Alla fine non ho resistito e l’ho comprato. Eh sì, perché adoro Ed Davenport e “Counterchange”, album di sapiente dub-techno uscito da poco su NRK, non poteva mancare all’interno della mia collezione di cd.
Se devo essere sincero, nonostante fossi già fuori di testa per lui e per le sue release, il colpo di grazia è arrivato la scorsa estate quando ho ascoltato il suo podcast per Resident Advisor (a proposito, andatevi a ripescare quello che Ed ha fatto poi per noi) e quanto ho assistito al suo set al Panorama Bar: tre ore di musica pazzesca in cui era possibile riconoscere e distinguere tutte le influenze e tutte le contaminazioni che hanno fatto di Davenport, nonostante la giovane età, un artista maturo e dall’identità ben definita. Non che ci fosse, in realtà, bisogno di arrivare fino a Berlino per accorgersene: gli EP su NRK e Falkplatz, infatti, parlano per lui. Parlano ad alta voce affermando in modo deciso che, se si riesce a schivare la moltitudine di release che a valanga ingombrano le homepage dei gli store online e gli scaffali dei nostri rivenditori di dischi di fiducia, in fondo in fondo di musica bella (per non dire bellissima) ce n’è. Ed Davenport, per l’appunto, ne è l’esempio.
“Counterchange” rappresenta l’ultimo step della maturazione artistica del buon Ed, maturazione che deve la sua ultima e definitiva accelerata a Berlino e al suo suono. Qui la sua musica ha assunto connotati più scuri (e sicuri), avvicinandosi a quanto ogni weekend si ascolta dalle parti di Ostbahnhof: in “Counterchange” si cammina seguendo un’erudita andatura dub e si respirano i riverberi nebbiosi che rendono così malinconicamente sofferente la musica che ha eletto Berlino a capitale mondiale del clubbing. Il gusto di Ed e il suo immenso talento, già intravisto in lavori come “Eyespeak” (solo per citare una delle sue cose più belle) trovano, in questa nuova fase, gli spunti che hanno già fatto grande Shed in passato. Gli argini sono rotti, gli schemi sono saltati in aria e il talento di Ed sprizza gioioso nei sessantacinque minuti di questo meraviglioso long play.
L’album è concettuale, è vero, ma rappresenta un elegante esercizio di stile: “More Red Lights” nella sua nuova veste targata 2012, la title-track “Counterchange”, “New Yorkshire” (Inception Mix), “A Bridge Mystic”, l’incantevole “Somewhere” e “Misty Morning Hop” vanno ben oltre le più rosee aspettative, nonostante parlino una lingua non semplicissima da comprendere. Se però avete bisogno di qualcosa di più movimentato per sentirvi veramente appagati, allora andate diretti all’ascolto di “Cyanotype”: l’elegante crescendo della cavalcata costruita sull’intreccio di pad, synth e basso farà oscillare anche le vostre teste.