C’è chi, arrivati ad un certo numero di album già pubblicati, sente il desiderio di definire meglio il tutto e chi invece, sceglie di dedicarsi ad un altro tema: la coerenza artistica. C’è chi non vede l’ora di spiegare ogni minima cosa e chi ci tiene a svelare ben poco, a mantenere un riserbo che sfuma nel magico enigma di ciò che la musica non ti dice ma ti fa chiaramente percepire. L’italiano Alessandro Pasini in arte Deep88 o Psoul con “The Black Album” ha deciso di dare una risposta estremamente genuina. Sceglie di esprimere una speranza – o per lo meno una dichiarazione d’intenti – completamente slegata dall’ipotesi di un obbligo vincolante di dover fare qualcosa. Non c’è nessuno smalto artificiale. Nessuna voglia di imporsi come “qualcosa di rivoluzionario” solo il semplice racconto dell’importanza dell’essenzialità. Un tappeto di effetti su cui appoggiarsi, dove ogni suono è stato ricamato per poter svolgere il suo ruolo in modo efficace. Nulla è in eccedenza: tutto è una questione di house music.
Ma placato l’entusiasmo iniziale è d’obbligo fare una precisazione. Quando parlo di “essenzialità” parlo di un’attitudine, di un modo di lavorare, di una presa di posizione autentica: l’old school. Non parlo di qualcosa disossidato. Mi riferisco a quei valori che sono sempre vivi, ma un po’ impolverati, dimenticati in qualche cassetto, poiché distratti da qualcosa di nuovo, più luccicante. Sì, perché “The Black Album” porta con sé il peso – e allo stesso tempo il grande valore – di rispondere ai canoni classici. A livello generale, senza riferirci in particolare al nostro caso, per qualcuno potrebbe significare musica “colta”, musica “seria”, musica “esatta”, cioè musica scritta esattamente per come deve essere eseguita. Ed è proprio qui che volevo arrivare. Per la mia personale interpretazione un prodotto artistico classico è qualcosa che non ha mai finito – e che probabilmente mai finirà – di dire quel che ha da dire e che ovviamente, trova specchio in quelli che sono i modelli di riferimento di quel determinato genere. Deep88 è l’interlocutore perfetto quando si parla di house e deep house nel pieno stile della città del 313, di electro e di italo disco. Viene da sé, chiaramente che a volte essere – così – fedeli a se stessi può condurre all’immobilismo. È un rischio che si corre, inevitabilmente.
Ascoltando “The Black Album”, mi ritrovo proiettata già fin dai primi secondi di “Harmony Intro” e “Harmony”, all’interno di una dimensione estremamente intima. Soave. Con “Rotation” sembra quasi che Deep88 voglia ricordarci quanto sia figlio degli anni ’80, proponendoci una traccia dai forti sapori balearic. E’ il vocal a fare il resto, a concedergli quel lato sensuale, quasi erotico se vogliamo. “SP1200 Jam” lascia snodare un’ inconfondibile 303, donando al pezzo quella marcia in più che solo quella macchina riesce a concedere. Il titolo è pressoché curioso: l’SP-1200 è sia una drum machine che un sampler diventata leggendaria nella scena hip hop degli anni ’80 e ’90. E’ il momento di “Schlagsahne”, ed entriamo nel cuore del disco. Scivola spensierata in un trionfo di melodie e synth. Poi arriva “Chord Prog”, e lo dice l’ intitolazione: chord morbidi e quel tocco spacey che rende così affascinante lo stile di Deep88. “Me, Myself And An MPC” grazie al titolo si presenta praticamente da sola, frutto dell’ alchimia tra artista e macchina. L’album si conclude con “Sunday Morning”, ed è il suono di un delicato flauto a salutarci.
Penso che per l’Italia questo possa essere un momento importante. La scena house è quanto mai in fervore e la scena italiana deve far sentire la propria voce – siamo pur sempre il bel Paese dal forte background melodico -. Nel complesso “The Black Album”, non suona come un disco memorabile, ma è un ottimo esercizio di stile da parte di Deep88, che sembra voler comunicare il bisogno di tornare a fare le cose per bene, senza la frenesia di dover trovare nuove combinazioni. Ricordarsi insomma, che la musica è prima di tutto un linguaggio universale.
Il doppio LP verrà rilasciato il 17 aprile su 12Records, etichetta dello stesso Pasini.