Si è parlato molto di alcune scelte ibizenche nel mondo del clubbing, in questi giorni. Sven che passa al Pacha, l’Amnesia che infila Vacchi in Terrazza; e le sorprese e i cambiamenti forse non sono ancora finiti. C’è però un discorso più generale da fare, al di là dei singoli espisodi di disco-mercato: e questo è discorso lo ha fatto in modo perfetto Augusto Penna, da anni uno dei personaggi cruciali della club culture napoletana, che ci ha voluto inviare un suo scritto (tempo fa teneva anche un blog piuttosto seguito), “Eccolo, fatene quel che volete, mi fa anche piacere se lo leggete per i fatti vostri senza stare lì a pubblicarlo”. Invece lo pubblichiamo eccome, con grande soddisfazione: perché centra veramente il punto. E perché, altro merito, riporta i riflettori su un grande personaggio come Leo Mas – uno ancora oggi in grande attività e pronto a servire set di altissimo livello, di cui si parla troppo poco.
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Un paio di anni fa cenai con Leo Mas prima di una serata e da storico e cultore del clubbing, clubber prima di tutto, mi feci raccontare com’era Ibiza quando tutto è iniziato. Lui come prima cosa mi rispose “Ibiza è cambiata nel 1988”. Potrete immaginare quanto stupore nei miei occhi: quasi non sapevo cosa dire. Io, che nella prima volta c’ero stato nel 1997 e che comunque mi ci trovavo sempre peggio da un punto di vista musicale, stavo parlando con uno che nel 1985 suonava set di 10 ore all’Amnesia… e nel 1988 pensava già che l’isola fosse finita. Come avremmo mai potuto continuare a disquisire? E se nel 1988 era finita, quella del 1997 che avevo vissuto io, trovandola idilliaca, che cos’era?
Leo fu molto chiaro. Nel 1988 ci fu l’invasione inglese, la costruzione dei grandi alberghi, e Amnesia e Space diventarono locali al coperto pensati per grosse folle. Non era finita per Leo: era finita nel suo essere del tutto libera da schemi e dinamiche commerciali. Amnesia e Space vissuti da Leo erano officine di energia in cui le più disparate classi sociali, dal principe o l’emiro all’operaio, erano tutti sulla stessa onda, sullo stesso dancefloor, senza tavoli, senza security, senza polizia. Erano davvero anni d’amore, dell’estate dell’amore. Nel 1990 Leo ritornando sull’isola (nel 1989 non fu ad Ibiza) trovò la polizia che perquisiva all’entrata, i privè, i tavoli. Qualcosa era cambiato.
Quello che per voi è eccitante per noi no, non lo è
Un paio di estati fa ho invitato Leo a suonare allo Space, in terrazza, ad un party in collaborazione con AoL. Mi occupavo della line up e decisi di accettare solo se avessero suonato i padri fondatori di tutto: Leo appunto e Dj Alfredo. Pur non essendo stato lì quando tutto ebbe inizio, sono strasicuro di essere molto più a mio agio con quello che accadeva allora che con questa continua sagra dell’apparire che c’è oggi. Alcuni lo chiamano progresso. Altri dicono che i soldi comprano tutto e tutti. Beh, non sono d’accordo con nessuno di loro. Il progresso vuol dire che le persone, tutte, stanno bene, meglio; Ibiza invece oggi fa stare bene solo la minoranza delle persone. Quelli che hanno davvero avuto l’isola dentro al cuore, quelli che hanno lavorato anni e anni solo per permettersi due settimane nel paese dei balocchi, non ci sono più. Non possono esserci, nemmeno per una settimana. Inutile raccontarsi la bugia del progresso. E’ semplicemente tutto fatto a misura di riccone, tutto impacchettato per persone che fino a massimo cinque anni fa ascoltavano la peggior musica commerciale nei posti più brutti al mondo.
Mi fanno impazzire. Li riconosci subito per il loro totale e insensato spirito di appartenenza. Loro si battono per l’Isola, per la musica, così dicono. “Se non vi piace come è l’isola non veniteci e basta, Ibiza è sempre stupenda e chi se ne frega se ci suona Paris Hilton o Gianluca Vacchi”. Ma io mi chiedo, punto numero uno: questo spirito di appartenenza non lo manifesto io che ci vado da vent’anni, in quanto comunque mi sento un novellino, lo fate voi, con una veneranda carriera di 3 massimo 4 sessioni estive di 10 giorni l’una, collezionando la maggior parte delle presenze tra Lio, Destino, Pacha, Cipriani e un paio di capatine tra Dc10 e Music On? Ma che davvero?
Punto numero due: per voi che siete così costituiti, che venite da quella formazione di tavoli ed esibizionismo local, credo sia più che normale mostrare ammirazione per chi le cose che voi fate in modo arronzone e pacchiano le fa invece in grande e bene. Quello che per voi è eccitante, però, per noi no, non lo è. Noi non abbiamo il vostro background e non parliamo nessun altra lingua che non siano musica e libertà di ballarla. E come facciamo?
Cara Ibiza ti sei dimenticata di noi. Hai costruito o ricostruito i locali più belli al mondo; hai creato privé che fanno invidia agli emirati e all’alta classe londinese; hai costruito l’idea mondiale che se non vai almeno una settimana a Ibiza sei out. Bello. Ma ti sei dimenticata di noi: noi, quelli a cui piace ballare e poi ballare ancora. Forse non te ne sei accorta, ma questo esercito di nuovi arrivati non sa nemmeno come si fa. Sono bravissimi camminatori, forse i migliori al mondo: camminano e camminano avanti e indietro, a destra e a sinistra, tutta la notte. E’ una sorta di pellegrinaggio. Ma a ballare, niente, non se ne parla proprio. Credo che a breve, cara Ibiza, te la giocherai col Camino de Santiago. El Camino de Ibiza: dall’entrata alla consolle, e poi al bar, e poi in pista, e poi di nuovo così.
Io non ho nulla contro Paris Hilton, Nicole Minetti, Gianluca Vacchi, ma abbiamo già dovuto sopportare l’invasione di Steve Aoki, Steve Angello, Martin Garrix e compagnia cantante: permetteteci di dissentire. Ieri a freddo sono rimasto scioccato dalla scelta di Sven Väth di passare al Pacha dopo diciotto stagioni. Forse però, a mente fredda, mi sbaglio e Papa Sven farà come Valentino quando è passato alla Ducati, regalandoci ancora innumerevoli emozioni. La verità è che mi impongo sempre di non essere un dinosauro nostalgico, e anzi mi batto contro chi riesuma la preistoria a discapito dei tempi moderni, ma non possiamo tornare a dieci anni fa, per piacere? Torniamo a quando la Costa Smeralda era la Costa Smeralda e Ibiza era Ibiza. Non chiedo nulla di più. Non chiedo di ritornare nel 1988 con Leo e i reali di Inghilterra che ballavano con gli operai di Milwall sulla stessa pista e senza privè; chiedo solo di tornare a Ibiza, e non di arrivarci e ritrovarmi a Porto Rotondo.
“Va comunque detto che ibiza è un posto unico e bellissimo, dove se sai cercare, e conosci l’Isola e non vai in agosto, puoi trovare posti come il Pikes o l’Hostal La Torre, dove si vuole ricreare il clima che si respirava nella seconda metà degli anni ottanta”
Leo mas