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[tab title=”Italiano”]I meno attenti di voi potrebbero pensare che Dan Pearce aka Eats Everything abbia fatto la sua entrata trionfale nel mondo del djing nel 2011, con “Entrance Song”, ma non è così: la realtà, invece, è che la sua uscita su Pets doveva essere il suo ultimo tentativo, dopo molti anni di onestissima gavetta nei clubs di tutta l’Inghilterra, prima di abbandonare la carriera musicale e cercarsi un lavoro “vero”. Fortunatamente per noi, l’ultimo tentativo ha avuto successo e oggi, quattro anni dopo, possiamo gustarci i suoi set in tutta la loro varietà e tutta la sua enorme carica di divertimento e allegria, a ricordarci che per avere successo, a volte, serve non prendersi troppo sul serio. A distanza di quattro anni dal suo breakthrough, finalmente Dan ha rilasciato il suo primo mixcd, intitolato “Fries With That?”, su Hypercolour, e proprio in occasione dell’uscita abbiamo avuto occasione di conoscerlo un po’ meglio.
Cominciamo parlando del tuo doppio mix cd per Hypercolour, “Fries With That?”: Come è nata l’idea? E’ il tuo primo mix cd, giusto? Perché hai aspettato così tanto prima di realizzarne uno?
Ne abbiamo parlato per un sacco di tempo e solo ora ci è sembrato il momento adatto per farlo. Alla fine è venuto proprio bene e ne sono molto contento. Spero che piaccia alla gente tanto quanto è piaciuto a me prepararlo.
Il primo cd contiene tracce che, a detta della press release ti piacciono molto in questo momento e che speri supereranno la prova del tempo: cosa credi che debba avere una traccia, per diventare un classico senza tempo?
E’ una domanda davvero difficile, a cui è quasi impossibile rispondere. Se sapessi la risposta avrei prodotto centinaia di dischi senza tempo e sarei seduto su uno yacht da qualche parte al caldo! Più seriamente, credo che perché una traccia resista alla prova del tempo debba avere un certo hook, o una parte che catturerà sempre l’attenzione e non diventi noiosa. Una richiesta difficile.
Dato che il secondo cd, invece, è composto solo di classici del passato, vorrei tornare al tuo, di passato. Cosa ascoltavi da bambino? E come è stato che hai iniziato ad appassionarti alla house music, al DJing e alla club culture in generale?
Ho iniziato ascoltando hardcore e rave nei primissimi anni ‘90, poi verso la metà del decennio mi sono spostato verso la house e la techno. Sono di una piccola cittadina fuori Bristol per cui non è che ci fosse molto da fare a parte bere, fumare e infilarsi in situazioni in cui non si dovrebbe, e la cultura rave va mano nella mano con queste ultime. E’ stato uscendo coi fratelli maggiori dei miei amici che sono entrato a far parte della scena, ed è una cosa che non ho mai rimpianto.
Hai fatto il DJ per molto tempo prima di avere successo a Ibiza, sulla BBC e presso un pubblico più ampio in generale, per cui anche se un paio d’anni fa sembrava che fossi un novellino in realtà eri già un DJ molto esperto. Perché pensi ti ci sia voluto così tanto, fino al punto che stavi per abbandonare la musica, per ottenere un riconoscimento più ampio?
Penso ci sia voluto così tanto per molti motivi. Ci sono stato vicino un paio di volte, ma ero sempre più interessato all’aspetto della scena legato ai party e alle droghe che a lavorare davvero duro e a inseguire il mio obiettivo. Pensavo che siccome ero un buon DJ tutto mi sarei ritrovato tutto in mano. Non era così. Ci vuole un sacco di duro lavoro per arrivare da qualche parte in questa industria dai rapporti così stretti e al tempo stesso così volubile, e fino ai miei trent’anni non l’avevo realizzato.
Dai l’idea di essere qualcuno con cui ci si diverte un sacco, e credo sia questo uno dei motivi per cui hai rilasciato molta musica in collaborazione con altri produttori come TEED, i Catz’n’Dogz e Justin Martin, per cui direi che è divertente anche essere in studio con te. Come sono nate queste collaborazioni? Che parte hai nel processo di produzione assieme agli altri?
Sono nate perché siamo amici, usciamo sulla stessa etichetta e ci troviamo bene insieme. Tutti quelli che hai citato hanno un sacco di talento ed è bellissimo lavorarci insieme. Per quanto riguarda il processo di produzione, semplicemente ci sporchiamo tutti le mani assieme e facciamo tutti un po’ di tutto. E’ fantastico.
Parliamo della tua città natale: anche se la tua musica all’inizio era più facile da collegare con quello che siamo abituati a chiamare “Bristol Sound”, le tue uscite più recenti sembrano essersi spostate verso uno stile molto più personale. Come è stata questa evoluzione? Hai preso parte nella scena di Bristol degli inizi, e ti sei mai considerato parte del “Bristol Sound”?
Ho sempre semplicemente fatto musica che mi piace, se poi sia conforme a qualche stile in particolare è in effetti un po’ una coincidenza. Se torni indietro e ascolti tutte le cose che ho rilasciato, sono tutte piuttosto diverse l’una dall’altra, ho sempre cercato di non rendermi troppo inquadrabile quando possibile.
Sei sempre stato piuttosto versatile, in effetti, nel produrre generi diversi, dalla dnb all’hard house e dalla house più classica ai breaks, anche in periodi in cui era piuttosto raro per un clubber apprezzare stili diversi; pensi che sia stata questa tua versatilità ad aiutarti a raggiungere quell’equilibrio tra generi diversi che la tua musica sembra avere ora? E che altra musica non-dance credi abbia influenzato le tue produzioni?
Non ne sono sicuro, per essere onesto! Come ti dicevo prima, faccio semplicemente quello che mi piace e spero che piaccia anche agli altri. Alcune delle cose che faccio hanno un’accoglienza migliore di altre, ma non è un problema per me perché ci sta che ognuno abbia gusti diversi dagli altri. Adoro le cose boogie e disco e sono un gran collezionista di dischi del genere, per cui credo che sia stato questo a influenzare il mio eclettismo in studio, in qualche modo.
Il tuo nome d’arte mi obbliga quasi a chiederti qualcosa sul rapporto tra musica e cibo. Qual è il tuo piatto preferito? E a che tipo di musica lo associ? Sai cucinare? Che cibo diresti che rappresenta al meglio la tua musica?
Il mio piatto preferito è il manzo Stroganoff! Non lo associo a nessuna musica però, ad essere onesto; l’unica associazione che mi fa venire in mente è con me stesso che ne mangio un piatto più grande possibile, più velocemente possibile! Per quanto riguarda la mia musica, l’ho sempre associata a un bel pezzo di manzo!
Ora che viaggi un sacco grazie alla musica e, credo, mangi spesso in giro, mangi ancora tutto? Qual è stata la tua peggior esperienza alimentare in viaggio? E la migliore?
Il peggior cibo che abbia mai mangiato è stato un pranzo in un hotel a Shanghai, in Cina. Non saprei dire cosa fosse, ma era praticamente vivo e assolutamente ripugnante. Quale sia stato il migliore è una domanda difficile, ma mi è piaciuta un sacco la pizza a Napoli. E’ stata magnifica!
Ultima domanda: non credo che abbandonerai il DJing presto (almeno, spero), ma quali sono i tuoi piani per il futuro? Altri mix cd? Altre date in giro per il mondo? Altre collaborazioni? Altro cibo?
Penso che passerò molto più tempo in studio quest’anno a buttar fuori dell’ottima musica. Sarà un buon anno![/tab]
[tab title=”English”]The not-so-in-the-know among you may think that Dan Pearce aka Eats Everything made his triumphant entrance in the world of djing in 2011, when he released “Entrance Song”, but the truth is not like that: actually, his release on Pets was supposed to be his last shot, after many years of working hard in the clubs across all the UK, before abandoning music and looking for a “real” job. Luckily for us, his last shot was successful and now, four years later, we can enjoy his sets in all their variety and his huge amount of fun and happiness, to help us remember that sometimes, to be successful, what it takes is not taking things too seriously. Four years after his breakthrough, finally Dan released his first mixcd, called “Fries With That?”, on Hypercolour, and the release was the perfect occasion for us to get to know him better.
Let’s start with your double mix CD for Hypercolour, “Fries With That?”: How did it come together? It’s your first mix CD, right? Why did you wait so long before releasing one?
We’d been talking about it for ages & it just seemed the right time to do it. It’s worked out really well & I’m super happy with it. I hope people enjoy it as much as I enjoyed making it.
The first CD contains tracks that, as stated in the press release, you are “really feeling at the moment and hope will stand the test of time”: What do you think a track needs to have, to stand the test of time?
That’s a really tough question and almost impossible to answer. If I knew the answer to that then I would’ve made hundreds of timeless records and be sat on a Yacht somewhere warm! In all seriousness though I think for something to be timeless it just has to have a certain little hook or piece to it that will always catch your attention and won’t get tiring. A tough ask.
Since the second CD is made of classics from the past, I want to go back to your early days. What did you listen to as a kid? And how did you get involved with house music, DJing and club culture in general?
I started off listening to hardcore/rave in the very early nineties and progressed onto house & techno in the mid-nineties. I’m from a small village outside of Bristol so there wasn’t a lot to do other than drink, smoke & get into things you shouldn’t, rave culture comes hand in hand with the last part. Hanging around with friends older brothers etc is how I got into the scene really and I’ve never looked back.
I know you’ve been DJing for a very long time before breaking through to Ibiza, BBC and a wider audience in general, so although you seemed somehow a newcomer a couple of years ago, you were actually a very experienced DJ. Why do you think it took you so long, up to the point that you were about to quit making music, to get a wider recognition?
I think it took me so long for many reasons really. I almost got there a couple of times but was always more interested in the partying and taking drugs aspect of the scene than really working hard and pursuing it. I thought that because I was a good DJ everything would fall into my lap. It didn’t. It takes a lot of hard work to get somewhere in this very tight-knit, fickle industry and it wasn’t until my 30’s that I really realised I had to work hard.
You give the impression of someone who’s really fun to be around, and I think that’s one of the reasons why you released a good amount of music in collaboration with other producers, like TEED, Catz’n’Dogz and Justin Martin, so I guess it’s fun to be with you in a studio as well. How did these collaborations come together? What part do you take in the production process with the other guys?
They came together because we’re friends and label partners, and we get on well. Those guys are all super talented and great to work with. With regard to the production process, we all just muck in together and do a bit of everything. It’s great.
Let’s talk about your hometown: Although your earlier music was easier to relate to what we are now used to calling “Bristol sound”, your more recent outputs seem to have steered to a very personal style. How did this evolution come through? Did you participate in the original Bristol scene, and did you consider yourself part of that “Bristol sound” at some time?
I’ve always just made music that I like, if it conforms to a particular sound then its kind of a coincidence really. If you actually go back and listen to all the things I’ve released, they’re all pretty different from each other, I’ve always tried not to make myself pigeonhole-able where at all possible.
You’ve always have been quite versatile in producing different types of music, ranging from dnb to hard house and from proper house to breaks, even when it was quite uncommon for a clubber to like many different styles; do you think this versatility helped you reach the balance between all these genres that your actual music seems to have? And what non-dance related music do you think influenced your productions?
I’m not sure to be honest! As I said earlier I just make what I like and hope others feel the same. Some things I make are better received than others, that’s fine because everyone has different taste. I really love boogie and disco and am a big collector of those records so I’d say that’s had an influence on my eclecticism in the studio somewhat.
Your stage name almost forces me to ask you something about the relationship between music and food. What’s your favourite food? And what kind of music do you associate with it? Do you also cook? What food do you think could represent your own music?
My favourite food is Beef Stroganoff! I don’t really associate any music with it to be honest; I just associate myself eating as big a plate of it as possible, as quickly as possible! With regard to my music I have always likened it to a big slice of beef!
Now that you travel a lot thanks to music and, I assume, you also eat around a lot, do you still eat everything? What was the worst food experience you had while traveling? And the best one?
The worst food I’ve had was a hotel meal in Shanghai in China. I don’t know what it was, but it was practically alive and absolutely hideous. Best food is a tough one but I really like the pizza in Naples, Italy. That was great!
Final question: I don’t think you’ll be quitting DJing soon (hopefully!), but what are your plans for the future? More mix CDs? More gigs around the world? More collaborations? More eating?
I’m going to be in the studio a lot more this year getting some really solid music out there. Its going to be a good year![/tab]
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