Chiamata impropriamente la “Venezia del Nord”, come Amsterdam e Bruges, quasi bastasse poggiarsi su diversi canali per ricevere una simile onorificenza, Amburgo è al pari di Berlino una delle città più ricche di fascino dell’intera Germania, pur non presentando i paradossi e le contraddizioni magnetiche della capitale. Le sue caratteristiche geografiche e sociologiche, infatti, sono uniche: essendosi sviluppata sull’estuario del fiume Elba, è innanzitutto il secondo porto più grande d’Europa dopo Rotterdam, e questo non può che aver influito sulla sua natura dinamica e sulla sua crescita urbanistica; in secondo luogo Amburgo è il cuore dell’editoria tedesca, e questo suo essere “intrinsecamente artistica” cozza dolcemente con un PIL cittadino che doppia la media europea.
Basterebbero queste poche righe, unite a qualche istantanea sulla sua edilizia tipica del Nord Europa e sui tetti in rame dei suoi monumenti, per dare un’idea di quanto Amburgo sia speciale, ma ciò che rende davvero unica questa città-stato (Stadtstaat) è ben altro. Non si tratta della Speicherstadt, la “città dei magazzini”, né del Fischmarkt e nemmeno di St.Pauli e della sua Reeperbahn, la via/cuore del quartiere a luci rosse: Amburgo è meravigliosa per la sua aria malinconica e sognante e per la sua sua frenesia “controllata”, quasi rilassata.
È all’interno di questa cornice che nel 2000 Peter Kersten (Lawrence) e Carsten Jost hanno dato vita a Dial Records, la meravigliosa label capace di trasformare lo stato d’animo cittadino, quello annacquato e ingrigito dalla pioggia invernale pressoché costante, in un suono chiaro e riconoscibile, nonostante la label e i suoi attori principali abbiano da sempre rifiutato qualsiasi catalogazione in generi. Dial, infatti, “non è un’etichetta house” e per questa ragione è sempre pronta ad accogliere la musica dei suoi artisti senza porre vincoli o limitazioni; Peter e Carsten, poi, difendono e vanno fieri del loro lavoro “non professionale”, così da poter preservare quella conduzione familiare che ha permesso alla label di creare una sinergia forte e solida con i vari Roman Flügel, Efdemin e Pantha Du Prince.
Alla base dell’ottimo lavoro sin qui svolto ci sono queste due convinzioni, due idee guida che spiegano meglio di qualsiasi altra analisi sulla sua discografia perché Dial sia una realtà unica nel suo genere. Quest’anno Lawrence e Carsten Jost festeggiano i quindici anni della loro piattaforma, noi li omaggiamo con altrettanti dischi; i nostri preferiti.
[title subtitle=”Pantha Du Prince – Behind The Stars”][/title]
[title subtitle=”Lawrence – Neighbourhood”][/title]
[title subtitle=”John Roberts – Indigo”][/title]
[title subtitle=”Carsten Jost – Love”][/title]
[title subtitle=”Roman Flügel – Softice”][/title]
[title subtitle=”Lawrence – Crator (Final Call)”][/title]
[title subtitle=”Efdemin – There Will Be Singing (DJ Koze Remix)”][/title]
[title subtitle=”Lawrence – Pond”][/title]
[title subtitle=”John Roberts – Navy Blue”][/title]
[title subtitle=”Kassian Troyer – Stills”][/title]
[title subtitle=”Dominique – He Said”][/title]
[title subtitle=”Efdemin – Some Kind Of Up And Down Yes (Asusu Remix)”][/title]
[title subtitle=”Carsten Jost – Days Gone By”][/title]
[title subtitle=”Pantha Du Prince – Butterfly Girl (Sten Version)”][/title]
[title subtitle=”Christian Naujoks – Bloom (Lawrence Remix)”][/title]