Con la velocità con cui la musica si consuma al giorno d’oggi, quest’anno ci ritroveremo a celebrare il decennale di tutta una serie di album che sembrano essere usciti solo ieri e che, in alcuni casi, stanno ancora riverberando nelle faccende musicali attuali.
Abbiamo provato a metterne in fila dieci, tra quelli più vicini al nostro mondo, un po’ per vedere l’effetto che fa e un po’ perché viviamo in un’epoca che celebra continuamente se stessa.
1.Animal Collective – Merriweather Post Pavilion
Il primo disco a venire pubblicato nel 2009 (uscì letteralmente nei primi giorni di gennaio) e quello che secondo Metacritic dominò tutte le classifiche di fine anno. “Merriweather Post Pavilion” è un disco importate, quello che trasformò gli Animal Collective da strambo gruppo psichedelico e headliner di grandi festival internazionali e che per certi versi rappresenta un punto di passaggio dall’indie degli anni zero al pastiche di stili, suoni e influenze che sta caratterizzando tutta la musica contemporanea finendo per sembrare al tempo stesso sia invecchiassimo che ultra nuovo.
In questi giorni è uscito un bellissimo pezzo su The Ringer che spiega quello che stiamo cercando di dire in maniera molto più chiara..
2. The XX – The XX
Il disco preferito dai pubblicitari di tutto il mondo, l’album che inaugura l’epoca dell’ascolto isolazionista: musica che sembra essere fatta appositamente per essere ascoltata solo dalle cuffie dell’iPhone e che sia ritrova – suo malgrado? – a riempire le arene di mezzo mondo.
3. Fever Ray – Fever Ray
La fotografia precisa dell’attimo in cui la generazione col doppio zero si convinse di avere trovato la sua Bjork. “Fever Ray” è un disco cupo, scurissimo, il goth dell’era digitale, e che trasuda arte da tutte le tracce.
Ci sono voluti nove anni per il seguito, ma l’impatto di questo album resta invariato.
4. Neon Indian – Psychic Chasms
Signora mia, una volta qui era tutto glo-fi, o hypnagogic pop, o – come lo chiamavamo noi – drugapulco. Che resta il modo perfetto per definire questo pop elettronico dai tratti psichedelici, i suoni gommosi e un immaginario preso di peso da una vecchia videocassetta di un film estivo degli anni ’80, mandato in play nel 2009 da un videoregistratore fabbricato negli anni ’90.
Anche qui – come per certi versi in “Merriweather Post Pavilion” – è fortissima l’influenza dei Daft Punk.
5.Fuck Buttons – Tarot Sport
Un disco post rock senza il rock e forse anche senza il post.
Un viaggione prodotto da sua maestà Andrew Weatherall e che unisce potenza, epicità e un notevole muro di suono con atmosfere sospese, quasi sognanti e ricche di suggestioni dal sapore cinematografico.
6. Major Lazer – Guns Don’t Kill People… Lazers Do
Il 2009 è l’anno in cui cambia tutto e Diplo e Switch smettono di essere due ottimi e stimatissimi produttori underground, mettono la freccia e, a modo loro e forse in maniera inconsapevole, cambiano la storia della musica dando vita a una slavina che porta la musica da ballo nelle arene, tracima nel pop più mainstream che c’è e traghetta una generazione prima verso l’EDM e poi di corsa al raggaeton. Per qualcuno è il male assoluto, ma quando uscì questo disco piacque praticamente a tutti e fa ridere, col senno di poi, trovarci dentro anche un remix di Thom Yorke.
7. Nosaj Thing – Drift
Il 2009 è l’anno in cui si rivela al mondo anche Nosaj Thing con quello che forse resta il suo disco migliore. E così i riflettori degli appassionati di un certo tipo di musica elettronica si accendono tutti su Los Angeles (merito anche di Flying Lotus che aveva esordito giusto un anno prima) e su questo strano incrocio di ritmiche hip hop e suoni che prendono spunto da una certa scuola Warp (Boards of Canada su tutti).
8. Zomby – Where Were U in ’92?
Pubblicato in maniera carbonara nel 2008, ma esploso nel 2009 al punto di finire in tantissime classifiche di quell’anno. Nella musica di Zomby trovano compimento quelli che sembrano essere i tratti che in qualche modo hanno caratterizzato molta della musica importante del 2009.
Cioè il recupero di sonorità del passato (in questo caso la jungle) in una chiave nuova, quasi post moderna. Secondo più di qualcuno si tratta del vero e proprio canto del cigno della stagione dubstep.
9. Mos Def – The Ecstatic
La notizia di questi giorni è che Mos Def, che come sapete non si chiama più Mos Def, porterà questo disco in tour nel 2019 proprio per celebrare l’ultimo momento della sua carriera in cui è stato musicalmente rilevante. Qui è tutto perfetto, a partire dalle produzioni di Madlib, J Dilla, Oh No e i Neptunes.
10. AAVV. – 5 Years of Hyperdub
Gli stati generali del dubstep, tanto per confermare la teoria che vede il 2009 come l’anno “definitivo” del genere. Qui ci sono tutti e anche di più.
Disco doppio, 16 tracce per lato e un parterre de roi che va dagli ovvi Kode9 e Burial a Flying Lotus, Rustie, Martyn, Zomby e tanti altri.