“We are no one because we want to be no one, and to be no one we have to be everywhere and nowhere”.
Uno? Due? Chi c’è dietro Polar Inertia? Quanti sono? Progetto parigino, fin qui ci sono, così com’è francese la sua creatura, la Dement3d Records, nata oltre un anno fa dalla collaborazione col quintetto DSCRD. Tre release sold out ovunque e un souno spacy che inizialmente può tradire anche l’orecchio più allenato: sembra un Prologue ma c’è di più. C’è di più perché mentre il paesaggio è quello, non si scappa, a variare sono le vibrazioni e le emozioni che quello stesso paesaggio può suscitare. Avete presente il borgo di Calcata? Bene, Prologue e Dement3d possono essere considerate due diverse cartoline della “città che muore”: la prima che la immortala in una soleggiata giornata primaverile; la seconda, a novembre, tra la nebbia e sotto un cielo plumbeo. La differenza sta proprio qui, nelle sfumature, e Dement3d ne è talmente ricca da farla passare come l’upgrade di qualsiasi altra label che vuole proporre space-acid techno.
La faccenda, banalmente, è proprio questa e “Remixes EP”, quarta release della label transalpina, ne è l’incontrovertibile riprova. Il tempo di poggiare la puntina sul remix a firma Polar Inertia, una decina di battute ed il disco è già parte integrante dei miei pensieri. Bello da farmi etichettare il fantastico remix di Lucy, che campeggia sull’altro lato, come “sì bello, però…”. Bello da creare un distacco totale con tutto ciò che mi circonda: ho la sensazione, infatti, di restare sospeso per tutti e sette i minuti del remix, di galleggiare. L’andamento lento, quasi trascinato, ci permette di osservare in modo nitido il passaggio dal buio alla luce (e viceversa) e tutto ciò che i nostri sensi incontrano in questo oscillare. I piani sonori si sovrappongono in un lavoro profondissimo praticamente privo di pause. Viscerale e mentale al tempo stesso. Pancia e testa sono tutt’uno, neanche fossimo organismi unicellulari.
Il ritorno allo stato primordiale, però, non dura molto e se in questo passaggio sentite venier meno l’aria nella stanza non temete, fa parte del gioco. Occhio a prenderci gusto però.