Un cubo nero nel centro di Napoli.
Nel cuore di Piazza Dante.
Nessun indizio, nessun avviso: solo un conto alla rovescia e una data.
27 ottobre 2016, ore 19 e 30. E poi l’hashtag #dontstopthemusic, l’unico elemento in grado di suggerire che da quello strano monolite sarebbero stati propagati dei suoni.
Ne ha parlato in lungo e in largo anche la stampa mainstream: “Cosa sta succedendo a Napoli?”
Ne hanno parlato soprattutto i cittadini, i curiosi, che durante i giorni scorsi si sono lasciati andare a supposizioni e scommesse: “Io ho mia cugina che lavora al comune, ora la chiamo e lei sicuro me lo dice”, ci fa sapere un ragazzino che sfreccia avanti e indietro in BMX mentre i suoi compagni giocano a pallone e i cingalesi (Piazza Dante è anche un po’ casa loro) si guardano intorno divertiti.
Manca poco ormai e la sorpresa è pronta per essere svelata: durante gli ultimi dieci secondi, poi, sembra immediatamente di essere stati sbalzati avanti nel tempo, a Capodanno per la precisione.
Meno 4, meno 3, meno 2, meno 1. Zero.
Il cubo all’improvviso si apre, dalle casse suona puntuale A New Error di Moderat, ormai nominata intro ufficiale di qualsiasi cosa abbia bisogno di intro.
Ragazzi e ragazze interamente vestiti di bianco con giacche marchiate #dontstopthemusic prendono possesso della piazza e cominciano a radunare la gente nei pressi del palco.
Dietro la consolle, perché c’è una consolle, è spuntata Aura, la dj resident dello Switch Party del Joia, proprio di Napoli. La sua selezione è prettamente deep house, con qualche apertura verso sonorità più fruibili (quando suona l’edit che Jolly Mare ha fatto di A me mi piace o’blues di Pino Daniele sembrano animarsi anche quelli che a Piazza Dante sono finiti solo di passaggio).
È ora di cena e sottocassa ancora non c’è troppa gente (anche perché, per ragioni inspiegabili, ci sono dei buttafuori che impediscono di avvicinarsi al palco), ma la voce comincia a spargersi in giro.
Soprattutto perché il piatto forte deve ancora arrivare.
Ed ecco infatti spuntare Skin, sempre a sorpresa, sempre senza annunci, ormai sempre più a suo agio nei panni della dj. Nelle case intorno a Piazza Dante i televisori probabilmente sono sintonizzati su quella che in città viene chiamata: “A’ puntata”. Perché ci sono le serie televisive, le soap e poi c’è Un posto al sole. Che è una cosa a parte.
Peccato però che oggi per loro la visione sarà disturbata dalla house e dalla techno che Skin sta suonando come se si trovasse nel cuore della notte, sul palco di un club, e non all’aperto, nel centro di una città, proprio mentre la gente normale è a cena.
Ed è proprio questa distopia tra la realtà quotidiana e la rottura delle consuetudini che #dontstopthemusic rappresenta ad affascinarci di più.
Perché ogni tanto è bello e giusto provare a uscire dalla confort zone dei “nostri” festival, i “nostri” club, e provare a mischiarsi in mezzo alla gente comune e provare un po’ a vedere l’effetto che fa.
E così mentre anche i buttafuori finalmente si arrendono e permettono alla gente di arrivare sotto cassa – c’è anche un tizio con una maschera da Panda, il vero animatore della festa – la voce del set di Skin si sparge e cresce anche il numero delle presenze.
Non male per quello che a tutti gli effetti è un esperimento: una cosa che nelle nostre piazze non era ancora mai stata fatta. Manca poco alle 22 quando è tutto finito: pioggia di coriandoli a sostituire la purtroppo pronosticata, e per fortuna non avvenuta, pioggia reale e poi tutti di corsa nella prima pizzeria a tiro. D’altronde dopo tutti questi balli anche a noi è venuta un po’ di fame.