Pampa Records, proprio lei. La stessa label di Robag Wruhme, Ada, Dj Koze (il capo) e via discorrendo, più o meno sei mesi dopo l’uscita del disco originale firmato dallo stesso Koze eccola dar vita ai remixes prenatalizi di “Amygdala”. Non c’è bisogno che vi annoi troppo su quello che è stato il risultato del disco originale, con le sue salite, discese e collaborazioni glitterate (in questo senso vi cosiglio di dare una bella letta alla succosa review di Damir Ivic), piuttosto proverò a raccontarvi le tre tracce che compongono l’EP.
“La Duquesa”, la prima, è il risultato di una sperimentazione coerente, misurata. Vene e arterie techno e quei suonetti rimbalzini che, per un attimo, ti fanno sentire nel bel mezzo di un after hour, danno il cambio a sirene sperdute nell’universo nero e argento della notte. E gli archi, la magia, le manopoline stanche. Il tocco di Efdemin secondo me sta tutto lì secondo me: nelle aggiunte. Perché la base di techno lenta/elegante è 100% Koze (e Pampa), con quei campanellini (questi sì davvero natalizi) in pieno stile Wrhume che danno quel tocco di amore infantile, e quella voce finale presa in prestito dalla Nasa che è qualcosa di futuristicamente vecchio. Ascoltandola mi sembra di guardare il video degli spari a JFK in versione rimasterizzata. E’ sempre lei, ma cambia tutto.
“Magical Boy” (presente in due versioni che differiscono in buona sostanza solo per la durata) si presenta sotto forma di mega “shakeramento tomtragheggiante-borattiano” pieno di voci ammiccanti (oltre al vecchio Dear, ecco Rahel) che però, alla lunga, rischiano di suonare false. Talmente tante voci che il lavoro di Matthew Herbert…dove diavolo sta? Nelle stesse voci? Forse è un peccato perché questo è un pezzo che, al netto delle maledette voci, si presenta con una bella ritmica minimale, pause e ripartenze al momento giusto, l’idea di un sogno ben riuscito. Ma il titolo. Le voci. No.