Ad Amsterdam quest’anno fa caldo. In verità fa caldo un po’ in tutta l’Europa del nord, però insomma, vedere Amsterdam senza vento e senza nuvole è, oltre che strano, un evento più unico che raro. Il tassista di Uber che ci accompagna verso il festival racconta che è dal 1976 che non si vedono temperature del genere. È venerdì 3 agosto, il Dekmantel 2018 è già iniziato da un paio di giorni, se si contano il concerto di Four Tet e dei Tangerine Dream e le lecture del 2 agosto, ma è il venerdì il giorno nel quale tutta la rassegna entra nel vivo, nella consueta location dell’Amsterdamse Bos. E noi ci siamo.
È un fine settimana da 30 gradi dicevamo, col sole che picchia sulla testa e l’afa che non ci lascia respirare. Arriviamo davanti all’ingresso e, sorpresa, ci sono tantissime persone in coda che attendono di entrare nello spazio dedicato al festival. Quaranta minuti con la testa in fiamme, tra la gente innervosita per la troppa attesa sotto a quel sole cocente che tutto è meno che piacevole. Finalmente, dopo un’estenuante attesa, riusciamo a entrare e tutto è come ce lo ricordiamo: dritto a sinistra si staglia il grande palco adornato da led multicolor del Main Stage, le bandiere che indicano le toilette sventolano alte nel cielo e piano piano iniziamo una passeggiata perlustrativa per entrare in confidenza con quello spazio che faremo nostro per i successivi tre giorni.
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Il nostro primo giorno non parte comunque bene, la musica non ci entusiasma e il vibe non è quello che solitamente si respira al Dekmantel. È tutto bello, chiariamoci, ma abbiamo come l’impressione che manchi qualcosa e che l’organizzazione della giornata non sia impeccabile come al solito. Oltre ai quaranta minuti spesi all’entrata, al calar del sole viene creato un blocco nel punto di passaggio tra il Main Stage e i più piccoli Selectors, Greenhouse e Boiler Room, causando non poca scontentezza nel volto di coloro che volevano passare da una parte all’altra del festival.
La musica, a parte un Ricardo Villalobos in gran forma e un Palms Trax in grado di trascinarci in un viaggio tra groove avvolgenti e generi musicali variopinti, non riesce a soddisfare le nostre (altissime) aspettative. Male Objekt, che non riesce mai ad ingranare la marcia giusta; divertente Baldelli, interessante Joy Orbison, ma nessuno dà quella spinta in più alla giornata, probabilmente anche per la mancanza di una chiusura degna di nota. Gli Orbital, padroni del Main Stage nelle ultime ore della prima giornata, fanno fatica a tenere il dancefloor compatto e, tra un girovagare e l’altro, non troviamo nulla che ci tenga attaccati alla cassa fino alle 23, ora di consueta chiusura della rassegna.
Il primo giorno va via quindi senza veri punti esclamativi e col naso un po’ arricciato, ma non ci demoralizziamo: può succedere che anche un festival così impeccabile come il Dekmantel possa partire col piede sbagliato. L’importante è aggiustare il tiro in tempo per risollevare gli animi degli avventori. Così infatti è stato: se il primo giorno abbiamo riscontrato qualche gap logistico e musicale, nelle restanti due giornate non abbiamo riscontrato più nessun problema.
C’è anche da dire che quest’anno il Dekmantel ha subito un “restyling” non da poco: leggendo la line up tutti si saranno accorti che l’edizione 2018, oltre ad aver proposto nomi diversi dal consueto spaziando tra più generi musicali, ha anche riservato maggiore spazio alla techno, tanto che è stato aggiunto un nuovo stage – UFO II – a supporto dell’ormai consolidato UFO. Nonostante sia stato sempre preso d’assalto, però, il fratello minore di UFO conservava all’interno una temperatura percepita di circa cinquanta gradi più umidità a causa della sua conformazione: un tubo di latta aperto solo da un lato. Non semplicissimo starci.
Sabato 4 agosto inizia sicuramente meglio, riconosciamo fin da subito il Dekmantel che siamo soliti vedere: sono state apportate migliorie al passaggio tra il Main Stage e i palchi più piccini e l’ingresso ai bagni è stato reso più fruibile. All’ingresso si passa agili e il caldo, complice anche qualche nuvola di passaggio, si fa sentire meno del giorno precedente. Musicalmente parlando, nessuno ci delude: l’apertura del Main Stage è affidata a Skatebård che porta a casa applausi rumorosissimi e una quantità di sorrisi non indifferente. Degni di nota anche gli Insanlar che, a detta di qualcuno, sembrano proporre un set di Villalobos, però in live. D’altra parte come scordare i bellissimi mix del cileno alla loro “Kime Ne”. Quello della band turca è un live variopinto, che accompagna l’ascoltatore attraverso un viaggio nella cultura di una terra lontana con influenze arabeggianti e uno splendido equilibrio tra strumenti a corda, tamburi e sintetizzatori.
Anche il Selectors finalmente si infiamma, e sotto al salice più famoso di Amsterdam ci ritroviamo a ballare i dischi scelti dai Salvagem senza accorgerci del tempo che passa fin troppo velocemente. Alle cinque di pomeriggio il Green House ospita i padroni di casa Dekmantel Soundsystem la cui performance merita un dieci con lode: interessanti e mai banali, il duo olandese non sbaglia un colpo, confermandosi tra i migliori del festival anche quest’anno. In chiusura scegliamo Four Tet e, bisogna ammetterlo, mai scelta fu più azzeccata. L’inglese ci lascia letteralmente a bocca aperta consegnandoci un set che spazia dal rock alla jungle senza escludere house, techno, dub, reggae e funk. Insomma, dite un genere e Kieran l’ha suonato, mantenendo la pista sui ranghi dall’inizio alla fine.
Il terzo giorno ci presentiamo all’Amsterdamse Bos all’una, con il sole che rimane nostro fedele compagno di avventura anche in quest’ultimo giorno. Al Selectors c’è un Jamie xx quasi irriconoscibile, se non fosse per qualche suo disco inserito qua e là durante il set: la musica è così ben selezionata che, dopo tre ore, con fatica ci stacchiamo dal nostro salice preferito per cambiare palco. Direzione Main Stage, dove troviamo una Powder piuttosto piatta, così come in seguito troviamo poco entusiasmante anche il live di Tom Trago. Per fortuna ci risolleviamo il morale con la Boiler Room di Courtesy: la techno sensuale della danese ci catapulta dritti verso il set successivo in cui è l’ecletticità di David Vunk a farla da padrona dando il tono giusto a questa domenica di inizio agosto.
Scegliere dove chiudere la nostra esperienza olandese è davvero difficile: ogni stage ha nomi di tutto rispetto e generi completamente differenti. Si va dalla drum’n’bass di Goldie all’electro della Hauff, passando per la UK garage di Special Request e la techno di Mulero, oltre alla poliedricità house, funk e disco di Floating Points. Optiamo per Oscar Mulero che si conferma, come sempre, uno dei più forti dj techno del momento: non un errore, non un disco sbagliato, semplicemente trascinante fino alle 22.59 quando la tre giorni dekmanteliana volge al termine, tra il crepitio dei bicchieri di plastica abbandonati a terra e la richiesta della folla di mettere un ultimo, memorabile, disco.
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Ultimo disco che non ci sarà mai e così, mesti e stanchi, ma col cuore pieno di chi ha sentito una quantità di musica splendida, ci accompagniamo verso l’uscita, lasciando che piano piano la malinconia prenda il sopravvento, spegnendo il sorriso e facendo scendere quella lacrima agrodolce di chi vorrebbe davanti a sé ancora un altro giorno di festa.
Insomma: nonostante un venerdì sottotono, Dekmantel si conferma uno dei festival migliori del nostro continente, mescolando assieme qualità musicale, organizzazione quasi sempre impeccabile e varietà di pubblico con un unico massimo comun denominatore: la passione per la musica e l’educazione nell’ascolto. L’umiltà di capire gli errori commessi al venerdì e apportare immediatamente le modifiche necessarie per non creare disagio alla propria clientela è uno dei punti chiave della rassegna olandese. Leggere i bisogni degli avventori, mandandoli a casa con la voglia di tornare anche l’anno dopo non è cosa da tutti e, proprio su questo, abbiamo voluto soffermarci con un ragionamento più approfondito e articolato. Dalla nostra parte, aggiungiamo accanto al nome “Dekmantel” anche quest’anno altri ricordi positivi, attendendo pazientemente che passino questi trecentosessantacinque giorni che ci separano dal Dekmantel 2019.