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[tab title=”Italiano”]Avete letto bene, l’artista che siamo orgogliosi di ospitare sulle nostre pagine ha le idee molto chiare sulla sinergia fra due generi così differenti come house e techno. Del resto pochi artisti europei hanno avuto la fortuna di vivere in prima persona la nascita e lo sviluppo di entrambi i movimenti direttamente dove sono stati concepiti, frequentando coloro i quali li hanno plasmati e resi famosi. Il motivo alla base della sua dichiarazione è però puramente etico: house e techno forse non saranno la stessa cosa, ma nascono dalla stessa matrice ideologica. Quella della ribellione, dell’affermazione delle proprie libertà (musicali e non) e dell’idea di riconoscere un’intera generazione tramite un suono specifico. DJ Deep, da oltre 20 anni nel giro, è riuscito a guadagnarsi il rispetto della gente battendosi per il riconoscimento della scena rave parigina, anche tramite i suoi show sulla celeberrima Radio FG e le serate al Rex Club con Laurent Garnier. E’ anche grazie a persone come lui che un certo tipo di musica in pochi anni è passata da fastidiosa nicchia a fenomeno di costume.
Il tuo primo contatto con la musica se non sbagliamo è stato con l’hip hop, da giovanissimo. Come sei finito all’elettronica?
Non è stato proprio con l’hip hop. Si tratta per la verità della black music che andava di moda quando ero bambino. Michael Jackson, gli Earth Wind & Fire, quel tipo di suono. Dopo di che mi sono spostato rapidamente sulla musica dance, rimanendo colpito durante il periodo della prima house, dove spesso house e hip hop venivano suonati assieme. Mi capitava di sentire Todd Terry, Marshall Jefferson e i De La Soul all’interno della stessa serata e per noi facevano tutti parte della stessa famiglia.
Hai mosso i tuoi primi passi come dj nella Parigi degli anni ’90, nel pieno della grande stagione dei rave, divenuta purtroppo famosa per la sua vita piuttosto breve a causa della dura repressione da parte delle istituzioni. Com’era la situazione musicale e sociale durante quel fortunato lasso di tempo e quanto ha influito nella tua decisione di diventare un dj a tempo pieno?
Appena iniziata la carriera di dj ho iniziato a suonare nei club grazie a Laurent Garnier, che spesso e volentieri mi offriva l’opportunità di esibirmi. Ad esempio in un piccolo club gay chiamato La Luna, oppure al Power Station, al Le Boy o al Le Palace, tutti ubicati a Parigi. Ovviamente mi capitava anche di suonare ai rave. Era eccitante, assistevamo agli albori di una nuova cultura, un neonato movimento. Cercavamo di combattere perché la nostra musica venisse accettata e rispettata. Non me ne poteva fregare di meno invece delle droghe, visto che non ne ho mai fatto uso, ma tutto ciò che facevamo era chiaramente volto al riconoscimento del nostro suono. E quando parlo di “nostro suono” intendo house e techno, che per me sono una sola cosa.
I primi party in cui hai suonato avevano tutti un minimo comun denominatore: Laurent Garnier, la quintessenza del djing europeo. Come siete venuti in contatto e come è nata la vostra collaborazione?
Laurent era gentile a sufficienza da aiutarmi un sacco. E’ senza dubbio una leggenda. Ma se devo essere sincero al tempo ero molto più ossessionato dai dj americani e dal loro stile inconfondibile nel mettere i dischi. Unico ed allo stesso tempo diverso. Ricordo di essere rimasto egualmente impressionato dal super energetico Derrick May come lo ero di fronte all’incredibile e particolare selezione musicale di Lil’ Louis. E poco tempo vedere all’opera il Newyorkese Louie Vega fu un altro autentico shock. Il modo in cui riuscisse a fondere insieme i dischi, anche dopo molto tempo, rimane ancora un mistero per me.
Il tuo modo di vedere il djing e la musica per altro risulta essere molto simile a quello di Laurent. Non è facile mantenersi sempre “freschi” dietro la consolle, ma la combinazione tra quello che funziona oggi e ciò che ha contribuito a crearlo, quindi alcune chicche del passato (non per forza evergreen ma autentiche perle difficili da reperire) sembra essere la giusta ricetta per mantenere sempre interessante la propria proposta musicale. Ti rivedi in questa definizione?
E’ un po’ più complicato oggi. Sicuramente stiamo attraversando un periodo di rinascita per il suono house e techno, che per certi versi è qualcosa di buono, ed è molto piacevole vedere i ragazzi giovani riconoscere ed apprezzare tutti quei dischi che io impazzivo per trovare da ragazzino. Da un altro punto di vista però questa sorta di “nostalgia” da parte delle nuove generazioni sembra più dovuta alla mancanza di un suono in cui possano sentirsi identificati che per altro. Quindi, come dj, sicuramente cerco di bilanciare il tutto, di suonare anche qualche disco vecchio che abbia il potere di rappresentare quei tempi andati (sia che si tratti di dischi storia o di perle sconosciute) abbinandoli però con ciò che credo suoni meglio di ciò che esce al giorno d’oggi.
Sei stato parte integrante di un altro capostipite della scena elettronica transalpina: la mitica Radio FG, che è stata per tantissimi anni un mezzo fondamentale per diffondere il verbo inizialmente in Francia e (con il successivo avvento di internet) anche in tutto il globo. Per cinque anni hai anche collaborato con Radio Nova, altra stazione molto conosciuta in Francia. Quanto è stata importante la tua esperienza in radio nel tuo percorso artistico?
Credo sia stata un’occasione imperdibile per condividere il nostro amore per la musica e per permettere ad alcune chicche underground di essere riconosciute pubblicamente. Oggi ci sono delle persone che mi fermano per dirmi quanto gli show di quel periodo siano stati fondamentali per influenzarli e questo non può che toccarmi nel profondo. Tra l’altro al tempo ricordo soprattutto quanto ero nervoso mentre ero in onda (non avevo la minima idea di come si facesse un programma radio “serio”) ma ero talmente motivato nel permettere a ciò che amavo e per cui (nel mio piccolo) mi ero battuto così tanto, di essere identificato anche dal pubblico, che non ci pensavo. Riuscivo a percepirne l’importanza e questo era fondamentale.
Negli anni ’90 sei stato spesso negli Stati Uniti, specialmente nelle città che hanno dettato le regole del gioco per anni riguardo house e techno. Quali sono state le figure che ti hanno influenzato e colpito maggiormente? Quanto era diverso il modo di concepire il club e la musica elettronica dall’altra parte dell’Oceano a quel tempo?
Senza dubbio andare a trovare Derrick May a Detroit, conoscere Carl Craig, Juan Atkins, Mad Mike (Banks, ndr), Stacey Pullen, Kenny Larkin, Kevin Saunderson, ecc… è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Come del resto lo è stato frequentare New York ed incontrare i Masters At Work, il mio idolo Kerri Chandler ed alla fine anche Frankie Feliciano. Ma più di ogni altra cosa mi ha toccato il modo in cui la musica house veniva suonata in club come il Vinyl o lo Shelter. Mi ritengo davvero fortunato ad aver potuto sentire i dischi di Kerri Chandler al Vinyl perché paradossalmente mettevano in mostra la musica house per quello che era realmente ed era incredibilmente diversa dall’idea di che mi ero fatto ascoltandola in Europa.
Un club che sicuramente ha avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera è stato il Rex Club, che ancora oggi offre serate e musica di qualità tra le migliori della Capitale. Raccontaci un po’ della tua storia con il locale. Quali sono state le serate che ricordi come indimenticabili? E, sempre che ce ne siano, quelle da cui ti aspettavi molto e che invece hanno disatteso le aspettative?
Si, il Rex è senza dubbio una parte importante della mia vita. Nei primi party Wake Up insieme a Laurent avevamo invitato artisti come DJ Pierre, Derrick May e gli Underground Resistance, che per la prima volta si esibivano in Francia. Ho cercato in qualche modo di seguire questo modello coi miei party Legends, dove ho invitato per l’occasione in esclusiva nazionale gente come Moodymann, Joe Claussell e Kerri Chandler. Avevamo anche organizzato la seconda edizione del party “See The Light” (la prima edizione era stata al party De La House al Bataclan), dove avevo invitato Joe Claussell e Jeff Mills per suonare insieme. In entrambe le occasioni vedere Jeff Mills scatenare la sua 909 sotto ad una traccia di Joe Claussell oppure vedere quest’ultimo infiammare i filtri del mixer sotto ad un disco di Jeff era una cosa sensazionale. Era come mettere insieme idealmente i due universi musicali che più amavo. E ci tengo a ribadirlo: house e techno sono una sola cosa.
Durante la tua carriera sei stato un collezionista (fin quasi maniacale) di vinili ed un assiduo visitatore dei negozi di dischi, forse la più importante “scuola” di esperienza musicale che la musica abbia mai potuto vantare. Quanto è stato importante frequentarli per la tua crescita musicale? E quanto tempo riesci a dedicare alla ricerca musicale al giorno d’oggi? E quali sono stati i negozi di dischi che hanno un posto speciale nel tuo cuore?
Si, ho passato un sacco di tempo dentro ai negozi di dischi. A Parigi ai tempi della prima house c’era il Bonus Beat, diventato prima BPM (ci lavorava il mio amico Romain della BNO Records, da cui ho imparato e continuo ad imparare un sacco) e poi Rough Trade. Più recentemente hanno aperto 12inch Records (dove lavorava Manu 12inch, che è un grandissimo dj e che mi ha passato un sacco di dischi nel corso degli anni). Betino è sempre stato una grande fonte d’ispirazione. Al tempo gestiva l’etichetta Straight Up. Andare a trovarlo è sempre utile e piacevole, si vede che è davvero appassionato. Oggi come oggi vado principalmente al Techno Import dove posso mettere le mani su tutte le nuove uscite techno ed al Synchrophone dove, grazie a Didier Allyne, Jon Syl e Blaise, riesco a trovare un’ottima varietà di house, techno ed elettronica.
In una tua vecchia intervista dici di essere stato come Discogs prima che venisse inventato, visto che ricordavi a memoria tutte le informazioni dei dischi che ti passavano per le mani. Eri davvero un’enciclopedia? Sei rimasto ossessionato da questi particolari anche tuttora?
Non credo di essere stato ai livelli di Discogs, ma quel che è certo è che ero davvero ossessionato. Ora, per fortuna, credo di non esserlo più a quei livelli. Nel senso, mi piace ancora la musica e questo è tutto ciò di cui ho bisogno. Al tempo bisognava combattere perché qualcosa fosse riconosciuto, ora invece la techno è ovunque e mi sento meno in dovere di “lottare” per essa.
Nel frattempo hai lanciato due etichette (Deeply Rooted House Records e House Music Records) che hanno visto collaborazioni con artisti del calibro di Kerri Chandler e Franck Roger. A discapito della tua grande conoscenza musicale non hai un’ampissima carriera come producer. In compenso hai fatto uscire moltissime raccolte musicali. E’ il tuo modo per definirti molto più orientato alla selezione che alla produzione?
Posso dire che è stato così all’incirca dal 2003 ad oggi. Ma ora ho un disco in uscita su L.I.E.S. con il mio alias Rebeval (il nome della via dove c’era la prima sede di Radio FG) entro la fine del mese. A Febbraio usciranno due dischi come Adventice (in collaborazione col mio amico Romain Poncet) su Tresor e poi anche un album come Sergie Razza (sempre con Romain) per l’etichetta francese DESIRE. Il primo 12” dovrebbe uscire tra Marzo ed Aprile. Quindi direi che questo 2015 sarà decisamente un nuovo inizio nella mia carriera e sono davvero felicissimo di tornare a produrre musica.
Nonostante tu abbia sempre fatto di tutto per non essere etichettato musicalmente, è innegabile che negli ultimi anni il tuo suono sia virato prepotentemente su ritmiche più spinte e techno-oriented. La tua collaborazione con il leggendario Tresor di Berlino ne è un chiaro esempio. Cosa ti ha portato a questo cambiamento, per certi versi radicale, nel suono che proponi?
Te la metto giù nella maniera più semplice possibile: i migliori vinili che trovavo in giro erano techno! Tornando seri, mi sono innamorato dell’energia che ha accompagnato l’avvento della techno in Europa negli ultimi mesi/anni ed ora sono felice di poter suonare allo stesso modo house e techno, ovviamente in base a dove vengo chiamato a suonare.
Ti salutiamo chiedendoti quali sarebbero, se potessi scegliere dalla tua immensa collezione, i cinque dischi rarissimi di cui vai particolarmente fiero ed i cinque che non potrebbero mai uscire dalla tua borsa.
Mi dispiace deludervi ma non sento mio questo interesse per ciò che è raro. Tutta la buona musica ormai è accessibile tramite la rete e questa è un’autentica benedizione. Quindi quelli che sto per elencare sono semplicemente cinque classici e non mi interessa granché se sono rari o meno, anzi non vorrei nemmeno saperlo. L’ossessione per il vinile spesso tracima (come vi dicevo prima) in questa nostalgia per un tempo che le persone non hanno vissuto in prima persona. E non credo che questo atteggiamento possa aiutare in alcun modo la scena musicale… Comunque, ecco i dischi che ho scelto:
Bluejeans Regime - I Like
Juan Atkins – Urban Tropics
Third Generation – Get It Off
C.O.B. - Common Ground
Rhythim Is Rhythim – Beyond The Dance (Cult Mix)[/tab]
[tab title=”English”]You read that correctly, the artist who we are proud to host on our pages has very clear ideas on the synergy between two different genres such as house and techno. After all only a few European artists have been fortunate enough to personally experience the birth and development of both movements directly where they were conceived, attending those who have them molded and made famous. The reason behind his statement, however, is purely ethical: house and techno are perhaps not the same thing, but they are born from the same ideological matrix. That of the rebellion, the affirmation of freedom (musical and otherwise) and the idea of recognizing an entire generation by a specific sound. DJ Deep, for over 20 years at the center of the Parisian scene, managed to earn respect fighting for the recognition of the rave scene in Paris, also through his famous shows on Radio FG and his clubnight at Rex Club along Laurent Garnier, thanks to the music that in a few years has passed from troublesome niche to global phenomenon.
Your first contact with music, if we’re not wrong, was with hip hop when your were just a young kid. How did you end up to electronic music?
Not really hip hop, it was at first, when I was a kid, mainstream black music. If I can say, Michael Jackson, Imagination, Earth Wind & Fire, that sort of music, then I got pretty fast into dance music and was amazed by the early days of House, in this era, house and hip hop were in my opinion often played together, I would hear Todd Terry, Marshall Jefferson and De la Soul in the same night, and to us it was one family.
You moved your first steps as a DJ in Paris in the 90s, deep in the middle of the great raves’ season, which became sadly famous for its short life due to the harsh repression by the institutions. How was the situation during that musical and social lucky time frame and how much has influenced you in your decision to become a full time dj?
As a young dj I started playing in clubs, thanks to Laurent Garnier who soon helped me and gave me opportunities to always play either in a small gay club La Luna, Power Station, Le Boy or Le Palace in Paris. I was also playing in raves of course. It was amazing it was the beginning of a new culture, a new movement, we were trying to fight for our music to be respected. I could not care less for drugs as I never experienced any, but our fight was clearly for our music to be respected and recognized. When I say “our” music I mean house and techno which is one music.
The first parties in which you played all had a common denominator: Laurent Garnier, the quintessence of the European djing approach. How did you get in touch and how did your collaboration start?
Laurent was kind enough to help me a lot. He is definitely a legend. But I think I was more obsessed with the american djs and their unique style of playing records, unique but also diverse, I remember being equally impressed by the super energetic Derrick May, as I was by Lil Louis amazing and diverse music selection. And soon after NY’s own Louie Vega was to me a shock, his way of blending records has remained a mistery to me for a long time.
The way you see DJing and music is very similar to that of Laurent. It’s not always easy to stay “fresh” behind the decks, but the combination of what works today and what has helped to create it, for example some goodies from the past (not necessarily evergreens but genuine pearls difficult to find) seems to be the right recipe to keep your musical proposal always interesting. Could you fit yourself in this definition?
It’s a bit tricky today. I think there is a rebirth of house and techno, which is great in some ways, and it’s very inspiring to see kids who know and love all the records I was struggling to find when I was a kid. On the other hand there is a nostalgia from a certain youth, which I feel sometimes, is maybe more a nostalgia of not having their “own sound” their own thing for their generation. So as a dj yes I try and balance things, playing some old records which to me are somehow genre defining (known or unknown records), and what I feel is today great sounding records.
You’ve been part of another key factor is transalpine’s electronic scene: the legendary Radio FG, which was for many years a fundamental way to spread the word, initially in France and then (with the subsequent advent of the Internet) all around the globe. For five years you also worked with Radio Nova, another well known FM station in France. How important was your radio experience for your artistic career?
I think it was a fantastic opportunity to share our love of music and get some super underground jams to get known. Some people are kind enough to tell me today how some of the shows influenced them, and this is very touching to me. As, I remember being so nervous doing those shows (I had no idea how to do a serious “real radio program”) but I was very concerned and motivated about letting the music I loved so much and that I had been fighting for (on my small level) be exposed. I felt it was really important.
In the ‘90s you’ve been travelling to the United States, visiting cities that have dictated the rules of the game for years regarding house and techno. What were the main figures that have influenced and impressed you most? And how different was the way of conceiving the club and electronic music scene across the ocean at that time?
Well visiting Derrick May in Detroit, getting to meet Carl Craig, Juan Atkins, Mad Mike, Stacey Pullen, Kenny Larkin, Kevin Saunderson etc… was definitely a life changing experience. Going to New York, and getting to meet Masters at Work, my idol Kerri Chandler, and later Frankie Feliciano etc… was also a life changing experience. But most of all hearing house music the way it was supposed to be heard at Vinyl or Shelter was a revelation to me. I feel very lucky I could hear Kerri Chandler records at Vinyl because it simply showed me what house was, and it was very different from what I thought when hearing it in Europe.
The club that has certainly played a key role in your career was the Rex Club in Paris, which still offers quality clubnights among the best in the capital. Tell us a bit of your story with the venue. What were the night which are still unforgettable memories? And, as long as there are, the ones from which you expected a lot and instead disappointed the expectations?
Yes, Rex is part of my life, well at first the Wake Up parties with Laurent were the parties where we’d invited people such as Dj Pierre, Derrick May, Underground Resistance etc for the first time in France. I tried somehow to carry on this legacy with my Legends parties where I’d invite for the first time in France Moodymann, Joe Claussell, Kerri Chandler etc… We did the second edition of our “See the light” parties there, where I invited Joe Claussell and Jeff Mills to play together (first edition was in Bataclan a de la House party). On both parties to get to see Jeff Mills rock his 909 to a Joe Claussell track, or to see Joe Claussell rock the eq on a Jeff Mills record was an amazing experience, it really brought together the worlds I love, and I repeat it here: house and techno are one music.
During your career you’ve been an almost obsessive vinyl collector and a record store regular visitor. In our opinion, record stores are perhaps the most important “school” of musical experience that our environment has never been able to boast. How important was to frequent those in your musical growth? How much time can you spend nowadays for music research? And what are the record stores who have a special place in your heart?
Yes, I have always spent a lot of time in record stores, in Paris in the beginning of House we had Bonus Beat that became BPM (my dear friend Romain from BNO records was working there, and I learned a lot from him, and I still do actually!) then Rough Trade. More recently was 12inch records (Manu 12inch who is awesome DJ was working there and he turned me on a lot of records), Betino has always been a great source of inspiration he used to run the Straight Up label, going to visit him is always inspiring and refreshing, he is so passionate! Nowadays I mainly go to Techno Import where I can get my hands on all the new techno imports, as well as Synchrophone where thanks to Didier Allyne, Jon Syl, and Blaise, I can find a wide variety of house, techno and electronica.
In an old interview you said you’ve been like Discogs before it was even invented, ‘cause you remembered by heart all the informations of every record that passed through your hands. Were you truly an encyclopedia like you said? And are you still obsessed with those particulars now?
I was never like Discogs, but I really was obsessed yes! No I don’t think I’m obsessed anymore, I mean I love music, and that what really maters to me. Back in the days you had to fight for something to be known, now techno is everywhere so I feel less the need of a “fight”.
Meanwhile you launched two labels (Deeply Rooted House Records and House Music Records) who have seen collaborations with artists such as Kerri Chandler and Franck Roger. To the detriment of your great musical knowledge you don’t have a very wide career as a producer. In return you brought out many beloved compilations. Is it your way to call yourself a lot more focused on selection than on production?
It was like that for many years, actually mainly since 2003. But I release by the end of January 2015 a record on L.I.E.S as Rebeval (the name of the street where Radio FG was at first in Paris). Then in February we release two records with my friend Romain Poncet as Adventice on Tresor, we then do an album as Sergie Rezza (again Romain Poncet and myself) for the French label DESIRE (first 12” should be out arounr March- April). So 2015 is definitely a turning point in my life and I’m so happy to make Music again!
Although you’ve always done everything possible not to be labeled musically, it is undeniable that in recent years your sound has moved on to some more techno oriented vibrations. Your stable collaboration with the Berlin’s legendary Tresor club is a clear example. What brought you to this, somewhat radical, change in your sound?
To put it in the simplest way: The hottest vinyls I found were techno! But more seriously, I love the energy that has been pushing techno in Europe in the past years/months, and nowadays I’m happy to play as much house as techno, depending on the places where I’m booked.
We greet you asking yourself what would they be, if you could choose from your vast collection, five rarest records of which you are particularly proud of and five that could never get out of your bag.
I’m so sorry to say I don’t like so much this interest in what’s rare, anything good is accessible now with internet, and that’s a blessing! So those are five favorite classics, I don’t really care if they are or not rare and I don’t really want to know if they are. The obsession of vinyl collecting sometimes goes with this nostalgia of an era that some people did not experience. And I don’t think this is helping the music scene at all… Anyway:
Bluejeans Regime - I Like
Juan Atkins – Urban Tropics
Third Generation – Get It Off
C.O.B. - Common Ground
Rhythim Is Rhythim – Beyond The Dance (Cult Mix)[/tab]
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