Cinque anni possono essere tanti o pochi, questioni di punta di vista, di quanto intensamente si vivono personalmente, sono però indubbiamente un numero congruo per giudicare la compiutezza di un’idea, di un club, o tutti e due. Il Dude nel 2016 ha raggiunto questo traguardo e oggi puoi dirsi sicuramente soddisfatto di quello che è riuscito a diventare, uno dei pochi in Italia che si possono permettere di avere in modo compiuto e convivente molteplici anime, house e techno, con licenza e dovere di espansione verso altri lidi, dal jazz alla dark wave, dalla sala principale del Dude, così simile a un warehouse, al salotto dell’Osservatorio Astronomico, una seconda sala che potrebbe valere già da sé come un club.
Noi di questi cinque anni ci ricordiamo di party memorabili, vecchia o nuova location che sia, in cinquanta o a centinaia, come durante i party per il Salone Del Mobile, di gente attaccata al sub davanti la consolle, di capodanni lunari fino a mattina inoltrata e di un posto che è diventato quello che è perché è sempre rimasto costante e presente, sbagliando a volte, certo, ma continuando a crescere fino diventare uno dei locali più importanti e rispettati d’Italia. Detta così, cinque anni non sembrano più così tanti e il tutto assume ancora più valore.
Oggi perciò abbiamo l’onore di ospitare la crew del Dude, Gero e Fausto in parole, Abstract, Insecurity Syndrome, Walking Shadow, Hiver e VG+ ai piatti ovviamente, per 4 ore che ripercorrono le molteplici anime del locale di Porto di Mare in unico grande flusso, dal jazz all’house, alla techno, un manifesto sonoro per festeggiare i propri 5 anni su Soundwall.
Cosa rappresenta oggi il Dude, per voi?
Gero: Oggi il Dude rappresenta un felice esperimento di club, pochi elementi curati minuziosamente che poggiano su tre pilastri imprescindibili che sono la qualità della musica, la qualità dell’ascolto e la qualità del bar.
Per quanto riguarda la programmazione degli act il lavoro viene svolto cercando di dare alla città un’ampia fotografia della scena elettronica mondiale, il più possibile coerente con quelli che sono i nostri standard qualitativi.
Per quanto riguarda l’ascolto, essendo un luogo di musica, non possiamo prescindere dal dare al pubblico la miglior esperienza acustica possibile; il livello del nostro impianto e la cura con cui i nostri collaboratori lo mantengono sono un investimento importante in termini di tempo, energia e denaro. Personalmente trovo fastidioso entrare in un club, in uno spazio per un concerto o in una performance e trovare impianti settati male, sottodimensionati rispetto all’ambiente, costretti ad “urlare” la musica con effetti imbarazzanti.
Infine il bar è una cosa che personalmente mi sta molto a cuore, come ho già avuto modo di dire trovo impensabile avvelenare la gente con prodotti scadenti in cambia di pochi centesimi di profitto in più.
Il senso generale è che chi paga il biglietto e poi compra un drink va rispettato e non va preso in giro, sia per una questione morale che per invogliare le persone a tornare.
Cosa fa del Dude uno dei locali più in vista di Milano e d’Italia?
Gero: Sicuramente i tre elementi di cui sopra fanno parte della ricetta di un club rispettato.
In Italia le situazioni in vista sono tante, noi probabilmente rappresentiamo un’evoluzione legata a un modo di vedere le cose più europeo ma questo non ci pone al di sopra di nessuno, è semplicemente il nostro modo di lavorare e di intendere la cosa.
Fausto: Penso che sia il duro lavoro e l’attitudine professionale verso le cose che si fanno, come cercare di dare sempre il meglio nella scelta artistica (con tutto quello che comporta) e in genere essere sempre più avanti degli altri in tutto e per tutto – e assumere il proprio stile!
Per quanto mi riguarda il Dude dopo anni di mie esperienze in altri progetti è sempre stato pensato in maniera molto naturale, come un progetto futurista, ma per farlo devi aver fatto anni di esperienza e gavetta! Purtroppo oggi tanti usano una formula veloce, tramite social e mail, pensando che facendo un booking azzeccato hai fatto il party più fiko e sei il migliore, pur avendo alle spalle solo una settimana di esperienza, ma non funziona così. Per essere competitivi sempre devi essere sempre presente e proporre il meglio sempre, deve diventare il tuo lavoro, così ti dimentichi di tutto il resto, perché altrimenti non sei focused!
Qual è il vostro ricordo più bello legato al Dude?
Gero: Difficile dirlo, per quanto mi riguarda ci sono tanti momenti che ricordo con piacere, e tutti riguardano un’evoluzione di questo posto.
Fausto: Il mio ricordo più bello e più pazzo è stato quando al vecchio Dude, con una serata murata, a un certo punto l’elettricità scomparve in tutta la zona per circa 15 minuti, dopo un po’ tutti erano in ansia, sentivi i mormorii e, come dire?, rumori strani… Poi il miracolo, ripartì tutto e a quel punto ci fu un’esplosione di gioia infinita!
Invece alla nuova sede il ricordo più bello è quello dei 10 anni di Fxhe Records, label di Omar S, quando lui si lanciò dallo stage sulla folla facendo un volo di due metri e la gente a mo’ di concerto dei The Clash se lo spaparazzava alla grande. Follia totale!
Come nascono i concept grafici del Dude?
Gero: Nei nostri uffici, il più lontano possibile dalla luce, vive un artista (Gianni Ludico) introverso e geniale, che una volta al mese ci regala la sua visionaria interpretazione del programma che sta per arrivare.
Quali sono artisti con cui avete legato di più?
Gero: Difficile dirlo, sicuramente quelli che da anni fanno parte della nostra programmazione in pianta stabile hanno con noi un rapporto più stretto, poi ognuno in base ai gusti personali e affinità ha i suoi preferiti.
Fausto: Per quanto mi riguarda, riesco sempre ad avere un buon legame con tutti ed essere sempre un fratello di tutti, ma poi a un certo punto pensi anche al lavoro! Comunque per me i fratelli sono Theo Parrish, Marcel Dettman, Ben Klock, Omar S, MCDE, Blawan, Surgeon, Samuel Kerridge e molti altri di Ost Gut, poi Rodhad , Recondite, Hunee, Ben Ufo, Regis, Function, Craig Richards, Dvs1, Volcov, Fred P, Levon Vincent. Ovviamente ho un grosso legame con molti degli agenti, che conosco ormai da svariati anni e grazie anche alla professionalità dei collaboratori siamo diventati una family.
Raccontateci un aneddoto particolare sui clienti o potenziali tali che si sono presentati alla porta del Dude o su un artista
Gero: Probabilmente la migliore storia è quella di un gruppo di ragazze che, scoraggiate dalla coda e dal fatto con non avevamo intenzione di fargliela saltare, se ne sono andate dicendo ad alta voce per farsi sentire “andiamo al Dude che lì conosco tutti e ci fanno entrare!”.
Anche il gruppo di ragazzi che chiedeva il rimborso perché non avevamo il buffet…
C’è un set e una serata in particolare che ricordate con maggior affetto?
Gero: In via Plezzo sicuramente James Holden e Jon Hopkins la stessa sera, in Boncompagni sono tante, ma se dovessi sceglierne una forse la data di MCDE durante l’ultima design week è la mia preferita.
Quali sono i punti fermi del Dude, quelli che descrivono al meglio il locale e il vostro modo di intenderlo?
Gero: La qualità, in senso generale, come dicevo prima cerchiamo di concentrarci al massimo sulle cose che riteniamo indispensabili, tralasciando quello che ci sembra superfluo.
Cosa è stato il Dude in questi 5 anni?
Un club a Milano.
Cosa sarà il Dude nei prossimi 5 anni?
Un club a Milano…