Con Rustie è sempre così. Si presenta puntualmente all’appuntamento album quand’è il momento giusto, ti offre il suo modo di vedere le cose, filtrato dal suo suono caratteristico e tipicamente lontano dalle normali voci del momento, e tu ti ritrovi a sentire un disco che a prima vista giudichi bizzarro, pensato come voce fuori dal coro e probabilmente destinato a restare un caso isolato. Poi però accade come con “Glass Swords”, l’intera scena sposa quell’approccio e il pubblico se la gode pure. Allora il tema era la nuova synthwave, adesso la storia sembra ripetersi, spostando l’ago della bussola sulla trap: l’ambizione più grande di “Green Language” è ripristinare la legittimità di un trend, quello trap, che s’è gettato nell’EDM troppo presto. In questi giorni è uscito “Attak”, secondo singolo dell’album in uscita ad agosto, un pezzo che torna alle origini del concetto trap, con la presenza di Danny Brown a ridare alle cose la dimensione rap originaria. Ecco, questo è come la trap potrebbe (dovrebbe?) essere oggi, giusto con un tocco originale che è 100% Rustie. Ora resta solo da vedere quali saranno gli effetti nei prossimi mesi.
Carlo Affatigato
Nato quando Alphaville e Bronski Beat popolavano le classifiche, cresciuto secondo naturale autodidattica lungo le fasi classic rock/alternative/metal, conquistato prima dai fermenti dance di inizio '00, persuaso poi dall'efficacia dei meccanismi pop e sbocciato infine dentro tutte le sfumature della musica elettronica. Giornalista, opinionista ed editorialista musicale dal 2010, futurista per indole e sempre sensibile al fascino della scoperta, ama pensarsi come cronista appassionato delle tendenze innovative di oggi.
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