Trovare informazioni su Alessandro Pasini aka Deep88 non è stato molto facile e, infatti, ci sono riuscito parzialmente. Un paio di uscite sulle due etichette di sua proprietà, 12 Records e Zomarec, un album già rilasciato, ed un altro di cui l’uscita è prevista (più o meno) per i primi mesi del 2013, ecco tutto. O meglio quasi tutto. Con un piede in altri progetti tra cui una serie di t-shirt (dalle scritte tanto fantasiose quanto freddamente realistiche) e l’auto-produzione dei clip video delle sue tracce, si capisce come Alessandro sia uno di quelli che riesce a concretizzare gli stimoli plasmandoli in qualcosa di materiale. L’intoppo sorge, però, quando dall’altro lato ci si scontra col muro dell’ottusità, e con le asfissianti difficoltà che questo impatto provoca. Il finale è abbastanza prevedibile e, leggendo le prime righe della chiacchierata fatta tra Alessandro e Antonio Fatini ci si va a finire proprio contro. Sta di fatto che Alessandro, ora, è “uno dei tanti” che si è stabilito a Berlino, e non so voi, ma personalmente non mi sento di potergli muovere contro alcuna critica.
Molto probabilmente, dopo aver ascoltato le tracce di Deep88, ci penserete un po’ di più anche voi.
“Removing Dust” è il prologo dell’omonimo album che, come preannunciavo, dovrebbe uscire nei primi mesi dell’anno prossimo, e che fa seguito a “Collecting Dust” il cui il titolo – credo – possa derivare da una sorta di protesta celata dietro le parole: “Ho scelto questo nome perché dietro l’album non c’è un vero e proprio concept è più che altro una sorta di raccolta. Oltre a produzioni nuove, ci sono tracce vecchie di cinque anni aggiornate con qualche vocal. Tracce che appunto erano li a raccogliere polvere”. Parole che rimarcano l’oneroso carico che dovrebbe portare all’EP finito, pronto per il mercato. Di conseguenza posso avanzare l’ipotesi che per “Removing Dust” il titolo sia venuto fuori, con ironico riferimento al primo album, per le minori complicazioni in cui Alessandro è incappato, prima di riuscire a portare a termine il lavoro che precede la pubblicazione dell’EP.
La cosa che lega le due uscite, tra cui anche le altre non citate – vi consiglio, perciò, di andare sul profilo youtube di 12 Records e di dare uno sguardo alle tracce caricate – è lo stile insistentemente disco/italo-disco con influenze house (condito dall’ampio uso di parti vocali) a evidenziare la forte nostalgia per gli anni novanta e il rifiuto di quel sound, per certi versi astratto, che ha preso piede, con più o meno fortuna, nell’ultimo decennio – “Don’t play minimal play minigolf” esprime, sempre ironicamente ma con estrema chiarezza, il concetto. Percio, cosa c’è di diametralmente opposto a quei rumoretti cibernetici se non potenti dosi di pad, synth e voci tratto distintivo che rimarca la corposità di un sound, quello disco, che sta godendo ultimamente di una massiccia “rispolverata”?
Ecco, questo è il contenuto di “Removing Dust”, trattato con le ovvie semplificazioni e senza soffermarmi sulle singole tracce che lo compongono – cinque in totale: “Grancartridge” e “The Vibe” sul lato A; “100% Kamelhaar”, “Thor Ens funk” e “Like A Trembling H” sul lato B. Ciò, nella speranza che sia riuscito a trasmettere quella curiosità che serve per spingere ad ascoltare, con maggiore attenzione, le tracce e dare uno sguardo ai videoclip di cui Alessandro Pasini è autore.