Questa più che una semplice intervista è la storia di due ragazzi romani che dopo essersi rincontrati hanno scoperto di avere una passione in comune ed hanno deciso di portala avanti. Negli ultimi anni i Doomwork sono stati una delle coppie più chiaccherate dagli addetti ai lavori e dai clubbers di tutto il mondo, con release su etichette come Cocoon, 100% Pure, Saw Recordings e molte altre ci raccontano come è iniziato il loro percorso e di quando hanno capito che era il momento di fare le cose più seriamente grazie all’amico Mario Più. In sostanza, da questa chiaccherata con Alex e Claudio sono venute fuori molte cose interessanti come il loro rapporto con le nuove tecnologie e i social network, inoltre ci hanno svelato alcune novità del futuro più vicino che non vediamo l’ora di ascoltare e di vedere.
Ciao ragazzi vi conoscete da quando avevate sei anni, avete iniziato a giocare insieme con i giochi per poi passare a giocare con i suoni. Quando e come avete deciso di suonare e di produrre musica insieme?
Ciao a voi, è un piacere rispondere alle vostre domande. Si ci conosciamo da quando avevamo 6 anni, frequentammo le scuole elementari nella stessa classe, ci “dividemmo” alle scuole medie per poi rincotrarci un giorno in strada per caso all’età di 16 anni. Ci raccontammo un pò di cose ed uscì fuori che stavamo coltivando la stessa passione, avevamo entrambi una consolle in casa e così ci rifrequentammo con molta più frequenza, il passo da mixare vinili a provare a fare qualcosa di nostro è stato molto breve, una vera esigenza per noi. Le prime produzioni ovviamente furono imbarazzanti, anche se a ricordar bene dopo 6 mesi che incominciammo, mandammo in giro un paio di produzioni e ricevemmo anche qualche buon feedback, a quel punto capimmo che potevamo iniziare a far qualcosa di più. Lo step definitivo è arrivato quando Mario Più si interessò a noi se oggi possiamo dire di fare questo per lavoro è soprattutto grazie a lui.
Avete iniziato per divertimento ed ora vi ritrovate ad essere dj internazionali. Quali sono le vostre sensazioni ripensando a questa cosa.
Il cammino che stiamo facendo ci rende parecchio orgogliosi, soprattutto perchè siamo partiti veramente da zero e con pochissimi mezzi; in più non siamo stati due grandi frequentatori dell’ambiente club romano e non ci siamo mai cimentati troppo nella scena club come fanno tanti ragazzi (non siamo mai stati due grandi PR purtroppo), abbiamo sempre avuto in mente un progetto ben preciso su di noi, che non era semplicemente il mettere dischi in un club ma qualcosa di diverso, quindi abbiamo scelto di lavorare sulla musica, un percorso parecchio ambizioso. Per questo il nostro lavoro è stato notato prima all’estero che qui; oggi è abbastanza usuale essere prima “internazionali” di “nazionali”.
Attualmente girate il mondo per le vostre serate, quando e dov’è stata la vostra prima data all’estero? Potete raccontarci cosa avete provato in quel momento?
La prima serata all’estero e come “Doomwork” è stata all’Air Club di Tokyo nel 2009, una bella botta in testa nel vero senso della parola! Lavoravamo entrambi in quel periodo e ci prendemmo le ferie per andare lì ed ancora oggi abbiamo un ricordo confuso di quell’esperienza. Ricordiamo la hostess in aereoporto che vide le nostre borse dei vinili da imbarcare e magari vedendoci così giovani incuriosita ci domandò cosa andavamo a fare in Giappone e noi: “a suonare”. In quel momento capimmo che era vero. Arrivati a Tokyo dopo 14 ore di volo ed 8 ore di fuso orario è stato un susseguirsi di emozioni incredibili, incontrammo per la prima volta Satoshi Tomiie che ci volle conoscere di persona e ci fece da “cicerone” nella città, prima della serata ci fecero un’intervista e poi arrivarono le due ore del set, due ore di vuoto totale nella nostra memoria. Il giorno dopo fummo ospiti del Womb Adventure, 30.000 persone con Dubfire, Hawtin, Josh Wish, Digitalism ed altri, tanta roba! Questa di Tokyo 2009 è un’esperienza che porteremo sempre con noi ovviamente.
Parlando di serate, per voi quali sono le differenze principali tra l’Italia e l’estero?
Mah fondamentalmente tutto il mondo è paese, abbiamo avuto serate pessime sia all’estero che in Italia e lo stesso vale in quanto a serate bellissime, forse fuori c’è piu attenzione al trattamento degli artisti, nel nostro paese spesso abbiamo avuto la sensazione che in Italia visto che sei giovane, devi essere trattato da “ragazzino”, quando anche noi “ragazzini” lavoriamo. Ma questa non è assolutamente una regola, abbiamo lavorato e lavoriamo con persone eccezionali sia in Italia che all’estero. Riguardo il pubblico la differenza la fa tanto il club e l’organizzazione che ti ospita e questo vale a livello mondiale, non c’è distinzione di paesi, certo come detto prima abbiamo avuto la fortuna di vedere il clubbing in Giappone e sicuramente la percentuale di persone che esce di casa la sera con intenzioni non buone è veramente bassa se non nulla, sta tutto al sapersi divertire in fondo e qui in Italia dobbiamo migliorare molto su questo, nonostante ciò nel nostro paese ci sono parecchie situazioni stupende dove la musica fa da padrona.
In questi anni il vostro sound si è evoluto e siete usciti su etichette come 100% Pure, Tronic, Saw Recordings e Cocoon Recordings. In particolare, quanto è stato importante per voi uscire sull’etichetta di Sven Vath? Considerate questo come un traguardo o come un punto di partenza?
Durante questi anni abbiamo fatto veramente tante cose sotto il punto di vista musicale; fondamentalmente ci è sempre piaciuto fare di tutto, non fermarci ad un suono solo ed unico come fanno in tanti; non ne siamo mai stati capaci e an-cora non capiamo se è un bene o un male. Ognuna delle etichette con cui abbi-amo avuto la fortuna di lavorare è stata importante per il nostro percorso, abbiamo avuto modo quindi di esprimerci in generi differenti e sonorità diverse; quindi giocare molto con la nostra creatività. L’uscita su Cocoon è stata una grande soddisfazione ovviamente, soprattutto perché era un periodo in cui gli stimoli e la creatività erano venuti meno, quindi definiamo “Independence” come un vero e proprio punto di partenza, soprattutto perché racchiude quel sound che volevamo esprimere da tempo, una deep techno melodica ed ipnotica, su cui si baseranno i nostri progetti futuri.
Dopo aver nominato queste grandi etichette penso sia importante parlare anche della vostra, la “Retouch Recordings”. Quando è nata? Raccontateci qualcosa a proposito di questa.
Retouch è nata nel 2010, noi la definiamo la nostra valvola di sfogo per i lavori che magari non siamo riusciti a dare ad altre labels, inoltre l’intenzione è quella di alternare artisti internazionali ad artisti italiani come abbiamo fatto con Fabio Neural, Alessio Mereu, Matteo Spedicati e Simon Wish. Abbiamo rilasciato sei releases, di cui una su vinile con il remix di Argy ad un nostro EP “Congastic”. Onestamente l’abbiamo molto tralasciata nell’ultimo anno perchè non è facile stare dietro sia al nostro lavoro come artisti sia come owners di una label, “rincorrere” produttori, grafici, distributori etc…etc… è molto impegnativo e siamo dell’idea che le cose o si fanno a dovere o è meglio fermarsi; comunque stiamo già lavorando per riattivare il tutto.
Negli ultimi anni l’avvento internet è letteralmente esploso, che importanza date ad esso e quanto è stato importante per voi?
Nel nostro ambiente internet è un’arma a doppio taglio crediamo. La rete da la possibilità a tutti i producers di poter condividere i propri lavori ed esprimere le proprie idee ed è un bene, questo lavoro si basa sulla condivisione; una volta si mandavano demo via posta ed aspettavi 2 mesi se ti diceva bene o si andava di persona con le demo in mano negli uffici delle labels invece ora si fa tutto con le mail o Skype. Noi stessi abbiamo iniziato a muoverci tramite internet. Facebook sembra diventato il metro di giudizio degli artisti: followers, posts, likes e via dicendo. Ormai si è creato un vero e proprio mondo parallelo, dove c’è più gente davanti ad un computer che nei club; dove si parla spesso senza cognizione di causa, senza aver mai vissuto il club, senza essere mai entrati dentro uno studio, senza aver mai suonato, nemmeno davanti a 0 persone; che quindi fa male a chi approccia questo lavoro ora perché fa vedere una realtà spesso distorta da quella che è, come se chi fosse presente fisso sui social network e nel “www”, siano gli unici a lavorar bene e ad esser bravi quando non è cosi, è un grande specchietto per le allodole dove si fa a gara a chi si vende di più. Tutto questo vale per gli utenti medi però, gli addetti ai lavori quelli veri non sono stupidi e danno il vero valore a tutto ciò; internet va inteso come un rompighiaccio per crearsi nuovi contatti al quale deve seguire il contatto personale, una stretta di mano vale più mille mails.
Le arti visive e le scenografie stanno diventando sempre più legate alla musica elettronica, basta pensare ai visual utilizzati dai Chemical Brothers e da Amon Tobin. In piccola parte questi sono solitamente integrati anche nei club e nei festival, cosa ne pensate di questa cosa? Per voi conta solo la musica o anche ciò che la circonda?
Miscelando più espressioni artistiche si possono solo creare situazioni estremamente interessanti. Ora le installazioni audio/video sono diventate praticamente opere d’arte moderna, basta verdere Carsten Nicolai (Alva Noto) con “Unidisplay” o altri che hanno voluto fare lo stesso esperimento, i Chemical Brothers lo fanno da anni nei loro concerti con un risultato scenico pazzesco, la “Shadowsphere” di Dj Shadow, lo stesso Deadmau5 ecc; tutto ciò che è immagine, luce e colore si sposa benissimo con il beat. Noi stiamo costruendo il nostro prossimo live set, basandolo su un concept ben preciso in cui useremo delle nostre proiezioni, animazioni e grafiche, le quali dovranno sposarsi al 100% con il mood sonoro; un lavoro lungo e dispendioso, ma siamo troppo curiosi di vedere cosa riusciremo a tirar fuori.
Per due amici lavorare insieme è semplice e difficile allo stesso momento, a volte si rischia di essere in contrasto e non è semplice trovare un punto d’incontro, quanto è difficile trovare la giusta sinergia per lavorare bene come fate voi?
Siamo due ragazzi diversi caratterialmente, ma nel lavoro siamo uguali; siamo sempre stati molto professionali in tutto, forse anche troppo certe volte; ma onestamente è la strada che ci piace, che ci ha sempre portato ottimi risultati. Come in ogni “convivenza” è normale che ci siano divergenze o pareri contrastanti ma il fatto di essere in due ci ha aiutato ad affrontare meglio le difficoltà, lavoro ed amicizia sono due parole che combinate insieme possono diventare veramente una figata; noi ci crediamo molto in questo,difatti spesso con le persone con cui collaboriamo poi ci crea anche un rapporto di amicizia fuori dal progetto.
Per Alex: Un pregio e un difetto di Claudio?
La tranquillità, l’orgoglio.
Per Claudio: Un pregio e un difetto di Alex?
Dedizione al lavoro, un pò troppo pessimista delle volte.
C’è un disco o una canzone che vi lega l’uno all’altro? Visto che siete grandi conoscenti di musica cosa ci consigliate di ascoltare? Siamo curiosi di sapere cosa c’è dietro il vostro lavoro in studio, come si sviluppa il vostro lavoro?
Eh domanda tosta… Ce ne sono tanti, sicuramente “Domino” di Oxia, la prima volta che l’ascoltammo fu da Remix a Roma quando ci passarono quel vinile una volta messo nella sala di ascolto, ci abbracciammo in preda all’entusiasmo. Poi “Timing” e “Sea of Sand” di Guy Gerber su Cocoon sono tra quei dischi che ci portiamo sempre dietro e suoniamo tanto ancora. Merita un ascolto in più sicuramente “Little by Little” di Fritz Kalkbrenner, original e remix di Agoria. Dietro il nostro lavoro in studio c’è tanto ascolto di musica nuova e ricerca di suoni personali con vst, synth, etc… si buttano giù le idee partendo a volte dalla ritmica ed a volte dall’arrangiamento musicale.
Com’è il vostro set up in consolle? Preferite suonare con cd, vinili, Traktor o con altri supporti?
Veniamo dal vinile e cd come tutti quanti e cambiamo setup molto spesso; ora suoniamo con Traktor che al giorno d’oggi è la soluzione migliore per chi si sposta parecchio e non ha aerei privati e persone al seguito. Compriamo parecchio vinile che poi registriamo in digitale, non è la stessa cosa sicuramente, ma è un ottimo compromesso. Stiamo per sperimentare un nuovo ibrido di dj set/live con due laptop e sicuramente in futuro il live set di cui parlavamo prima in costruzione.
Siete ancora molto giovani, ma in pochi anni avete avuto risultati importanti, girate il mondo per suonare nei club e festival e le vostre produzioni hanno un successo planetario, Cosa vi sentite di dire ai ragazzi che stanno iniziando a muovere i primi passi in questo mondo e che desiderano diventare produttori e dj come voi?
È difficile dare consigli perchè ognuno ha una storia a se e raggiunge gli obiettivi come meglio crede. Noi dal nostro piccolo possiamo dare solo un consiglio, concentratevi sulla musica, fate quello che vi piace e non guardate solo quello che accade in rete, trend ecc; perchè tanto i trend passano, la musica si ricicla in continuazione; non esiste musica giusta o sbagliata, genere vincente o non, tutte stronzate. Armatevi di pazienza perchè è la migliore delle virtù in questo la-voro e non credete a chi vi dice che la strada è semplice.
Prima di salutarci potete darci qualche news? Prossime release? Dove vi vedremo impegnati e dove potremmo venire ad ascoltarvi questa estate?
Da ora in avanti avremo poche release in uscita,in quanto dedicheremo tanto del nostro lavoro in studio al nostro nuovo progetto live, da cui nascerà anche un LP. Il 12 Giugno è uscito “Midnight Blue” su Supernature la label degli Audiofly con cui siamo contentissimi di lavorare in quanto persone e produttori eccezionali. Pres-to usciremo anche su Get Physical. Abbiamo iniziato a collaborare con il grande Stylophonic di recente con cui abbiamo un progetto top secret. A Luglio saremo allo Jag ad Ibiza con Federico Grazzini, al The Egg di Londra, due date in Finlandia e Colombia, ad Agosto saremo a Norimberga poi torneremo in Corea del Sud dove legheremo un piccolo tour in Asia, il 14 agosto saremo allo Sven Vath in The Park al Tinì di Cecina con gli altri ragazzi del Reflex Booking di Leonardo Brogi e Luca Pechino, con i quali stiamo costruendo una gran bella squadra e per finire una super chiusura del Sunflower il primo settembre con Philipp & Cole, uno dei party più belli che abbiamo in Italia.