Quando ci si trova di fronte ad un “curriculum” come quello in cui mi sono imbattuto stavolta, è difficile rimanere inermi, senza strofinarsi gli occhi: devo essere sincero, a me ha fatto questo effetto. Molti, ingenuamente, quando si fa riferimento al nome di Thomas Koch, pensano subito alla sua idilliaca carriera musicale, sbocciata intorno agli anni ’90. Ebbene, DJ T. è stato, anzi, è un’artista che definirei “pluridisciplinare”, poichè abile in molti campi come il giornalismo e l’editoria: siamo nel 1989 quando fonda Groove, una rivista in lingua tedesca che racchiude pietre miliari del mondo della musica elettronica e da monito per tutti coloro che intendono avvicinarsi a quel sound . DJ T. è anche produttore, operator club e proprietario. La vibrante intensità, la profonda intelligenza e la nobiltà spirituale, sono tutti elementi cardini del suo souno, rintracciabili soprattutto nel first commercially available DJ mix, Body Language Vol.2. Sarebbero molti gli approfondimenti da enumerare riguardo questo personaggio leggendario, ma spero che i quesiti di seguito proposti siano sufficientemente esaurienti in ogni loro punto ed argomento.
Ciao Thomas, benvenuto su Soundwall.
Partiamo con una domanda secca, perchè indossare uno pseudonimo?
La risposta è semplice: spesso i nomi reali fanno schifo. Ti piacerebbe il nome di Thomas Koch come nome di Dj? So che DJ T. non è probabilmente molto meglio, ma almeno non ho scelto uno pseudonimo a caso, visto che era il mio soprannome fin dalla mia infanzia. Così l’ho adottato fin da quando ho iniziato la mia carriera da dj all’età di 17 anni.
La tua produzione d’esordio nel 2000 con Steve Bug su Poker Flat. Questa collaborazione ha contribuito ad allargare le tue conoscenze?
Ogni release contribuisce a diffondere la conoscenza musicale, se ce n’è una da diffondere per tutti. Nel mio caso avvenne verso i primi anni ’80, significativamente rappresentati da “Monsterbaze”. Questa traccia piaceva a diversi djs che continuavano a suonarla; era una traccia senza tempo e aveva quella specie di beat old skool electro funk che in giro non si trovava facilmente.
Nel tuo secondo LP hai sentito l’esigenza di re-inventare suoni classici. Sorge quindi spontanea una domanda: la musica elettronica è così tanto cambiata nell’ultimo ventennio?
Si e no. Quando nel 1988 arrivò l’Acid House e poi, nel finire del 1990 quella che noi oggi chiamiamo “Techno”, eravamo di fronte a qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che c’era prima nel campo della musica dance. Quello che noi stavamo vivendo era l’ultima reale rivoluzione davvero epocale, le cose che avvennero dopo rappresentarono soltanto un miglioramento, non ci fu più un’altra rivoluzione.
DJ T. oggi. Con il 2011 arriva l’attesissimo terzo LP Pleasure Principle: un lavoro che è durato ben 9 mesi tra scritti e registrazioni co prodotto insieme a Stefan Eichinger aka Lopazz. Che cosa ti ha ispirato e che cosa ti ha spinto a incidere un altro album?
L’album non sarebbe mai uscito senza le esperienze del mio ultimo tour mondiale. Ottenere una visione globale della musica è quasi un privilegio, dal quale poi prendere grande ispirazione. Proprio questo ho voluto inserire in questo ultimo album. Così, dopo soli 2 anni da Inner Jukebox, ho sentito di nuovo che c’era abbastanza materiale per un farne un ulteriore album.
“Pleasure Principle”: un titolo intrigante, affascinante. Cosa si cela dietro?
Ci sono diversi significati dietro a questo nome. Di questi tempi, quando la musica in tutto il mondo, gli eventi sono in crisi e tutti sono in lotta per sopravvivere con quello che stanno facendo, dobbiamo soprattutto provare a non perdere la passione e il nostro amore per la musica. Questo per noi è un lavoro nel quale noi ci impegniamo tutto il giorno per promuovere e spingere dovunque possiamo quello che facciamo possiamo e se non si tratta soltanto della musica in sé, la passione la perdiamo. Io avevo bisogno di ricordare proprio questo a me stesso scegliendo questo titolo.
Secondo il tuo parere, i giovani ascoltatori saranno in grado di cogliere la vera essenza di questa tua ultima fatica?
Penso di no. E’ una questione d’età, le persone che veramente scavano a fondo, per esplorare di più il background della musica e gli artisti, lo coglieranno. Ma di certo non mi aspetto che qualcuno riesca a cogliere questo significato al primo ascolto.
Sappiamo che tu sei un pioniere della musica elettronica, ma non solo. I dj di solito non apprezzano domande del tipo “come definisci il tuo stile”, ma noi comunque vogliamo chiederti di definire te stesso, da qui riusciamo pure a capire cosa ispira la tua musica.
Io non seguo uno stile e mai lo farò. La musica che suono e produco, tutte le mie radici, si riversano alla dance music tra il 1983 e il 1990; ci vorrebbe troppo spazio per nominare tutte le influenze, ma le più importanti sono sicuramente la deep e la jacking house, la disco e la black music di quasi tutti i tipi, incluso l’old school electro funk. In questo momento potrei dire che sto concentrandomi soprattutto sul genere Deep House con forti influenze Disco, Dub e R&B & Soul.
Prima di lasciarci ti chiediamo un’ultima cosa. Se ti chiedessimo quale è stata la performance della quale hai il ricordo migliore, quale sceglieresti e per quale motivazione?
Lo scorso fine settimana sono stato a Corfù in Grecia per la prima volta nella mia vita. La scena greca è in gran parte un po’ più elegante che in altri Paesi europei e i greci, a volte, in realtà non si sciolgono abbastanza per ballare davvero liberamente. Era la prima volta in cui vedevo un dancefloor che rimbalzava, una meravigliosa esperienza, ho avuto ottimi riscontri lì.
English Version:
When you are faced with a “curriculum” as one in which I came across this time, it is difficult to remain unarmed, without rubbing your eyes: To be honest, it has made to this effect. Many people, naively, when referring to the name of Thomas Koch, immediately think his idyllic musical career bloomed around the 90s. Well, DJ T. is an artist who I would define “multidisciplinary” because skilled in many fields such as journalism and publishing: It was 1989 when he founded Groove, a German magazine that includes milestones in the world of electronic music and gives a warning to all those who want to get close to that sound. DJ T. is also a producer, label owner and operator club. The vibrant intensity, intelligence and deep spiritual nobility are all key elements of his sound, especially traceable in the first commercially available DJ mix, Body Language Vol.2. The insights to be enumerated on this legendary figure would be many, but I hope the following questions proposed are sufficiently exhaustive to understand his genius.
Hello Thomas, welcome to Soundwall.
We start from the beginning, with a quick and easy question: Why “wear” a pseudonym?
Simple answer: Because real names often suck. Or would you like the name Thomas Koch as s DJ name? I know DJ T. isn’t probably much better, but at least it wasn’t just a random pseudonym, that I chose, but it was my nickname since my childhood and so I just took it over when I started my dj career in the age of 17.
Your first production with Steve Bug in 2000. Had this collaboration helped you to spread your musical knowledge?
Every release helps to spread musical knowledge if there is one to spread at all. In this case it was my early 80s, that were significantly presented in “Monsterbaze”, still many DJs of different genres like this track and play it, because its so timeless and there is not so much around of this old school electro funk broken kind of beat thing.
In your second album you felt the need to re-invent classic sounds. In your opinion is changed a lot this kind of music in the last twenty years?
Yes and no. When first in 1988 Acid House and then, finally in 1990, this thing arrived, that we call “Techno” today, this kind of music was so different to everything what had existed before in the field of dance music. That was the last really fundamental revolution, that we were experiencing, everything since then was only refinement according to that, the next big revolution never came.
DJ T. today. The 2011 comes with the highly anticipated third album “Pleasure Principle”: a production that lasted nine months between writing and recording co produced with Stefan Eichinger aka Lopazz. What inspired you and what made you decide to release another album?
The album couldn’t have happened without the experiences of my last world tour. Getting a global view on electronic music is such a privilge, you can draw so much inspiration from that kind of experience. It was all going into this album. So suddenly again, after only 2 years since The Inner Jukebox, I felt again, that there was enough to say to fill a new album with it.
“The Pleasure Principle “: an intriguing and fascinating title. What is the meaning behind it?
There are different meanings behind that. In these times, when the worldwide music and event scene is in a crisis and everybody is fighting for his existence to survive with what he is doing, we especially now have to try not to loose our love and passion for the music. If it’s just becoming a job and and if we work the whole day on it to promote and push it wherever we can and if it is not about the music itself anymore, then we will loose it. And I needed to remind myself on this by choosing this title.
In your opinion, young listeners are able to understand the true meaning of your last LP?
I don’t think, that it is a question of age, people who really dig deep, to explore more about the backround of the music and the artists will find it out. I don’t expect anybody to get all this meaning on the first sight.
We know you’re a pioneer of electronic music, but not only. DJs usually do not like questions like “how would you define your style”, but we ask you anyway to define yourself so we can understand many things also about your music.
I am not following one style and I never will. In the music I play and produce, all my roots, especially from dance music between 1983 and 1990 are pouring in, to name all influences would need to much space here, the most important ones are surely deep and jacking house, disco and black music of almost all kinds including old school electro funk. In the moment I would say I am working on Deep House with strong influences from Disco, Dub & R&B & Soul.
We end the interview by asking the performance that you remember with pleasure. Why this choice?
Last weekend I have been to Corfù island in Greece for the first time in my life. As the Greek scene is mostly a bit more posh then in the other European countries and the Greeks sometimes don’t really defrost enough to dance really liberated and ecstatically, it was the first time, that I saw a dancefloor really bounce, that was a wonderful experience, got so much good feedback there.