Parlare con Ed Davenport significa parlare con uno di quei figli migliori della club culture, un giovane dj, un giovane produttore insomma un ragazzo che ci mette cuore in quello che fa e che sta crescendo nei dancefloor più ambiti di tutto il mondo, primo fra tutti il Berghain di Berlino. Nella nostra chiacchierata abbiamo parlato di Berlino, delle belle esperienze e di quel suo modo di fare musica che forse è proprio il suo carattere distintivo. Non resta che ascoltare la sua musica e farci raccontare la sua storia.
Vorrei iniziare col chiederti cosa ti ha spinto verso la musica elettronica, cosa questo genere trasmette secondo te?
Per me la musica elettronica è un modo di vivere diverso, un modo di esprimersi liberamente essendo diversi ed essendo fieri di questa diversità, esprimendoti attraverso la musica, attraverso la passione di ballarla, condividendo momenti speciali con amici. Inoltre è un modo per vincere dei pregiudizi tra le persone e i generi musicali, i club portano le persone ad incontrarsi e condividere momenti che non avrebbero mai condiviso. Tutto questo mi ha portato verso la musica elettronica e poi ovviamente quando la musica “respira” nel dancefloor, la sorpresa, il basso, l’ipnotismo.
Ascoltando “Diminuendo/Yanderling” tuo EP di debutto si comprende immediatamente la tua attitudine ad incrociare sonorità minimali e synth di derivazione house, parlaci del perché di questa tendenza.
Questa tendenza è un naturale bilanciamento tra tutti gli elementi della musica elettronica che amo, “Diminuendo/Yanderling” è stata la mia prima produzione circa sette anni fa ma penso di portare ancora con me l’essenza di quel sound. Oggi credo di aver un sound più maturo, più sviluppato insomma sono cresciuto un pò da allora.
Al tuo primo EP sono seguite altre uscite tra cui mi permetto di segnalare “More Red LIghts EP” su NRK, vorrei chiederti se pensi di rimanere ancorato a certe sonorità oppure se credi che il tuo “spettro sonoro” avrà una qualche evoluzione.
Sono sempre alla ricerca di nuove cose, ci sono molte tracce che ho fatto e che ancora nessuno ha ascoltato, forse alcune di queste prima o poi saranno pubblicate ma le altre rimarranno a me come punti di riferimento su cui lavorare. Al momento sto sviluppando il mio progetto techno “Inland” e sto lavorando ad un album ad esso connesso.
Quando pensi siano utili le produzioni per un dj al giorno d’oggi, non credi stia diventando un pò esagerato il binomio dj-producer?
Forse. Per me è naturale e fa parte del “pacchetto”, in effetti ho iniziato a produrre prima di essere un dj e da quando sono un teenager che faccio delle mie produzioni e il comprare e suonare dischi di altri è un qualcosa venuto successivamente. Non guardo se le mie produzioni sono “utili” o meno. Sono semplicemente parte di me, parte di ciò che di creativo esce da me, dunque un qualcosa di totalmente necessario per il mio essere. Non produco musica perché penso che raggiungerà posizioni o mi renderà un famoso dj trovo che un simile approccio sarebbe abbastanza triste. Produco musica perché sono io ad averla creata dunque ne sono fiero e da quel momento in poi è diventata qualcosa di altro – arte.
Hai avuto spesso l’occasione di “occupare” la consolle del Berghain di Berlino, vuoi dirci cosa secondo te rende magica l’atmosfera di questa “mecca” dell’elettronica più minimale?
E’ semplicemente il club meglio organizzato ed in cui c’è più atmosfera in cui io abbia mai suonato. Sono stato chiamato anche per suonare domenica durante il closing-set al Berghain. Stavo prendendo un giorno di pausa con la mia ragazza ed ero a casa quando ho ricevuto la chiamata e due ore dopo ho iniziato un set da 6 ore nel dancefloor del Berghain. Semplicemente fantastico! Sono veramente fortunato a poter suonare e amo questo ambiente.
Vorrei che facessi un confronto tra la tua Gran Bretagna e la Germania evidenziando cosa secondo te differenzia ad oggi le due “patrie” dell’underground music? E della scena italiana cosa pensi?
Non è semplice rispondere a questa domanda, entrambe hanno le loro radici, le loro culture e le loro storie. Quello che posso dire è che in Germania, specialmente a Berlino la storia è veramente fresca, questa città è ancora in evoluzione e la controcultura che si è sviluppata dopo la caduta del muro di Berlino sta ancora fiorendo 20 anni dopo. Non ho avuto molta esperienza in Italia ma quando ho suonato a Milano, Torino e Pescara ad esempio mi è sembrato ci fosse un grande interesse per l’underground music e questa è una buona cosa.
C’è qualche artista italiano che apprezzi in particolare?
Recentemente ho incontrato dei produttori di Milano veramente bravi, si chiamano Hiver e stanno rilasciando un EP su Curle Records. Apparte le produzioni loro hanno una grande attitudine per la buona musica, infatti la loro crew mi ha fatto passare davvero dei bei momenti. Sono tornato da loro e mi hanno fatto sentire disco dopo disco e sono rimasto veramente estasiato. Sono cose che capitano raramente.
Lasciaci con i 3 dischi che in qualche maniera ti hanno cambiato la vita.
Rhythm & Sound – Mango Drive
Sasha – Airdrawndagger
Jimi Hendrix – Little Wing
English Version:
Talking with ED Davenport i had the impression i was talking to one of the club culture’s best “sons”, a young dj, a young producer, I mean a guy who puts his heart in what he is doing and which his growing in best dance floor all over the world, first of all Berghain of Berlin. In our little conversation we talked about Berlin and about his personal approach to make music which is maybe his distinctiveness. It’s time for us now to listen his music and let him tell his story.
First of all, I’d like to start asking: what brought you to electronic music, what does it means for you?
For me it stands quite clearly for alternative lifestyles, free living and expression… daring to be a bit different and being proud about it… expressing yourself through playing music, a love for dancing to music, sharing special moments with friends. Its also very much about cancelling out your pre-conceptions about people, and music genres. Clubs bring people together who would otherwise maybe never meet or share common ground. All this, and of course that feeling when music speaks to you on the dancefloor – the surprises, the bass, the hypnotism!
Listening “Diminuendo/Yanderling”, your first EP, immediately we realized your attitude to mix up minimal sounds and house synth, tell us about this aspect of your music.
Its a natural balance between all the elements of electronic music that I love. That was my first ever record, probably 7 years ago now… but I think I still carry the essence of that sound with me. I guess today it is more mature, more developed – I’ve grown up a bit since then!
After your first EP have followed many hits, between them we can remember “More Red Lights EP” on NRK, I want to ask you more about your personal projects: are you thinking about staying into this “way” or you think to expand your “sound spectrum”?
Of course I’m always trying new things. There are so many tracks I’ve made that no-one has heard yet. Maybe some of them will come out, but a lot remain personal to me, as sketches and development. At the moment I am developing my “Inland” techno project further, with an album in the works.
In your opinion how many useful are the productions for a dj now, don’t you think that it’s a little bit overdone in fact that most of dj’s are also producers?
Perhaps. For me it was a very natural part of the whole package. I actually started producing before I started djing. I’ve been making tracks since I was a teenager, and then buying and playing records came later. I don’t look at my productions being ‘useful’ or not. They are simply part of me, part of my creative output, which are totally necessary for me to exist. I don’t release music because I think it’s going to take me places or make me a famous dj. I find that whole approach a bit sad. I release music because I made it and I’m proud of it, and therefore it has become something else – art.
You had a lot of chance of “occupy” the Berghain’s consolle, what do you think about the magical atmosphere of this “mecca” of electronic which is more minimal?
Its simply the best organised and most atmospheric club I’ve ever played in. Just this weekend I got called up on Sunday to play the closing set downstairs in Berghain. I was having a lazy day off, chilling at home with my girlfriend, then I got a call, and 2 hours later I had begun a 6 hour Techno set in front of a packed Berghain dancefloor. Amazing! I’m very lucky to be able to play the records I love in that environment.
I would like you to compare your G.B. with Germany underlining where in your opinion is the gap between the two “nations” of underground music? And how Italy looks to you?
There are no simple answers to that – of course both countries have their roots, their culture and their history. What I can say is that in Germany, particularly Berlin, the history is very fresh… the city is still re-developing and the counter-cultural dance music scene that grew up here after the Wall came down is still thriving 20 years later. I don’t have so much experience in Italy, but whenever I played there, in Milano or Turino, or Pescara, for example, there seemed to be a strong passion for underground music. That is great!
Is someone in italy that you admire particularly?
I met some producers from Milan recently who I think are very talented. They are called Hiver, and they are just about to release an EP on Curle records. Apart from making super music, their attitude is spot on, and in fact their whole crew showed me a really amazing time when I was there last year. I went back to their place and they showed me record after record that I was amazed by. That doesn’t happen very often.
Last but not least what’s are the three records that changed your life.
Rhythm & Sound – Mango Drive
Sasha – Airdrawndagger
Jimi Hendrix – Little Wing