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[tab title=”Italiano”]Dai primi passi come dj e produttore hip-hop e drum & bass alle prime produzioni firmate Douglas Greed e pubblicate su Freude am Tanzen; dal primo, sorprendente, album “KRL”, al tempo delle conferme con “Driven”, il percorso dell’artista di Jena, all’anagrafe conosciuto con il nome di Mario Willms è caratterizzato da un costante sviluppo e da una volontà nel cimentarsi in qualcosa ogni volta differente, più difficile, più rischioso e proprio per questo maggiormente appagante. “Driven” è il traguardo temporaneo di questa progressione, un viaggio appassionante, in cui melodie oniriche si alternano a ritmiche più aggressive, dove confessioni melanconiche vengono incontro ad euforici movimenti, che prosegue a diverse velocità e mette in mostra tutta la sua versatilità e notevole talento.
”KRL” il tuo primo album, nacque da sé, esisteva già, nascosto tra decine di schizzi e tracce mentre “Driven”, la tua ultima fatica pubblicata su Bpitch Control, è stato il frutto di una decisione consapevole di voler costruire un nuovo album. Quali sono state le ragioni che ti hanno portato ha prendere una simile decisione?
Mi era stato chiesto da Ellen Allien se mi sarebbe piaciuto pubblicare un album sulla Bpitch. Ed essendo stato un fan della label da un bel po’ non ci ho pensato su due volte. Il processo dietro è stato leggermente differente rispetto a quello seguito per il mio primo album. Come hai già menzionato, “KRL” era in qualche modo già presente. Alcune tracce e parti di esse stavano solo aspettando sul mio hard drive. Per me è stato quindi un approccio nuovo, il dover pianificare una cosa come un album. Ovviamente all’inizio avevo in testa un progetto – e ovviamente quel progetto è cambiato ogni giorno così che è terminato in un modo completamente differente rispetto a quello da me inizialmente inteso.
”Driven” ti trasporta in un viaggio multiforme, alterna e richiama generi differenti mantenendo comunque una propria originalità. Quanto hai attinto dal tuo background precedente e in cosa hai voluto sperimentare maggiormente con questa tuo ultimo lavoro?
Credo che il formato dell’album ti permetta di espandere leggermente di più quelli che consideri i tuoi confini. Volevo creare qualcosa che andasse otre i soliti 6 minuti di classica traccia techouse fatta da una linea di basso tolta e rimessa. Una nuova avventura per me, è stata quella di scrivere tutti i brani presenti su questo album, il che si è rivelato essere davvero una grande esperienza. Ho avuto anche la possibilità di lavorare con alcuni amici, vecchi e nuovi, a volte nel loro studio altre nel mio mentre, in alcuni casi, siamo dovuti ricorrere anche ad internet e a molte sessioni di Skype.
Un anno fa, più o meno di questi tempi, ti trovavi a Berlino (chiamiamola pausa dalla produzione dell’album) dove prendeva forma la collaborazione con mooryc da cui era già scaturita la bellissima “Siamese Twins By Choice”, comparsa sotto il moniker di Eating Snow sulla compilation “Where The Wind Blows” della Bpitch Control. Quanto ha influito quel periodo nello sviluppo dell’intero album?
Beh quel periodo è stato quasi come una vacanza per me, un po’ come dire ”prendiamoci una pausa dall’album, facendone un altro!” Ho passato un paio di settimane a Berlino con il mio amico mooryc, il che si rivela essere sempre un momento di relax. Abbiamo passato il nostro tempo tra lo studio, qualche lancio di frisbee e un paio di birre. Quando poi tornai a casa a Jena erano quasi due mesi che non ascoltavo le mie tracce, sentivo che era un nuovo, fresco, inizio, a batterie pienamente ricaricate.
Considerando gli ottimi risultati quali progetti avete per il futuro di Eating Snow?
Al momento stiamo cercando di finire l’album firmato Eating Snow, spero possa vedere la luce del giorno molto presto.
Cosa ci puoi dire delle altre collaborazioni presenti nell’album?
Naturalmente c’è mooryc, l’altra metà del progetto Eating Snow, con il quale ho prodotto due delle tracce dell’album. Poi Fabian Kuss, voce durante le esibizioni live, e voce di altre due tracce dell’album, “This Time” il nostro primo singolo uscito su Bpitch e “Hurricane” sotto il nostro nuovo alias “Yeah, but no!”. La mia buona amica di lunga data Delhia de France mi ha prestato la sua voce per la traccia “My Mind Is A Monkey”. Un giorno mentre mi trovavo a Berlino c’era un tavolo pieno di turisti in festa vicino a me, tutti un po’ storti e una delle ragazze continuava a ripetere questa frase “la mia testa è una scimmia, non posso pensare correttamente”. Dovevo inserirlo in una traccia! Daniel Brandt dei Brand Brauer Frick ha suonato la batteria per “Fire” e Anna Mueller degli HOVB (Her Voice over Boys) canta nella traccia “Long Distance Swimmer”. Il lavoro con Anna è stata un’esperienza nuova in quanto si è trattato di uno scambio reciproco di file tra Vienna e Jena e di discussioni, un po’ su tutto, via Skype.
Hai intenzione di dare vita ad una versione live dell’album e se sì, cosa cambierà rispetto alle altre tue esibizioni dal vivo?
Si, normalmente l’esibizione live si svolge con la partecipazione del cantante Fabian Kuss e del percussionista Michael Nagler. Suoniamo per lo più all’interno di clubs quindi abbiamo sviluppato versioni apposite per alcune delle tracce, ma durante lo svolgimento del live si crea anche una sorta di situazione più da concerto. Ora come ora stiamo spezzettando le varie tracce in modo che ogni volta vi sia un cambiamento. Per quanto mi riguarda è sicuramente una grandissima esperienza essere su un palco con questi ragazzi. Sono solito essere un lupo solitario, sai uno di quei ragazzi con un laptop e controller. Ma tutto ciò è molto più vivo e possiede un livello di energia ben superiore, oltre al fatto che imparo molto sia dai ragazzi che dal nuovo tipo di ambiente.
Un argomento che viene toccato all’interno delle tue note circa la produzione di “Driven”, è la difficoltà, la pressione e la necessaria consapevolezza dei propri mezzi insite nel voler proporre la propria musica, nell’accettare il proprio operato. Come ti sei comportato di fronte a queste difficoltà e cosa pensi ti abbiano dato a livello professionale e personale.
Io penso che la cosa più difficile quando si tratta di essere creativo, sia l’essere in grado di osservare te stesso ed il tuo lavoro da una certa distanza, attraverso gli occhi di un’altra persona o nella miglior situazione possibile. Mentre a guardare sempre con i tuoi occhi il tuo lavoro finisci solo per ingannare te stesso pensando alla musica che non hai prodotto (è questo ostico?)
Douglas Greed è, oltre che produttore, un raffinato dj, cosa ci si può aspettare nei tuoi dj set? C’è qualche artista che recentemente attrae in modo particolare la tua attenzione?
Provo sempre a variare la musica che suono, per quanto possibile. A volte suono qualcosa più influenzato da sonorità Uk Bass, atre volte tracce techno tedesche molto più rudi. E comunque…sono solito ballare molto mentre suono.
Vivi e sei resident dj del Kasablanca di Jena. Come definiresti il panorama musicale / clubbing locale e cosa apprezzi di più della tua città?
Jena è una città abbastanza piccolo con solo 100.000 abitanti di cui però circa 23.000 sono studenti. E’ una città quindi abbastanza giovane. Il nostro club esiste da 25 anni e al suo interno vi si trova di tutto, dalla techno al metal, dal cinema al teatro, dalla darkwave alla gay house. Lì ho promosso eventi drum & bass per più di 10 anni pur comunque dando sempre un’occhiata agli altri concerti e alle altre feste che avevano luogo nel locale. Posso quindi dire di avere un’ampia socializzazione musicale, e credo che questo sia proprio ciò che più apprezzo della mia città: occhi e orecchie aperte per qualunque cosa.[/tab]
[tab title=”English”]From his first steps as a hip hop and drum & bass dj and producer, to the first productions signed Douglas Greed and released on Freude am Tanzen; from the first and surprising album “KRL” to the more mature “Driven”; the career of the artist from Jena, also known as Mario Willms, is characterized by a continuous development and a desire to try everytime something different, something harder, riskier and as a matter of fact, something really fulfilling. “Driven” is the ephemeral finishing line of this process, a thrilling journey in which oneiric melodies alternate with more aggressive rhythms, where melancholic confessions meet euphoric movements. A multi-speed journey that shows Douglas Greed’s versatility and great talent.
Your first album “KRL” came out of dozens of existing and hidden sketches and tracks, while “Driven” your latest work published on Bpitch Control was the result of a conscious decision to build a new album. What are the reasons that brought you to take such a decision?
I was asked by Ellen Allien if i would like to put out an album on Bpitch. As i have been a fan of the label for quiet a while i did not think twice. The process was a bit different then with the first album. As you already mentioned was my first album „KRL“ kind of already there. Sketches and tracks where just waiting on my hard drive. So it was kind of a new approach for me to plan such a thing as an album this time. Of course i had a plan in the beginning – and of course the plan changed every day so that i ended up with something totally different then I intended to.
“Driven” takes you in a multifaceted journey, alternates and recalls different genres but manages to maintain a real originality. How far have you drawn from your previous background and what did you try to experiment with your latest work?
“Driven” takes you in a multifaceted journey, alternates and recalls different genres but manages to maintain a real originality. How far have you drawn from your previous background and what did you try to experiment with your latest work? I do think that the format of an album allows you to expand your borders a little. So i wanted to make something besides the usual 6-min-bassline-drop-techhouse-tracks. the new thing for me on this album was that i wrote all the lyrics, which was a great experience. I used the chance to work with new and old friends on my tracks, with some back at their studios, with some in my studio and with some over the internet and a lot of Skype sessions.
Approximately a year ago, you were in Berlin (kind of little break from the album production) where your collaboration with mooryc started to take shape after the release of the beautiful “Siamese Twins By Choice” under the moniker of Eating Snow on Bpitch Control’s compilation “Where the wind blows”. How far has this period had an influence in the development of the whole album?
Well that period was kind of a vacation for me. „let´s get a break from making an album by making another album!“ I spend a couple of weeks in Berlin with my buddy mooryc – which is always a relaxing time. We hang out in the studio, threw some frisbees and had a couple of beers. So when i came back home to Jena i was not listening to my tracks for almost 2 months and it felt like a fresh start with fully charged batteries.
In the light of the success of Eating Snow, what projects do you have for its future?
At the moment we trying to finish an Eating Snow album – I hope it will see the light of day pretty soon.
What can you tell us about the other collaborations of the album?
Of course there is mooryc – the other half of Eating Snow – with whom i did two tracks on the album. And then there is Fabian Kuss – which is also the voice of my Live act – there are also two tracks with his voice on the album. „this Time“ which was our first single on Bpitch and then there is „Hurricane“ under our new alias „Yeah, but no!“. My good old friend Delhia de France lend me her voice for the track „my mind is a monkey“. One day while i was in Berlin there was a table full of party tourists right next to me – all shitfaced. And one of the girls just said „my mind is a monkey – i can´t think straight!“ over and over again. I had to put it into a track! Daniel Brandt from Brand Brauer Frick played the drums on „Fire“ and Anna Mueller from HVOB is singing on the track „Long distance swimmer“. The work with Anna was a new experience as we send files back and forth from Vienna and Jena and discussed everything via Skype or email.
Do you plan to do a live version of the album? And, if yes, what would be different from your usual live exhibitions?
I do have a Live act featuring the singer Fabian Kuss and the Percussionist Michael Nagler. We mostly play in clubs so we have club like versions of some of the tracks – but we also do have a kind of a concert set up for our live act. Actually we are in the process of tearing the tracks a apart all the time – so it is changing all the time. For me it´s a great experience to be on stage with those guys. I used to be a lone wolf, you know one of those guys with a laptop and a controller. But this new experience is much more alive and has a higher level of energy. And I learn a lot from the guys and from this new kind of environment.
One of the issues you mention in your notes about the production of “Driven” is the difficulty, the pressure and the necessary self-confidence to be able to propose the music you want and accept the result of your work. How did face those difficulties and what do you think they gave you professionally and personally speaking?
I think the hardest thing when it comes to being creative, is to be able to see yourself and your work from a distance – through the eye of another person. or in the best scenario: with your own eyes while tricking yourself into thinking the music was not produced by yourself. (is that confusing?)
Douglas Greed is, in addition to a producer, a fine dj. What can we expect in your dj sets? Are there some artists that recently drew your attention?
I always try to be as diverse with the tracks that i play as possible. So i play from Uk Bass influenced sound up to raw german techno and well… i dance a lot while playing.
You’re living in Jena where you are a resident dj of the Kasablanca. How would you define the musical panorama and local clubbing in Jena? What do you appreciate the most about your city?
Jena is quiet a small town with only 100 000 people living there but that also includes about 23 000 students. So the town is quiet young. Our club exits for 25 years and delivers everything from Techno to metal, from cinema to theater and from Darkwave to gayhouse. I promoted the drum and bass events there for over 10 years but always checked all the concerts and parties that have been going on. So i have a kind of a broad musical socialization. And i guess that is the thing I appreciate the most about my hometown – the open eyes and ears for everything.[/tab]
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