Quello delle “public relations” è un tema caldo nel mondo dei locali e della notte, c’è chi crede che il PR sia una figura ormai morta e che causa solo problemi, chi invece che basta un sms o un evento su un social network per essere considerato il numero uno della categoria. Ma quanti effettivamente conoscono davvero il ruolo di un PR nel mondo delle discoteche e degli eventi dance? Noi lo abbiamo chiesto a molti, ma in pochi avevano davvero qualcosa da raccontare. Diana invece ha trovato un pò di tempo per raccontarci qualcosa sulla sua esperienza più che decennale… Se poi volete metterla alla prova e vedere se tutto quello che dice è vero potete fare un salto ai suoi party Nice To Be. Buona lettura…
Definiresti la figura del PR? Qual’è secondo te il ruolo che svolge e l’importanza che ha in un club.
Il public relator, così come lo vedo io, è una persona che ha una passione enorme per il club e per la musica e diventa, grazie ad essa, un punto di riferimento per chi lo conosce. Egli trasferisce i propri giusti, prima ai propri amici, poi ad altri. Ci tengo però a dire che a Napoli (città dove lavoro) il pr non lavora con la struttura, o con il club, ma lavora con gli organizzatori. Farei una distinzione essenziale tra pr della scena commerciale e pr della scena underground. Io, pur essendo promoter, cioè avendo investito da sempre in prima persona sugli eventi e i dj che promuovevo e promuovo, mi sento a tutti gli effetti una pr della seconda categoria.
Quali sono le derive negative, se ce ne sono, che negli anni ha avuto la figura del PR?
Che a qualcuno piaccia o meno, fatto bene è un bel lavoro, come tanti altri. La deriva negativa potrebbe essere l’aspetto mercenario, ma credo che, a meno che non ci si trovi di fronte ad un missionario, tanti mestieri lo abbiano. Bisogna considerare la singola persona e valutarla.
Come difenderesti la figura del PR davanti alle persone, e sono molte fra la gente “normale” o fuori dai meccanismi del clubbing ufficiale, che danno un’accezione piuttosto negativa al ruolo e hanno di base pregiudizi negativi verso le persone che questo ruolo lo occupano?
Sono più portata a difendere le persone, che una categoria sana. Io dico sempre “a ciascuno il suo”, intendo dire che ogni cosa, ogni mestiere fatto bene e con passione ha i suoi aspetti affascinanti, proprio ora ho sentito un’intervista ad un mugnaio, mi ha ipnotizzato mentre parlava dell’odore della farina e di come si impasta, il forno, la treccia, la temperatura. Magari un altro non ci sarebbe riuscito. Chi fa le cose con passione è meno soggetto ai giudizi negativi, è una cosa che “si avverte”.
C’è un momento in cui il PR capisce che la collaborazione con un locale deve essere interrotta? Quali sono cioè i segnali rivelatori più significativi di una relazione lavorativa logorata?
I pr in genere sposano il concept del progetto che promuovono, quando non riescono più a sentirsi a proprio agio, o con il genere musicale, o con il club, o con la scelta comunicativa, o artistica, è il caso di parlare chiaro e cambiare strada. Non parlerei di caratteri, perché io per esempio ho lavorato per anni anche con persone con cui non andavo assolutamente d’accordo, avevamo però gusti simili e facevamo scelte simili.
Secondo te che caratteristiche dovrebbe avere un buon PR?
Le caratteristiche fondamentali sono quelle su citate, la passione e poi la capacità di trasferirla… Così, naturalmente, senza 2×3, senza tattiche. Io nel ’98 portai TUTTI i miei amici di allora dalla scena rock, alla scena techno… avevo cambiato gusti e mica li pregai! Fu naturale.
Quindi prima di essere una promoter a tutti gli effetti sei stata anche PR, come hai iniziato?
Ho iniziato come iniziano tantissimi pr, un promoter notò che quando andavo a ballare ai suoi party mi portavo 20, 30 persone, amici, e che nel locale tutti questi amici facevano riferimento a me, mi disse vuoi lavorare con noi? Dopo un anno quel party era mio, vorrei che ve lo raccontasse chi c’era… era troppo bello per descriverlo.
Secondo te come si è evoluta negli anni la figura del PR?
Io vengo da un circuito dove il pr non c’era… C’erano gli organizzatori. Infatti a me davano la quota, non mi pagavano i rientri. Parallelamente, mio fratello che ora è mio socio, faceva grandissime cose nella commerciale, lì c’era il PR come si intende comunemente. In quel circuito il PR è sempre stato e sempre sarà il “porta gente”. Non so se è chiaro a tutti, c’è una sottile differenza, la passione e i rientri non possono essere messi nella stessa categoria. Faccio un esempio: io posso muovere 1000 persone se mi piace un dj, ma non mi chiedere di promuovere un dj che non amo, non funziono… il pr commerciale si, è più bravo.
Insomma il senso è ancora quello, nella scena underground il PR lo fa per passione e poi magari diventa business se, grazie a questa passione, sposta grandi numeri. Nella scena commerciale il PR lo fa per business e basta. Deve vendere i tavoli, le Belvedere da 10 litri e entrare nel locale con le ragazze più belle della città, insomma pure lui si diverte ed è un leader, sono i moventi che cambiano ma in entrambe le scene non è cambiato granché.
Cosa ne pensi del fatto che oggi molti PR si trasformano automaticamente in DJ?
Eh.. che dirti! Io preferisco impegnarmi in quel che so fare, qualcuno di loro avrà anche quel talento, gli altri sfruttano al massimo la loro visibilità, questi sono quei casi in cui non va biasimato chi lo fa, ma eventualmente chi li segue.
E invece quanto conta avere un dj resident in un locale? Uno vero, sia chiaro…
Se intendi dire quanto conta nel gruppo avere dei buoni dj’s resident… e’ fondamentale !
Cosa cambieresti della scena clubbing in Italia e cosa vorresti integrare da quella estera?
Io inizierei col dire che si dovrebbe smettere di parlare semplicemente di clubbing, che è un discorso meramente legato al business. L’errore che si fa è quello di escludere l’aspetto culturale legato alla realizzazione di alcuni eventi, non si fa solo “entertainement” è riduttivo pensarlo. Il panorama culturale in cui si muovono alcune scene è avanguardistico, in sinergia assoluta con le nuove tecnologie sia per le arti sonore, che per le arti grafiche… ed eccomi all’altra risposta cosa integrerei dalle scene estere, in Europa già da tempo si è pensato alla riqualificazione di spazi urbani, per creare spazi di condivisione di arti visive, grafiche e sonore, come le Warehouse a Londra. Un altro esempio celebre è il Berghain di Berlino, amatissimo da giovani e meno giovani di tutto il mondo.
A questo punto dicche se non fossi di Napoli in che città ti piacerebbe organizzare feste e soprattutto in quale locale lo faresti?
Hahah bella domanda, amo questa dannata città e combatto per lei, dovrei essere proprio nata in un’altra città, perché io non scappo… Che dire?… New York, pure in un supermercato!
Possiamo tranquillamente dire che sono tanti anni che organizzi feste, ti ricordi ancora cosa si prova ad essere un cliente?
Sempre! Ragiono sempre prima da utente, forse per questo sono una buona PR/promoter, mi metto nei panni di chi entra e paga. faccio sacrifici assurdi per tenere i prezzi bassi, se piove chiedo ai ragazzi della security di accompagnare le ragazze dalla cassa all’ingresso con gli ombrelli, all’Arenile ci sono 20m scoperti… se mi dicono che l’alcol non è buono faccio i sopralluoghi, vedo sempre se c’è un parcheggio e potrei continuare a lungo. Le persone per me non sono numeri. Ho sempre lottato con i miei soci. Ora c’è mio fratello Marco che mi ascolta e anche grazie a questo nonostante la crisi, che da noi è fortissima, coi prezzi bassi facciamo sempre buoni numeri.
Le prossime date dei party Nice To Be sono:
9 MARZO Robert James
30 MARZO Infinity Inc
13 APRILE Tanner Ross
24 APRILE Seth Troxler
4 MAGGIO Kerri Chandler
18 MAGGIO Richy Ahmed