La parola electro (come del resto progressive house o deep house) oggi è attanagliata da una questione terminologica. Nei primi anni Ottanta indica gli esperimenti sviluppati prevalentemente tra New York, Miami e Los Angeles ed ottenuti dalla trasposizione elettronica di funk, soul e prodromi hip hop attraverso sintetizzatori, drum machine e vocoder, ma con la mainstreamizzazione della dance elettronica nel nuovo millennio finisce col rappresentare pezzi che scalpitano sul four-on-the-floor e partiture prevalentemente strumentali. Insomma, nulla in comune con chi getta le basi del genere come Afrika Bambaataa, Man Parrish, Egyptian Lover, Cybotron, Hashim, Jonzun Crew, James McCauley, Planet Patrol o Newcleus. Finita nel dimenticatoio, negli anni Novanta l’electro inizia ad essere rinvigorita da una nuova generazione da cui emergono menti creative ed etichette intenzionate, da un lato, a ristabilire il contatto con la dimensione stilistica originaria, dall’altro a tenersi a debita distanza dalle deviazioni spurie post millennio. In questo quadro di passione e solerzia trova spazio la Dominance Electricity guidata da Matthias M. Weise, discografico e nel contempo produttore sotto alias come Sbassship e TRV. Il tedesco continua a non mostrare pubblicamente il suo volto preferendo che a parlare sia solo la musica. Electro ovviamente, per i b-boy che si muovono acrobaticamente sul funk robotizzato proveniente dai ghetto blaster della internet age.
Dominance Electricity nasce nel 2000 come sublabel della Dominance Records partita nel 1996: perché creare un nuovo marchio?
La Dominance Records venne fondata nel 1996 da due miei amici, Matthias Kretzschmer e Steffen Sülzle, uniti nel duo Prime Dominance dal 1993 ma attivi sin dalla fine degli anni Ottanta nella scena hip hop underground della Germania dell’Est. Si trattava di una realtà assai piccola, nata in epoca socialista prima della caduta del Muro di Berlino, a cui è stato dedicato il documentario “Here We Come” interamente incentrato sulla scena hip hop e breakdance della Repubblica Democratica Tedesca durante la Guerra Fredda e che nel 2007 ha vinto un award. Quando li incontrai nel 1998 avevano già pubblicato un po’ di dischi, tra hardcore bass rap ed hip hop electro, ma iniziammo subito a pensare ad una sublabel dedicata interamente all’electro, da non confondere col rap tedesco (come quello degli 808 Mafia o ZM Jay, nda). Così maturò l’idea della Dominance Electricity, nata da una mia intuizione e che nel corso del tempo è cresciuta al punto tale da diventare quasi più grossa della sua stessa etichetta madre. Qualche anno fa abbiamo optato per la divisione, infatti ora Dominance Electricity è completamente indipendente e gestita solo da me.
Come ricordi il mercato discografico dei primi anni Duemila? Quante copie delle vostre pubblicazioni stampavate in media?
Eravamo underground e lo siamo ancora. Nonostante tutti i cambiamenti che hanno investito lo scenario musicale nell’ultimo ventennio, le soglie di vendita per Dominance Electricity non sono mutate così tanto, siamo ancora fermi a circa 500 copie ad uscita. Nei primi anni fummo fortunati perché avevamo dalla nostra parte un grosso distributore internazionale, la EFA, ma da quando ha chiuso battenti, nel 2004, abbiamo dovuto ingrandire il network di contatti sino a gestire le vendite in maniera autonoma. Per certi versi è positivo perché garantisce un maggior controllo, ma nel contempo implica molto lavoro in più per vendere dischi.
Investi ancora denaro e passione nell’electro, proseguendo genuinamente ciò che fu ideato nei primi anni Ottanta. Quanto è diventato difficile lavorare oggi in una nicchia simile e per giunta con la generazione dei più giovani che parla di “electro” in relazione a musica del tutto diversa?
Sfortunatamente il termine electro è troppo generico e può essere usato facilmente per qualsiasi cosa che al suo interno racchiuda elementi elettronici. A livello storico, credo che le prime apparizioni electro risalgano ai tempi della synth music tedesca degli anni Settanta anche se il movimento emerse in modo più evidente negli anni Ottanta quando nella scena hip hop iniziarono ad essere utilizzati sintetizzatori e drum machine. Poi l’electro sparì dai radar per riemergere intorno alla metà degli anni Novanta: dalla scena techno si sviluppò una nuova vita dell’hip hop electro, poi definita new school electro. Negli anni Duemila, quando la musica elettronica diventa mainstream, il termine finisce col diventare un’abbreviazione di electro-nic music a livello generale e generalistico, e questo ha causato più di qualche discussione nella nostra scena, interrogandoci su quale fosse la “vera” electro. È un peccato che il filone non abbia un nome più definito, anche se bisogna riconoscere che questa musica vanta una fan base internazionale leale ed integralista che cerca di mantenerla più viva possibile. Le tendenze del mainstream vanno e vengono ma la “nostra” electro resta a prescindere dalle mode ed è salva grazie alla piccola nicchia di sostenitori.
La tua pare quindi più una missione che un’attività imprenditoriale.
L’electro mi ha completamente conquistato a metà degli anni Novanta ed è quella stessa passione che mi spinge ad andare avanti. Tutto è iniziato come hobby, collezionando dischi e producendo musica in prima persona, ma col passar del tempo è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Oltre a gestire l’etichetta mi occupo anche della più vecchia community online, Electro Empire, ed anche del webstore Save Our Sounds in cui, oltre alle pubblicazioni su Dominance Electricity, vendiamo anche quelle di altre etichette che condividono la nostra visione stilistica.
Avevi eroi musicali da ragazzino?
Sono cresciuto in una zona rurale nella Germania socialista, i rapporti col mondo occidentale erano piuttosto limitati. Entrai in contatto con la musica elettronica nei primi anni Novanta assorbendo come una spugna ogni tipo di influenza, dall’hardcore techno alla drum n bass, dall’experimental all’ambient. Gli anni Novanta restano senza dubbio il periodo più bello per la musica elettronica underground, ma non avevo miti, ero più legato a brani o album di artisti sempre diversi, fondamentalmente mi piaceva scoprire di continuo cose nuove.
Pare che oggi il mercato delle ristampe sia particolarmente florido: hai mai pensato di reimmettere in circolazione pezzi cult del passato?
Nel 2005 abbiamo pubblicato un classico electrofunk della band americana dei Newcleus, “Destination Earth”, personalizzandolo con alcuni remix (di Sbassship e Reeno, nda). Fu molto divertente ma trovo più eccitante pensare al futuro che al passato, quindi cerco brani che potenzialmente possano diventare classici in futuro.
Quanti demo ricevi mensilmente? Ti hanno mai spedito qualcosa di davvero intrigante?
Non li ho mai contati ma arrivano costantemente. Alcune cose uscite su Dominance Electricity le ho trovate proprio in questo modo. Più che avere “grossi” nomi della scena a me interessa principalmente la qualità della musica, quindi non ho paura di pubblicare brani di artisti sconosciuti, come è avvenuto ad esempio negli album delle serie “Global Surveyor” ed “Electrofunk Resistance”.
Gab.Gato, qualche anno fa, entrò a far parte della tua scuderia artistica. Conosci altro della scena electro italiana?
Non credo di essere aggiornatissimo a riguardo, ma conosco diversi artisti italiani come Teslasonic, Mat101, D’Arcangelo, A Credible Eye Witness, Max Durante, Andrea Benedetti alias Sprawl ed etichette come MinimalRome, Final Frontier, Nature Records, Sauroid e Plasmek che hanno messo in circolazione ottime cose.
Dominance Electricity continua a pubblicare musica su vinile, probabilmente il formato più adatto per questo genere e per i collezionisti.
Sono completamente d’accordo, il vinile è un formato fantastico per materializzare la musica. Inoltre i collezionisti sono senza dubbio il bacino di utenza primario delle nostre pubblicazioni, pertanto cerchiamo di rendere tutto il più attrattivo possibile attraverso edizioni limitate, dischi colorati, box set con allegati ed altro ancora. I formati digitali aiutano ad allargare ulteriormente la fan base ma ritengo che la maggior parte di chi ascolta musica electro sul web non abbia mai speso un solo centesimo per il download legale. Seppur il numero degli ascolti aumenti, l’etichetta e gli artisti non ne traggono alcun beneficio. Un paradosso dei tempi moderni.
Dominance Electricity presta da sempre attenzione anche all’aspetto visuale (una delle mie copertine preferite resta quella di “Commando” degli Imatran Voima, realizzata da Swen Papenbrock nel 2005). Ritieni che l’artwork resti ancora un fattore importante?
La copertina è la prima cosa che si guarda di un disco quindi è importantissima. Cerco sempre illustrazioni che possano rappresentare perfettamente la musica incisa sul vinile. Giacché l’electro è spesso relazionata a temi come futurismo e retrofuturismo, adoro ideare artwork che trasportino verso quella direzione, facendo realizzare anche dei poster da appendere al muro. Nel corso degli anni abbiamo avuto il piacere di lavorare con svariati guru dell’arte grafica come il giapponese Hajime Sorayama, maestro dei robot in versione sexy, il fumettista argentino Juan Gimenez, William Wray, che negli anni Novanta ha realizzato la serie cult di cartoni animati Ren & Stimpy Show, e David A. Hardy specializzato in illustrazioni spaziali.
Dominance Electricity è tornata con due nuove pubblicazioni, il singolo “Bad Robot” di Jackal & Hyde e l’album “Startopology” di Dagobert vs MasterArp, ma solo dopo circa dodici mesi di silenzio. Cosa è avvenuto?
Col passar degli anni sono diventato particolarmente esigente ed impiego più tempo per scoprire ed identificare quei brani che possiedono qualcosa di magico e per cui valga la pena investire denaro ed energie e pubblicarli in formato fisico. Inoltre non c’è nessuna pressione che mi spinge ad un flusso costante di pubblicazioni come di solito avviene nel pop. L’anno di pausa è servito proprio a finalizzare alcuni progetti che stanno vedendo luce ora. I primi due sono per l’appunto quelli di Jackal & Hyde, duo americano di musica electrocore, e l’atteso quarto album di Dagobert. Da poche settimane è uscito pure “Supermeng 3” di Jackal & Hyde vs Otto von Schirach, in cui l’electrocore incontra il miami bass. L’artwork è firmato da Francesco Lo Castro.
Hai già pianificato altro da pubblicare nel 2016?
Il prossimo 12″ sarà di Dynamik Bass System, si intitolerà “Teleprompter” e conterrà due tracce. Seguirà la quarta parte di “Global Surveyor”. Ci sono anche alcune cose destinate all’etichetta che affianca Dominance Electricity, la Electro Empire, oltre a due nuovi brand che verranno inaugurati entro l’anno: uno si chiama Ground Control e sarà dedicato interamente all’electrofunk ed alla bass music, l’altro invece è Zentrvm e coprirà avanguardie elettroniche.
Come immagini Dominance Electricity tra dieci anni?
Spero sia ancora in attività. Probabilmente staremo pubblicando musica in vinile HD.
Tra i tanti brani che hai pubblicato sinora, quali pensi spicchino meglio?
“Hustru” di Mesak, fantastico minimalismo melodico dalla Finlandia, “Side By Side” di Dynamik Bass System, grandiosa electrofunk con vocal vocoderizzati, “Human Beyond” dei Blastromen, epico brano che apriva l’omonimo album di debutto, il recente “Mein Kosmos” di Dagobert, capolavoro cosmico, e per finire “Bad Robot” di Jackal & Hyde e “Neon Parallels” di Biepang.
Quali invece i pezzi (anche del passato) che ti sarebbe piaciuto far uscire su Dominance Electricity?
“Red Dragon” di Sem, del 1996, dark electro particolarmente ispirativa per me, “Electric Cafe” dei Kraftwerk del 1986, tratto da un album a mio avviso troppo sottovalutato, “Dream Six-O” di X-Ref del 1984, cantato da John Davis col talkbox, “The Final Frontier” di Underground Resistance del 1991, tra i brani electro più intensi provenienti da Detroit, “Le Meilleur Des Mondes” di Rational Youth del 1982, fantastico minimal synth in stile John Foxx proveniente dal Canada, e, per concludere, “Electricity” di Midnight Star del 1983: il titolo parla chiaro.