Berlino è sinonimo di talento, perché a Berlino il talento ci si trasferisce se non ci nasce. Berlino è un’officina e un vivaio. Lo è perché ne ha bisogno, perché è nel suo “status mentale” e perché lo è diventata nel tempo. Berlino è una tela su cui si ha la possibilità di buttare tutto ciò che si desidera. Berlino è un palco e su quel palco, di anno in anno, ci salgono decine di nuovi volti. Alcuni riescono ad imporsi altri falliscono contro la concorrenza spietata. È il bello e il brutto di questa Berlino, come anche, in fondo, di un lavoro durissimo nonostante sia fatto in una città tanto creativa.
Noi di Yanez abbiamo scelto cinque ragazzi (quattro italiani e uno berlinese) che più ci hanno colpito nell’ultimo anno. Abbiamo provato a scegliere quattro personalità completamente diverse tra la loro, quattro approcci alla musica differenti, ma che hanno in comune l’ecletticità delle loro produzioni.
Doveroso, seppur banale, sottolineare che ne avremmo voluti citare moltissimi altri, ma queste sono le regole e queste le nostre scelte
LOUIS DECICCO
Quando è uscito il suo album d’esordio, Watermouth, e lo abbiamo ascoltato per la prima volta, ci siamo domandati che cosa fosse esattamente quella cosa. Perché, in fondo, di principio l’unica cosa che riesci a pensare è “È un’accozzaglia di roba bellissima”. Potrebbe pure esserlo e se lo fosse sarebbe comunque un grande disco, scritto e suonato da un musicista dalle doti enormi, che sa perfettamente quello che sta facendo e perché lo sta facendo.
La verità, però, è che Watermouth è un viaggio preciso, con delle regole stilistiche studiate.
Louis DeCicco, beneventano adottato da Berlino, è un bluesman che prende la tradizione popolare italiana (meridionale) e la fonde con la worldmusic e l’ambient. I suoi sono paesaggi elettronici incredibili; sporchi e limpidi allo stesso tempo. Pazzie di una sensatezza scomposta che scavano e scavando arrivano alle radici.
THE NENT
Vince Gagliardi è interior design, sound engineer, 3D artist e musicista. Con The Nent convoglia tutte queste caratteristiche in un solo progetto, portando su un piano di estrema ombrosità le sue doti. Nel suo live vige quasi sovrano il bianco e nero saturato, tanto nella parte visuale quanto in quella musicale. Suoni oscuri per un immaginario oscuro.
Come lui stesso dichiara, The Nent è un mix di ritmiche rituali dark e un immaginario visuale surreale.
Ha già suonato insieme a gente come Fennesz, William Basinski, Abul Mogard, Phurpa e Pact Infernal, per citarne una manciata.
BARBARA MYRA
Per descrivere il talento da dj di Barbara Dell’Atti, occorre citare alcuni dei luoghi dove si è esibita a Berlino: Golden Gate, Sisyphos, Kit-Kat. Templi del clubbing berlinese, per chi non fosse esperto dei locali della capitale di Germania.
Barbara è giovane, giovanissima, ma ha già trovato il suo ruolo da titolare tra le centinaia (forse migliaia) di maglie già imposte nella scena.
I suoi dj set sono un connubio tra le atmosfere più nere della techno di Berlino e una sorta di malinconia docile, che va a creare un contrasto peculiare e coinvolgente. La strada è ancora lunga per Barbara Myra, ma sicuramente il piede è schiacciato sull’acceleratore.
MENION
Sardo, docente certificato Ableton e chitarrista, Stefano Ferrari non è uno sprovveduto e nemmeno un novellino, sembra quasi strano buttarlo tra quelli che Yanez ha scelto, o prescelto fra i tanti, come nuovi talenti a Berlino.
Menion è un progetto che viaggia tra il post rock e la musica ambient. Anche il suo approccio al live – chitarra, laptop e controller – ricorda quello di un Fennesz forse meno scuro e tirato, più avant-gard. Ha qualcosa dei primissimi Helios e qualcos’altro degli Hammock, questo ragazzo sardo. Musica da ascoltare stando comodi. Musica esigente, che ha bisogno di essere concepita. Inglobata.
M RUX
Unica nota fuori dal coro tra gli italiani che abbiamo scelto. M RUX è, probabilmente, il producer che si è imposto maggiormente in questa Berlino riscopertasi, nell’ultimo anno, particolarmente freakkettona – cosa che è sempre stata, sia chiaro – e che si è staccata un poco dalla deriva più techno-industriale, per andare incontro a quella della “world music da dancefloor”. Come è successo d’altronde anche in Italia e in gran parte d’Europa, con lo sbocciare di gente come Dengue Dengue Dengue, Nicolas Cruz e l’affermazione mainstream di Nicolas Jaar.
M RUX è berlinese e nell’ultimo anno, anche grazie a tutta una serie di remix importanti, è riuscito ad imporsi nella scena tedesca in modo netto, ritrovandosi a suonare in tutta la Germania, America Latina (Messico, Perù, Brasile), in Giappone, negli Stati Uniti e nei contesti ancora più evidenti dei festival, come il Nomade Festival in Cile, sicuramente il più importante sul genere.