Avete presente l’immagine di un ragazzo spensierato ma sicuro di sé che negli anni ottanta cammina per le grandi metropoli statunitensi con uno stereo in spalla? Ecco, è realtà! Sì, so bene che non è una novità, ma sentirselo raccontare da qualcuno che ha vissuto tutto questo vi assicuro che è un’esperienza! A raccontarcelo è stato Carlos Sosa, meglio conosciuto come Dj Sneak. Non spenderò parole sulla sua vita, sulle sue esperienze, sulla sua evoluzione, non è necessario; inoltre ha pensato a tutto lui in questa chiacchierata: il passato diventa vivido, le immagini che siamo abituati a vedere nei film diventano vita di tutti i giorni. E’ come seguire lo spostamento inarrestabile di un masso, che nel passato e nel presente non si ferma davanti a nulla, che sa quello che vuole e che sa come ottenerlo, ed è veramente entusiasmante sentir parlare con orgoglio e senza peli sulla lingua un personaggio di tale calibro. Lo abbiamo incontrato poco prima del closing party del “Carl Cox 10th Anniversary” tenutosi il 20 settembre allo Space di Ibiza e ci ha spiegato perché quella serata non sarebbe stata semplicemente una delle tante! Sneak ci ha regalato un pezzo di storia, ci ha regalato ricordi, esperienze, realtà, ci ha dato la sua dura visione dell’attuale panorama musicale… E’ tutto qui sotto e se volete entrare ancor più nell’atmosfera cucinatevi un piatto di “arroz y frijoles”, che siano fagioli rossi si intende!
Salve Mr Sneak, benvenuto su Soundwall!
Holla!!!
Ok, iniziamo con le origini: sappiamo più o meno tutti da dove provieni musicalmente parlando, ma in maniera più generale: ricordi quali sono stati i primi contatti importanti con la musica? Prima dei beats cosa c’era? Da dove proviene il tuo amore per la musica?
Io sono nato nella musica, in particolare nella musica latina dell’isola di Porto Rico, dove sono nato e ho passato buona parte della mia infanzia. Già quando ascoltai per la prima volta sulla spiaggia una band che faceva salsa capii di essere un bambino fatto di musica e che questa avrebbe rappresentato un importante aspetto della mia vita. Ricordo la prima volta che toccai dei giradischi e dei vinili a casa di un amico di infanzia; la madre aveva questo vecchio giradischi e alcuni classici – Elvis, I Beatles… La maggior parte però erano dischi dei “Fania All Stars”, il meglio della musica Portoricana dagli anni ‘70. Ancora non sapevo quale sarebbe stata la mia vocazione; la scoprii quando rincontrai il tutto a Chicago: così iniziò, così capii per quale motivo fossi nato!
Quando hai lasciato Porto Rico per spostarti a Chicago, quali furono i cambiamenti nel rapporto fra musica e città, fra musica e cittadini che hai sentito più forti?
Sentivo decisamente delle forti differenze, è stato come un electro shock culturale per me. Provenivo da un paradiso fatto di palme, sole e spiagge e mi ritrovai catapultato nel freddo, fra mattoni e sirene. La prima cosa che scoprii a Chicago durante la mia prima estate lì fu la Musica! A cavallo fra il 1984 e il 1985 l’House Music stava nascendo; uno dei più bei generi musicali veniva testato in quel periodo per le strade di Chicago prima di andar a invadere i club di tutto il mondo.
E poi come e quando avvenne lo skip alla musica elettronica? Come sei approdato definitivamente a questo genere?
Iniziai come molti: ascoltando alcune stazioni radio. Prima dell’era di MTV c’era molte radio tirate su da ragazzi fortissimi che proponevano dei mix pazzeschi, spesso live. A quel tempo a Chicago non dovevi camminare a lungo per strada prima di incontrare qualcuno che portasse a spalla dei beats infuocati o che mandasse musica a cannone dallo stereo della propria macchina (“someone with beats bangin’ from a boombox or a car stereo” ltr). Spesso potevi trovare da 3 a 6 macchine parcheggiate vicine, tutte sintonizzate sulla stessa frequenza. Se la musica spaccava, noi ballavamo, è così che passavamo il tempo nel ghetto.
E prima che prendessi questa strada, quali erano i tuoi piani e obbiettivi per il futuro? Sapevi già che questa sarebbe stata la tua strada?
Ero solo uno dei tanti ragazzi di Chicago che sentiva la musica degli altri e che aspettava di poter suonare in qualsiasi posto. Nei quartieri eri sempre immerso nei problemi, o diventavi un atleta o un DJ. Scelsi di diventare un writer e un Dj per stare fuori dai problemi delle strade.
Fra le varie cose che hai fatto durante la tua vita, una di queste è stata lavorare al “Gramophone Records”. Cosa pensi ti abbia donato lavorare in quel posto?
Beh, prima di lavorare al Gramophone Records ho speso il mio tempo in molti altri negozi di dischi in giro per Chicago. Lavoravo sodo anche allora, ero sempre in prima linea: aiutavo i Djs delle radio a trovare il loro sound, ascoltavo le cassette che i ragazzi registravano alle serate cercando di capire quale fosse il pezzo che li aveva colpiti così da venderglielo. Ho lavorato per 5 anni nei negozi di musica prima di uscire a fare musica, continuando comunque a lavorare al Gramophone al fine di non perdermi nelle mille evoluzioni del panorama musicale. Il periodo in cui lavoravo in quei negozi è stato uno dei più belli della mia vita, mi ha insegnato molto, mi ha cresciuto e mi ha iniziato al business; penso ai fini della vita sia stata un’educazione migliore di quella che avrebbe potuto darmi il college. Non era teoria, era pratica: avevo a che fare direttamente con il pubblico, imparavo a capire quali fossero i suoi gusti e molte volte li convincevo che avrebbero dovuto comprare quel disco altrimenti sarebbero impazziti qualche settimana dopo nel cercarlo (ed era così!). Ero il migliore nei negozi, nessun Dj rimaneva indietro quando lavoravo io. Ascoltavo e vendevo ogni genere di musica, anche se magari non l’amavo.
Quindi, come dicevamo, nel 1983 ti spostasti a Chicago. Vorrei veramente entrare affondo nell’intimità del rapporto che c’è fra te e la city: cosa hai dato a Chicago e cosa a donato Lei a te?
Chicago è stata una grande esperienza per me, è una grande città con molte cose da imparare. Chicago mi ha insegnato a essere duro ma gentile, mi ha mostrato la vera House Music, la vita da writer, mi ha insegnato che ci sono delle tracce che fanno veramente impazzire la gente e che se suoni al meglio quelle tracce la gente non risponde più delle proprie azioni. Ho imparato il significato della parola e dalle realtà “UNDERGROUND”, il VERO senso di questo mondo; è una cultura, un modo di vivere… La mia vita è stata cambiata da tutto questo. Sono veramente grato di esser stato istruito a Chicago.
E parlando del presente, cosa ne pensi della sua evoluzione nel campo della musica elettronica?
Personalmente penso che la Musica si trovi in un momento critico, non trovo niente di veramente buono nelle ultime novità, niente di innovativo, tutto sa di prefabbricato e di troppo cotto, proprio come un salmone che viene abbandonato sulla griglia… SECCO! La musica elettronica si sta evolvendo, ma non nel migliore dei modi. Ricordo quando c’erano ancora i veri produttori musicali che lavoravano ore e ore negli studi e ogni piccolo pezzo delle loro produzioni era frutto di duro e accurato lavoro. Oggi invece qualsiasi idiota con un computer pensa di aver il diritto di esser chiamato Dj/Producer. Penso si sia perso il rispetto per la maestria, il rispetto per chi veramente produce… Ecco sì, non c’è più rispetto, è diventato tutto un gioco nella speranza di diventare famosi. Molti di questi “producers” schiaffano lì alcune cagate e le attaccano, o a volte, ancora meglio, pagano qualcun’altro per farlo aspettando poi di incassare qualche soldo per qualcosa per cui loro non hanno nemmeno scelto un input. Sento come se non si parli più veramente di musica o del suo significato, sento invece che gira tutto attorno al creare tracce POP di merda che vengono supportate e suonate anche se suonano uno schifo. Rimpiango i bei tempi in cui l’unica cosa che contava era la qualità – la qualità della musica, la qualità degli eventi, la qualità della club culture – tutto questo è stato spazzato via dalla massa di stronzate che ci propone l’industria musicale odierna.
Cos’è che solitamente ti porta in studio? Cos’è che ti motiva, quale forza, quale desiderio?
Vado nel mio studio perché è il posto dove amo stare, fare musica è la mia passione. In realtà non c’è una forza che mi motiva, è semplicemente quello che faccio.
Parlando delle tue produzioni, quali sono stati i programmi e gli hardwares che ti hanno accompagnato e abbandonato negli anni?
Mi manca molto il sound analogico, sono solito lavorare in Midi, mi manca anche la mia attrezzatura da guerra, i campionatori, le drum machine, semplici strumenti che rendono tutto magico se usati a modo. Ora uso principalmente il mio Mac e Cubase, ma cerco sempre di inserire quel suond analogico e old school… Uso ancora il mio Sampler Akai S950 per usare suoni e samples che ho archiviato in vari floppy disk nel corso degli anni. Sono come una montagna d’oro quei floppy… Analogico rulez!
Quali sono, fra le tue produzioni, quelle a cui sei più affezionato, quelle che veramente significano qualcosa per te e perché? Immagino siano tutte fondamentali per te, ma quali sono quelle che ti hanno donato le emozioni più forti?
Sono veramente innamorato della mie prime releases… Quelle dal 1995 al 2000. Il suono originale di Dj Sneak esiste ancora ed è su qualche vinile da qualche parte. Non tutte le prime cose che ho fatto sono grandiose ma il messaggio, il significato dietro di esse c’è sempre stato, ed è sempre lo stesso. Ho fatto anche tracce non raffinate per i Djs. Ho iniziato come Dj ed ho sempre e comunque dato il vero amore alle persone che uscivano per ascoltarmi o spendevano i loro soldi per le mie tracce. Spero ancora le abbiano, perché oggi sono utili e attuali più che mai.
Sappiamo che ami cucinare… Qual è la tua ricetta preferita?
Le mie ricette sono solitamente quelle della cucina Portoricana. Esser nato a Porto Rico è stato determinante per la mia vita, per la mia cultura: amo la mia gente, la mia musica e il mio “Riso con Fagioli”.
Nel 2001 hai dato vita alla Magnetic Records. Perché l’hai creata, qual è la sua linea guida?
La Magnetic sboccia dalla voglia di voler rilasciare la mia musica su una mia etichetta; avevo bisogno semplicemente di creare un’etichetta che urlasse “DJ SNEAK!”, è nata così! La linea guida è molto semplice: “good jackin House music and la DJ Sneak flavour.”
Ormai la realtà della musica elettronica è diventata complessa e molto articolata, è diventato un mondo in cui si è costretti a scegliere cosa ascoltare e cosa no, per il semplice fatto che sfortunatamente ascoltare tutto e umanamente impossibile. In questo oceano di musica quali sono gli artisti che stanno rapendo la tua attenzione, che veramente definiresti artisti?
Sai, ho provato ad aiutarne molti, a volte accogliendoli proprio sotto la mia ala, il problema di questo periodo storico è che le nuovi generazioni vogliono tutto ora e subito, non mettono in conto di dover impiegare tempo, amore e dedizione. Non farò nomi, tutto ciò che poso dire è che molti di questi nuovi produttori hanno bisogno di una mano. Io continuerò ad ascoltare e a provare a guidare alcuni di loro, ma in realtà devono impiegare tempo e fare veramente i COMPITI A CASA se vogliono farcela. Penso che coloro che sono al top oggi sono quelli che ce l’hanno fatta per ultimi. Se non l’hai fatto 10 anni fa è veramente un brutto momento per provarci, a meno che la tua mente e il tuo sound non siano veramente sorprendenti e che tu lo faccia veramente per amore.
Il 20 Settembre suonerai al closing party del “Carl Cox 10th Anniversary” allo Space di Ibiza. Insieme a te saranno presenti altri grandi come Loco Dice e Tini, in poche parole una serata memorabile. Cosa ne pensi della combinazione del tuo sound a quello di Cox?
Rispetto veramente molto la figura di Carl Cox, è un grande Dj. Sono sicuro che sarà grandioso e non vedo l’ora di mostrare al pubblico cosa ha in serbo per loro Dj Sneak. Spero di poter lavorare in back to back con Carl perché sarebbe un’esperienza pazzesca: l’incontro di due Dj che amano veramente la musica “artigianale”. Qualcosa che non ha niente a che fare con i POP show prefabbricati che molti Djs portano ad Ibiza ed in giro per l’Europa.
C’è un rito propiziatorio che sei solito seguire prima o durante i tuoi set?
Sono sempre pronto a suonare, e non faccio finta, se vado a suonare è solo per farlo al meglio, per mostrarmi per quel che sono. Non uso espedienti, non ho una magica polvere di fata. Vado preparato e concentrato al fine di dar la possibilità alla gente di divertirsi veramente per quella notte. Qualche volta magari potresti vedere una nuvola di fumo bianco, quello sono semplicemente io che fuma la migliore erba del mondo.
Come senti il set? Sei solito seguire un approccio sistematico o più spesso fai tutto al momento in base al feedback che ti da il pubblico?
No, non organizzo prima i miei set, so che musica mi porto dietro, semplicemente conquisto la consolle e la rendo mia. Sono abbastanza imprevedibile, ma la gente sa che spaccherò per loro, in qualsiasi situazione!
Prima di lasciarci dicci cos’è che ami di più del tuo lavoro, cos’è che ti fa venire i brividi quando la musica, il pubblico e te diventate un’unica cosa?
Amo il Djing, ho capito molto tempo fa che avevo tutto già dentro di me, che sono stato creato per fare questo e per essere ciò che sono. Sono una forza che comprenderai solo ascoltandomi, rappresento il Reale, sono come chiunque altro ma ho la capacità di far sentire bene le persone quando mi vedono o mi ascoltano. Mi sento veramente fortunato ad essere uno di quelli che esula dalle centinaia di Djs che sguazzano in questi tempi di merda che stanno colpendo la musica e la Dj culture. Rappresenterò per sempre quello che amo, io sono l’House Music, e lo sarò sempre. A House Gangester for life!
English version:
Do you know the image of a carefree but sure of himself guy who walks in the eighties in a U.S. major cities with a stereo over his shoulder? Well, it’s reality! Yes, I know it’s not a news, but to hear it told by someone who lived all this, I assure you it’s a great experience! To tell us all this was Carlos Sosa, better known as DJ Sneak. I will spend no words on his life, his experiences, his evolution … It is not necessary: he has thought of everything in this chat with us. The past becomes vivid, images that we are used to seeing in movies come to real life of everyday. He is like an unstoppable rock, which in the past and present does not stop at nothing. He knows what he wants and he knows how to get it, and it’s really exciting to hear talking with pride and in outspoken way a figure of this caliber. We met him a little before the closing party of the “Carl Cox 10th Anniversary” held Sept. 20 at Space of Ibiza and he explained us why it was not going to be a night like any other one! Sneak gave us a piece of history, memories, experiences, he gave us his hard vision of the current music scene … It’s all below and if you want to get more into the atmosphere, cook a plate of “arroz y frijoles”, red beans obviously!
Hi Mr Sneak, welcome on Soundwall!
Holla!!
Let’s start from the origins: we all know where you came from musically, but more generally, do you remember your first contacts with music, before the first beats, where your love for music come from?
I was born into music, particularly Latin music from the island of Puerto Rico, which is where I was born and spent most of my childhood. From the very first time I saw a salsa band playing on the beach, I knew I was a musical kid and that music was going to be a big part of my life. I remember the first time I touched a turntable and record, I was only a kid, I was visiting a friends house and his mom had an old turntable and some classic records – Elvis, the Beatles but mostly “Fania All Star” the best of Puerto Rican Musicians from the 1970s. I didn’t know at the time that this would be my calling, but when I ran into the turntable again when I hit Chicago, that was it, I discouvered what I was made to be doing.
When you left Puerto Rico moving to Chicago what was the most profound change you’ve noticed in the relationship between people/the city and music?
There were definetely some big changes and culture shock! I went from paradise with palm trees, sun & beaches to cold, bricks, & sirens. The one thing I did discover during my first summer in Chicago was the Music! House Music was being born around 1984 –1985, some of the best innovative music was being tested in the streets of Chicago before it hit the clubs.
And then, when and how did the skip to electronic music happen? How did you approach to it?
I started like most people did, listening to the radio stations. Before the MTV era, there were loads of great guys on the radio doing crazy mixes, even live sometimes. You didn’t have to walk far on a Chicago street before you found someone with beats bangin’ from a boombox or a car stereo. Sometimes you would find 3-6 cars parked all tuned into the same station, the music would be blasting, we would be dancing and this is how we enjoyed it in the (hood) ghetto.
Before you set up the chance to live in this way, what were your plans and objectives for your lifes and when did you understand that this way was your way?
I was just another Chicago kid listening to others and waiting for the chance to get to DJ anywhere. In the hood all you do is get in trouble, become an athlete or become a DJ. I chose to be a Graff Writer and DJ to stay out of trouble in the streets.
Among the various things you did during your life, you have worked at the “Gramophone Records”. What do you think this job has given to you, besides, of course, to broaden your musical culture?
Well, before I worked at Gramophone Records I had put in my time in several other record stores around Chicago. I was working really hard at the time to make a difference even then, I helped the Radio Djs get their music, I listened to peoples cassettes they would record from the radio mixes to figure out the tracks played the night before so that I could sell them to the regular DJS that would come into the shop. I did about 5 years at a store before quitting to do music and eventually working at Gramophone as a sales person so I could still be in the music scene. My years working in the record shops were some of my most favorite times, it taught me a lot about coming up and finally gettin into the business, I think it was better than a College Education. It was a hands-on experience, dealing with people and learning what they like and most of the times even convincing them they should buy certain records because they would come looking for it weeks later. I was the best at the shops, no DJS were left behind when I worked, I knew all the music and sold all music even if it wasn’t my taste.
In 1983 you moved to Chicago. We can everywhere read of the deep relationship that you had and you have with this city. I really want to deepen this relationship: what did you give to Chicago and what did she give to you?
Chicago was a great experience for me, it is a Big city with lots of things to learn. Chicago showed me to be hard but gentle, it showed me real house music, Graffitti life, it showed me that people respond to great tracks and really get down when they are played right. I learned about UNDERGROUND and the REAL meaning of that word, it’s a culture, a way of life, my life was changed by all of it. I am grateful that I had the chance to be schooled in Chicago.
And today, what do you think of its evolution in electronic music?
Personally I think Music has hit a sad stage, nothing new is good, nothing is innovative, it’s always frabricated and over cooked like a bad salmon steak left on the grill for way to long … DRY! Electronic music has evolved but not really in the best way. I remember when there were real MUSIC PRODUCERs that used studios and every peice of work they did was created by putting in time so it was the best they could do. Now any idiot that gets themselves a computer thinks they can call themseves a DJ/Producer. I feel that there is no real care for the craft, there is no respect and it’s just become a joke in hopes of becoming famous. Most so-called producers are just slapping shit together, or better yet, paying people to slap it together, and then expecting some credit for stuff they do not even put any input into creating. I feel that it’s not really about the music or the content, it’s all about creating some POP shit track that gets played and supported even though it sounds like crap. I miss the old days simply because peopel cared about the QUALITY – Quality of Music, Quality of Events, Quality of club culture – all of this has been overshadowed by the mass bullshit that the industry is today.
What usually brings you into the studio? What kind of motivating force, what kind of desire? How do you feel when the track is finished?
I go to my studio because it’s my favorite place to be, it’s my passion to make music. There is no real motivating force, it’s just what I do.
Talking about your productions, which programs and hardwares accompanied and abandoned you over the years?
I miss the analog sound, I use to run everything Midi, I mostly miss my out board gear, sampler, drum machines, simple equipment that made magic when it was played with properly. I’m mostly using Mac and Cubase now but I still try to bring that old school analog sound, I still use my Akai S950 Sampler to ripp the sounds and samples from floppy disks that I’ve saved through the years. I’m sitting on a mountain of gold … analog rules.
Which are, in your productions, the ones you get along with most, the ones that really mean something to you and why? Imagine that the all productions have been fundamental to you, but which were the ones that most confered you strong feelings during your listenings?
I really love my first releases that were created back in 1995 ‘till 2000. The original sound of DJ Sneak is still on vinyl somewhere and most people feel the same way as me, them tracks I put out were not all the greatest or even th best but the message behind them will always be there, I made raw DJ tracks for DJ’s to play. I started as a DJ and have always given my real love to the people who went out and spent their cash on my records. I hope they still have them because they are more relevent today then ever.
We know you love cooking… What is your favorite recipe?
My recipes are usually Puerto Rican cuisine, being born in Puerto Rico had a huge impact in my life and cultural ways – I love my people, my music and my Rice and Beans.
In 2001 you created the “Magnetic Recordings”. Why did you create the label, what is its guideline?
Magnetic was an outlet of releasing my own music on my own label, I just needed to create something that said DJ SNEAK and Magnetic has become that label. The guidelines are simple – good jackin House music a la DJ Sneak flavour.
Nowadays, electronic reality got complicated and manifold, it became a world where you are actually forced to choose what to listen to and what not, just because listening everything is humanly and unfortunatly impossible. In this ocean of music, which are the artists who are catching your attention,that you’d really define “artists” (we know the list is endless but what if you should make a selection?!)?
You know, I have tried to help many, even take them under my wing but the problem these days is that this new generation wants everything upfront without putting in the time, love and dedication. I will not mention any names, all I can say is that most of these new producers need help. I will always listen and try to guide some of them but they need to put in time and do real HOMEWORK if they want to make it, I believe the people on top were the last ones to make it. If you did not make it 10 years ago, it’s really not a good time to get into it, unless your mind and sound is AMAZING and you only do it for the love.
On September 20th, you will play at the Space of Ibiza for the Carl Cox 10th Anniversary closing party. There will be others great artists like Loco Dice and Tini, in short, an evening not to be missed! How about this party? What do you think of the combination of your sound to that of Carl Cox?
I have real respect for Carl Cox, he is a great DJ that has been in it for a long time. I’m sure the party will be great and I can’t wait to get on and show people what DJ Sneak has in store. I wish I was playing back to back with Carl cause it would be a crazy experience of real DJS that love the craft. None of this prerecorded ~ fabricated POP show that most DJS in Ibiza and around Europe represent.
Is there some rite, some lucky charm has always followed you before or during your set?
I’m always ready to go to work, I don’t fake it, I just come to do my best, show people why I am who I am. I have no gimmicks, I have no magical fairy dust. I just come prepared and focused to make people enjoy their night. Ocasionally you will see a cloud of smoke and that is just me smoking the greatest herb in the world.
How do you feel the set? Do you Usually follow a more systematic approach or would you rather do all at the time seeing how the audience reacts?
I don’t pre think my sets, I know what music I have with me and I just jump in and do mine, I am very unpredictible but the people know that i will rock it for them, in any situation.
Before you leave, tell us what you love most about your job, what does it make you shiver when music, audience and you become only one thing?
I love DJing, I figured out a long time ago that I had “IT”, that I was put here to do this music thing and be the person that I am. I’m a force that you will feel when you see me, I represent the Real, I am like everybody else but I have the ability to make people feel happy when they see me or hear me. I feel lucky that I am one out of the many thousends of DJs that has survived even through the shittiest times in Music and DJ Culture. I will always represent what I love, I am House Music, always will be. A House Gangster for life!