Domenico Crisci, tra gli artisti techno italiani di maggior interesse a livello di purezza identitaria e ricerca sonora, si è distinto in pochi anni per il suo sound potentemente oscuro di matrice post-industrial. Dopo aver iniziato a “coccolarci” con uscite per la newyorkese L.I.E.S. di Ron Morelli, piattaforma che non necessita in alcun modo di presentazioni, oppure per la stimatissima Eerie di Marco del nostro connazionale Marco Shuttle, è passato dalla Semantica Records di Svreca salvo poi spiccare il volo grazie alla release per Jelous God, pregiata label fondata da Silent Servant, Regis e James Ruskin.
Forte di questo interessante bagaglio artistico da producer, sta ora per intraprendere un passo molto importante, fondando la sua label, Summa Cum Laude. La neonata etichetta verrà inaugurata con un EP, “The Violinist”, in uscita domani. La release sarà composta da tre tracce, intense, dure e pure, apparentate alla scuola techno-industrial e pesantemente segnate da un savoir faire nordico di certe produzioni dei Paesi Bassi e dintorni. Anche se risulta sempre riduttivo ricorrere alle definizioni di genere, soprattutto nell’ultimo decennio in cui la techno – e qualsiasi altro genere musicale – è sempre più libera e risultato di fusioni varie, potremmo descrivere l’imminente EP di Crisci come un distillato di dark industrial, hard techno e hardcore, il tutto in una confezione essenziale e di grande eleganza nella sua brutalità.
“The Violinist” apre con “Blacklord”, ruvida, potente come uno schiaffone ben assestato, dal beat pesante, con effetto altamente abrasivo. Come se certe atmosfere detroitiane venissero violentate da una sferzata hardcore dai bpm più rilassati. Si continua con “Return”, dalla ritmica fortemente techno-nordica, quasi una sorella “lentona” e molto più cerebrale della gabber. Si chiude in bellezza con la title-track, dove le “sviolinate” al synth fanno sanguinare le orecchie. Ma ce ne rallegriamo, in effetti. Un tunnel ben costruito di nevrosi e claustrofobia notturna, ben calibrato per essere condensato in uno stato psico-fisico alienato/allucinato.
Siamo quindi più che soddisfatti dell’ascolto dell’ultima fatica del producer casertano – un nuovo, importante, tassello da aggiungersi alla nostra scena techno nazionale. Di cui andare fieri.