E’ apparso poco fa sulla pagina Instagram di #liberidiballare (che non rappresenta tutto il settore, ma una fetta importante sì) un post che va bene, è per ora ancora fermo solo parole e nient’altro, ok, ma fa intravedere un possibile “alzare il tiro” per quanto riguarda il raffrontarsi con le strategie e le decisioni di chi sta al Governo su chiusure e riaperture. D’altro canto lo dicevamo: la pazienza sta per finire, e sempre più si pensa ad azioni eclatanti, a maggior ragione ora che il divario tra Italia e resto d’Europa, per quanto riguarda eventi, clubbing e concerti “in piedi”, sta diventando sempre più impressionante. E non a favore nostro: qui siamo ancora ai passettini moooolto prudenti. Ecco il post:
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Scrivere “E’ tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità” prefigura una strategia più attiva, magari una possibile guerra legale contro chi pare proprio trattare con notevole leggerezza la vita di interi settori e dei lavoratori che vi gravitano attorno. Circola già la bozza per una potenziale class action, infatti, tra gli addetti ai lavori. Sarebbe anche un modo per “vedere le carte” questo: dove sono i dati precisi secondo cui ballare ed assembrarsi in piedi è molto più rischioso che altre attività? Dove sono le evidenze scientifiche? Perché le si danno sempre per scontate? La risposta forse c’è ma, come dire?, è ancora tenuta nelle segrete stanze, o se non altro non ha l’aria di essere ufficialmente provata e documentata. Vedere una Francia, una Inghilterra, una Germania che ripartono rende più stridente e drammatica la situazione, lì dove invece prima il tutto poteva essere visto come un sacrificio in effetti inevitabile e necessario. Ma ora?
Lasciare però tutto al solito teatrino all’italiana in cui le cose sono vietate ma chi è più furbo riesce ad aggirare le leggi (o a non farsi punire…) e a fatturare, inizia ad essere insostenibile per tutto e tutti. A maggior ragione ora che c’è l’inverno, e l’escamotage del bagno pubblico o del bar all’aperto o della piazza è davvero difficile da utilizzare. Però ecco: quest’estate, senza raccontarci balle, si è ballato parecchio, e ci sono stati casi come quelli di Salmo. I dati non ne sono stati particolarmente influenzati. Quindi?