Conosciamo due producer di stanza a Genova. Una città strana, affascinante, porto di mare e piena di vicoli stretti e bui, dove, addentrandoti nella pancia della città vecchia, trovi spazi nascosti, negozi che non avresti mai immaginato, persone e luoghi da raccontare. Tra i suoi vicoli abbiamo scoperto Eff Rann e Don Blaku, moniker rispettivamente di Enrico Franzosa ed Elidon Zemblaku. Quando sono stato ad un loro set all’inizio ho pensato che i due fossero stranieri, magari inglesi, anche se l’atmosfera della serata ricordava uno di quei posti piccoli e sudici di Berlino, dove entri nella nebbia ed esci al mattino con la maglia appiccicata addosso, ammesso che ti sia rimasta addosso. Assieme hanno fondato Disordine Label, più che un’etichetta un contenitore artistico, musicale in particolare, un nome che alimenta progetti ed esperienze in tutti i campi dell’arte. Poche domande che fotografano il loro stile e la loro idea di musica, che preferiscono parli per loro. Per questo ci hanno regalato un set che potete scaricare: Soundwall Podcast by Eff Rann & Don Blaku.
Come vi siete conosciuti, da dove arrivate musicalmente parlando, quali sono stati gli inizi, la formazione, gli ascolti e quello che per voi, guardandovi alle spalle, costituisce il vostro percorso.
Il destino ha voluto che ci incontrassimo proprio nel club dove oggi siamo residents nelle serate “wakeup” di Genova, era un venerdì notte del 2008, il giorno seguente abbiamo passato l’intero pomeriggio a suonare; da quel sabato di primavera non ci siamo più separati. Nonostante il nostro percorso musicale sia pressoché identico, abbiamo comunque due background differenti, che sicuramente si riflettono anche nel suono che proponiamo, non amiamo parlare del nostro stile sonoro, preferiamo che la musica parli per noi, tuttavia la nostra formazione ha avuto origine sicuramente dai numerosissimi viaggi intorno all’Europa dal 2008 ad oggi. In quel periodo, entrambi eravamo super-appassionati di cultura clubbing, volevamo migliorare e approfondire le nostre conoscenze; abbiamo iniziato subito un pellegrinaggio ossessivo, setacciando i festivals e i clubs delle città europee più interessanti (Francoforte, Berlino, Londra, Parigi, Ibiza, Bucarest, Barcellona, ecc.) ovviamente in funzione del nostro gusto musicale, che all’epoca era circoscritto alle scene più sperimentali. Ascoltando centinaia di artisti e comprando moltissimi vinili in giro per il continente, in poco tempo ci siamo resi conto che la nostra dimensione musicale e le nostre esigenze culturali trovavano fondamento esclusivamente all’interno di piccoli club colmi di artisti, più questi club erano piccoli e alternativi e più ci piacevano; iniziavamo a capire che nei grossi eventi e nei festivals non trovavamo quelle sonorità che rincorrevamo, il fenomeno ‘main’ non faceva per noi, cercavamo qualcosa di diverso, di unico e selezionato, cercavamo spunti per influenzare e integrare una nostra scena, volevamo creare qualcosa di nuovo in città.
Come è nata la label, come sono arrivati i contatti e come avete scelto gli artisti?
Prova ad immaginare di essere in vacanza con i tuoi migliori amici in un paese dell’est Europa – dove la vita costa un quarto rispetto all’Italia – e quindi di poterti permettere lussi e stravaganze a non finire, aggiungi un party estremo di 4 giorni non stop su una spiaggia bianca dove suonano i tuoi dj preferiti, e infine un hotel a 18 stelle dove vige l’anarchia. Ecco Disordine è nato lì, il primo maggio del 2010, ed è uno stile di vita. Il nome è uscito così, quasi per scherzo, ma ci rappresenta perfettamente, no ordine, è il principio imprescindibile che ci appartiene, in poche parole trascendere l’ordinario, l’intento di differenziarsi da una massa di plastica composta da copie di brutte copie. L’intento era quello di produrre musica, allontanandosi a priori dalle dinamiche del mercato ‘main stream’, così abbiamo iniziato a cercare talenti sconosciuti che credessero nel nostro progetto, coerenti con il suono che producevamo. Volevamo creare un nostro movimento musicale. Il suono delle produzioni Disordine si può definire minimale e strumentale nella basicità della drum e nell’assenza di suoni palesemente identificati come genere House o Techno, abbiamo voluto sperimentare un tipo di suono semplice ma efficace, dove il ritmo è il protagonista, dove il groove e la bassline sono necessari e sufficienti, anche perché crediamo che le tendenze del mercato discografico abbiano un carattere ciclico, che vede alternarsi generi quasi antitetici, stagione dopo stagione, c’è sempre una progressione o un ritorno ai movimenti precedentemente affermati. L’idea iniziale era quella di produrre solo in vinile ma purtroppo, vincolati dai costi di produzione davvero onerosi, non avendo un budget iniziale, abbiamo deciso di diffondere per via digitale le nostre produzioni senza scopo di lucro. Anno dopo anno cerchiamo di migliorarci sempre di più sia nel producing che nella selection dei demo che oggi gli artisti ci mandano da tutto il mondo.
La label non si limita alla cultura musicale, ma è aperta alle contaminazione verso altri spazi ed espressioni, in particolare Enrico per quanto riguarda l’arte visiva con il progetto #Nihil00 ed Elidon per la danza e la video arte. Ci spiegate come mai?
L’apertura verso altri spazi culturali è situata in due motivazioni. In primis dal fatto che amiamo l’arte più di qualsiasi altra cosa, e l’amiamo in ogni sua forma ed espressione, quindi ci viene naturale proporla, oltre che nella musica, anche nell’arte visiva (#Nihil00) e nella Danza (Lab Dance Disordin-Art). Il secondo nato dall’esigenza di approfondire arti alternative e promuovere alcuni giovani talenti italiani, poiché riteniamo che nel nostro paese ci siano pochissime opportunità di presentare opere artistiche o progetti socio-culturali. Nel 2013 abbiamo deciso di integrare nel nostro sito una piattaforma artistica/culturale dal nome Disordin-Art. Essa contiene moltissimi contenuti artistici di alcuni personaggi davvero creativi, nel campo della grafica, pittura, video, fotografia, illustrazione e poesia. Il progetto #Nihil00 (Enrico Franzosa) e il progetto Lab Dance Disordin-Art (Elidon Zemblaku) sono molto diversi tra loro. Il primo si evolve tramite illustrazioni grafiche, molte di queste vengono stampate ed applicate in spazi urbani, per integrare la comunicazione in un contesto street. L’intento è quello di trasmettere taluni principi attraverso il disegno, sia nel web, nelle strade e nelle esposizioni da noi organizzate. Lab Dance Disordin-Art è un laboratorio di idee e sperimentazioni coreografiche che si concentrano su collaborazioni di giovani talenti, i quali hanno la possibilità di ottenere materiale professionale (foto e video concettuali) per il loro percorso artistico.
Passiamo alle vostre ultime produzioni per Disordine – parlo di “Bixio”, “Dark Freak”. Come sono nate, che storia c’è dietro, chi sono gli altri collaboratori, in particolare Matt Joe aka Matteo Balza? Quanto pensate che sia cambiato rispetto alle prime uscite come “Squirting”? Mentre come considerate i primissimi Yellow/Purple EP, come delle prove? Non ti chiedo che storia ci sia dietro “Lafica”.
“Bixio EP” rende omaggio al nostro primo studio di registrazione, prendendo il nome dall’indirizzo civico dove era situato. Sede di Disordine Label per molti anni, è stato un laboratorio creativo davvero importante per la nostra evoluzione artistica, in quella stanza abbiamo pensato e realizzato le prime tracce vivendo momenti ed emozioni indimenticabili. “Dark Freak” invece riflette un certo stile di vita anti-conformista che accomuna tutti gli artisti di Disordine, abbiamo deciso di pubblicare un EP cupo, scuro e freddo nel pieno dell’estate. Matteo Balza aka Matt Joe, oltre che essere un ‘fratello’ con il quale siamo cresciuti insieme, è sicuramente uno dei migliori artisti di Disordine, oltre che nelle produzioni musicali anche nel design; infatti sta ottenendo un enorme successo con il suo brand di abbigliamento “Sort Of Looser”. Oltre a lui vogliamo citare LUMO per il suo contributo pittorico fondamentale, molto spesso si è esibito in live painting durante i nostri dj set. E ancora un giovane talento promettente come Timo Trey, il quale sta crescendo sempre di più con il suo suono davvero molto personale e ricercato. Dal primo EP “Squirting” ci siamo evoluti molto, ovviamente abbiamo fatto anche molte cazzate come Yellow, Purple e Brown, risultato di un concept demenziale, è stata una prova come le altre, forse solo adesso abbiamo un sound improntato sulle nostre idee.
A chi guardate come riferimento musicale, che cosa volete costruire e in che direzione va il vostro sound? Quello che salta fuori dal vostro set è il suono pulito, essenziale, minimal, ma sempre profondo, denso, rasoiate che arrivano dritte addosso. Smentite o affermate?
Hai descritto molto bene quello che hai ascoltato, sopratutto nell’essenzialità e nel minimalismo che ricerchiamo, se facciamo House, break beat, techno o minimale vogliamo sempre trasmettere un groove pulito e basico, senza troppi fronzoli, siamo sempre alla ricerca di ritmi profondi, mentali e semplici. Sinceramente non guardiamo nessuno in particolare come riferimento musicale, anche perché sarebbe alienante, però sicuramente ci sono molti produttori semi-sconosciuti che stimiamo e che ci influenzano implicitamente. Il nostro intento è quello di creare e far conoscere un suono nuovo, sicuramente più allegro e ritmato di quello che abbiamo proposto fino adesso. Inoltre oggi produciamo analogicamente, e quindi si sono aperte nuove dimensioni e nuove idee da cui sicuramente nascerà qualcosa di nuovo.
Ho visto che riuscite a far stare le stesse persone incollate alla cassa per 4/5 ore di fila, senza scombinare quello che arriva al pubblico, qual è il segreto con cui create questa sintonia? Inoltre come gestite la vostra collaborazione e (direi) complementarietà?
Suoniamo con CDs e vinili, non abbiamo trucchi o aspetti tecnici particolari, ma cerchiamo sempre di mixare in modo creativo, inoltre produciamo ed editiamo molte tracce da cui esportiamo loop da inserire nei set, questo meccanismo crea un flow che evidentemente piace al nostro pubblico..o forse quella sera erano tutti gonfi!!
Quella sera ho pensato anche a Villalobos, se quindi vi dico Cocoon, cosa rispondete?
Rispetto assoluto per un brand che ha fatto la storia di questo settore.