventennale nella produzione di hardware per il djing, dai CDJ-100S in poi, la sensazione che abbiamo avuto provando il DDJ-1000 è che il grosso della cura e dell’expertise sia stato riposto proprio nel design dell’hardware, che infatti è impeccabile esattamente come siamo abituati ad aspettarci da un prodotto Pioneer DJ: il layout dei controlli è estremamente intuitivo, la risposta e il feedback tattile danno un sacco di soddisfazione (e non poteva essere altrimenti, dato che le jogwheel sono esattamente le stesse dei CDJ-2000NXS2) e c’è anche una discreta possibilità di personalizzazione, ad esempio nella rigidità con cui rispondono le jogwheel.
Si tratta di una scelta assolutamente condivisibile conoscendo la storia di Pioneer DJ, di una scelta in cui la stessa società sembra credere molto, al punto che altri controller vengono presentati come in grado di essere usati senza mai rivolgere lo sguardo al computer, e di una scelta che probabilmente pagherà, visto quanto permette di differenziarsi dal concorrente principale e quanto in effetti sul terreno dell’hardware non ci sia competizione: speriamo solo che questo non diventi una scusa per non cercare almeno di colmare la distanza che inevitabilmente si fa sentire sul versante software.
Già, il versante software: com’è la tanto pubblicizzata nuova versione di Rekordbox DJ?
Ammettiamo candidamente che la nuova feature principale, quella che seleziona automaticamente le tracce simili a quella attualmente in riproduzione, abbiamo intenzionalmente evitato di provarla, perché crediamo ancora, romanticamente, che sia il ruolo di un (buon) DJ selezionare le tracce secondo il proprio gusto, unico e personale, e per quanto appassionati di tecnologia non riusciamo a pensare che un motore di raccomandazione, per quanto raffinato, possa sostituirsi a quest’ultimo.
Non possiamo certo lamentarci della stabilità e delle performances del software, altra caratteristica oggetto di miglioramenti sostanziali secondo il comunicato stampa, per quel poco che abbiamo visto: su un computer tutt’altro che carrozzato le prestazioni sono assolutamente in linea con quello che ci sentiamo di pretendere da un prodotto del genere e in linea con quelle del concorrente.
Se dal punto di vista puramente software Rekordbox non è in grado di sbaragliare la concorrenza, quando si parla di hardware però la maggior esperienza e attenzione di Pioneer DJ emergono in maniera nettissima: gli otto pad presenti sotto le jogwheel (pad che sono ovviamente perfetti al tatto e fulminei nella risposta, non serve nemmeno che stiamo a dircelo), che di solito servono solo per i cue points e poco altro, sul DDJ-1000 servono a un sacco di altre cose, come ad esempio i Pad FX, effetti attivati dalla pressione dei pad che permettono combinazioni e trick mai visti né pensabili con altri controller, o ancora come le modalità Keybard Mode e Key Shift, che portano un concetto già presente in qualunque strumento di digital djing come il cambio di tonalità a un livello superiore, permettendo anche qui trick interessantissimi e giochi di prestigio con la tonalità delle tracce che difficilmente sapremmo come mettere in pratica altrove.
In definitiva, quindi, ci sentiamo di consigliarvi l’investimento non banale di circa milleduecento dei vostri euro in un DDJ-1000?
In moltissimi casi, forse la maggioranza, sì.
Se avete già confidenza con Rekordbox DJ e vi ci siete trovati bene in passato non sentirete la mancanza del look & feel di altri prodotti software migliori; se avete necessità piuttosto variegate in termini di input e output, con un controller del genere sarà praticamente impossibile che vi troviate a non poter collegare qualcosa o a dovervi inventare soluzioni ipercomplicate, e se vi siete mai sentiti anche solo un pochino limitati da altre piattaforme di digital djing col DDJ-1000 sarà davvero difficile che vi ricapiti, vista la quantità sterminata di opzioni che vi mette a disposizione.